Fabrizio Forquet, Il Sole 24 Ore 15/6/2014, 15 giugno 2014
DELRIO: COMMISSARIO SOLO PER L’ATTIVITÀ SUL CANTIERE
[Intervista a Graziano Delrio] –
«Rafforzare il contrasto del malaffare e dare efficienza alla realizzazione delle opere». Graziano Delrio ribadisce la ratio della norma sul commissariamento delle imprese coinvolte in indagini sulla corruzione.
Sottosegretario Delrio, dopo il Consiglio dei ministri di venerdì abbiamo sentito parole e annunci, magari abbiamo anche sbirciato qualche bozza, ma il dubbio resta: cosa è stato approvato davvero dal Governo?
Due grandi pacchetti di norme. Da una parte le semplificazioni e gli interventi sulla pubblica amministrazione, in modo da permettere al nostro Stato di essere più semplice, più aperto e più leggero; dall’altra un insieme di provvedimenti per aumentare la competitività del sistema, rendendo più facile fare impresa, costruire, investire.
Tante misure, molte utili, altre meno. Ma non c’è il rischio di produrre uno zibaldone in cui si perde il senso generale?
Abbiamo fatto una scelta chiara. Tutte le norme di questo pacchetto sono unite da una filosofia che è quella riassunta dal presidente del Consiglio con la frase: «Un’Italia semplice e coraggiosa».
Ma quello è uno slogan, qui si tratta di far ripartire un Paese dopo sette anni di crisi nera...
È quello che vogliamo fare. E per farlo crediamo innanzitutto che lo Stato debba mettere le imprese in condizione di fare il proprio mestiere. Quindi riduzione della pressione fiscale, sostegno agli investimenti, migliore accesso al finanziamento. Eppoi una pubblica amministrazione più efficiente e più leggera. Fatturazioni elettroniche, modello unico per la comunicazione di inizio attività, silenzio-assenso sono tutti interventi per dire che la pubblica amministrazione si mette al passo con la sfida per favorire l’attività d’impresa e la creazione di posti di lavoro.
Non c’è il rischio che il Quirinale possa avere da obiettare davanti a quelli che stanno prendendo corpo come due decreti omnibus?
La domanda è legittima. La decretazione d’urgenza ha sempre rischi di questo tipo. E il confronto con il Colle in queste ore sarà molto utile. Ma abbiamo voluto dare priorità all’esigenza di rispondere con il massimo dell’impatto possibile e con il massimo dell’urgenza all’allarme che veniva dai cittadini, ai pessimi dati sull’occupazione, alla necessità di presentarci all’Europa con le riforme ben avviate nel momento in cui prendiamo la guida del semestre. Non possiamo perdere tempo. Credo che questo venga prima di tutto.
Veniamo al merito degli interventi. Renzi ha annunciato che attraverso queste misure si aprirà la possibilità di assumere 15mila giovani nella pubblica amministrazione. Non è una previsione ottimistica? Ed è quello di cui abbiamo bisogno?
Crediamo che sia una stima raggiungibile. Introducendo lo stop al trattenimento in servizio per chi è già in età di pensione e incentivando il part-time negli ultimi 5 anni di attività si aprono spazi notevoli. Si potrà tornare a fare un po’ di turn-over, in modo da ringiovanire la Pa, ovviamente senza aggravi di costi.
C’è una certa confusione sulla norma che dà il potere di commissariare le imprese coinvolte in indagini per corruzione. Fino a dove si spinge la norma? Non c’è il rischio di replicare su larga scala casi come l’Ilva?
Abbiamo cercato di costruire un sistema che permetta, nello stesso tempo, di rafforzare il contrasto del malaffare e di dare efficienza alla realizzazione delle opere. Come ha detto Renzi in conferenza stampa cercheremo di limitare al massimo l’intervento, per non penalizzare l’intera attività delle società coinvolte, ma nello stesso tempo permettere che le opere non si blocchino. La continuità dei lavori non deve essere messa in discussione: questo è quello che conta. La norma serve a questo.
