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 2014  giugno 14 Sabato calendario

USTICA, L’ULTIMA VERGOGNA SUGLI INDENNIZZI ALL’ITAVIA