Non è facile distinguere l’attività dell’impresa sul cantiere e il resto dell’impresa. Non si rischia un corto circuito con effetti dannosi per tutti?
Lo sappiamo. Infatti in queste ore stiamo mettendo a punto anche le virgole di questa norma, in un confronto aperto a tutti. Per noi però l’interpretazione è chiara, ed è quella data da Renzi, se poi insorgeranno problemi nella sua applicazione potremmo sempre intervenire con una messa a punto.
Fino all’ultimo c’è stato un confronto serrato tra il ministero dello Sviluppo e quello dell’Economia sulla detassazione degli investimenti. Ancora una volta una misura utile rischia di essere inefficace per problemi di copertura.
Ci sarà un credito di imposta significativo, perché tutti coloro che investono devono esser messi in condizione di pagare meno tasse. Eppoi per le Pmi cala il peso della bolletta energetica del 10%. Ci sarà il rafforzamento della detassazione per chi capitalizza. E sottolineerei anche che nel pacchetto incentivi per l’agricoltura è prevista la deduzione Irap sul lavoro a tempo e il taglio dei contributi. C’è una coerenza di obiettivi in tutti i provvedimenti: ridurre il carico fiscale sulle imprese, incentivarle a investire e migliorare l’accesso ai finanziamenti.
In passato non sono mancati maxi-decreti semplificazioni o crescita, tutti con tante misure, tutti in gran parte rimasti sulla carta...
Un problema che io stesso ho sollevato, appena ci siamo insediati, proprio riprendendo le analisi di Rating 24 del Sole 24 Ore. Mi sono impegnato personalmente per sbloccare importanti decreti attuativi. Ma il problema andava affrontato alla radice. Per questo nel decreto sulla Pa abbiamo inserito delle norme per rendere certi i tempi di attuazione e semplificare il meccanismo dei concerti tra i ministeri. E tempi certi dovranno avere anche i Tar per le loro decisioni. Questo anche darà maggiore certezza alle imprese.
A proposito di tempi certi. Quanto ci vorrà per vedere attuato il disegno di legge delega che contiene la vera riforma della pubblica amministrazione?
Contiamo molto nei principi di questa delega perché davvero riorganizzano la macchina dello Stato. Ed è chiaro che non riordini le prefetture per decreto. È presto per dare una scadenza precisa, ma i tempi saranno molto rapidi. Anche perché da quegli interventi dovranno derivare risparmi sui quali contiamo per dare solidità alle nostre manovre e per permetterci ulteriori riduzioni fiscali.
Intanto, però, già si prospetta la possibilità che si renda necessaria una nuova correzione dei conti nel corso dell’anno.
Padoan ci ha garantito che questo rischio non si concretizzerà. Non ce ne sarà bisogno.
Sulle riforme istituzionali tempi ed esiti sono tutt’altro che scontati...
L’obiettivo è chiudere la riforma del Senato in commissione entro luglio, per poter andare in Aula. Certo dipenderà anche dagli atteggiamenti che terranno tutti i gruppi.
A cominciare dal vostro. La fronda dei 14 senatori che non hanno gradito la sostituzione di Mineo la spaventa?
Sono convinto che il Pd, che ha avuto un ampio mandato dai cittadini per far diventare il paese più efficiente e più giusto, non possa sprecare l’occasione di presentarsi a questo appuntamento unito e pronto. Se si fermeranno le riforme non sarà per colpa del Pd.
Ma se si fermeranno tornerà all’ordine del giorno l’ipotesi di elezioni?
Vogliamo governare fino a 2018. La convenienza dei partiti, oggi più che mai, viene dopo la convenienza del Paese. E il Paese ha bisogno di riforme, crescita e lavoro. Siamo qui da soli 100 giorni. Sono convinto che la nostra azione produrrà buoni frutti già nella seconda parte dell’anno. Parlare di elezioni anticipate, perciò, mi pare del tutto fuori luogo.
Fabrizio Forquet, Il Sole 24 Ore 15/6/2014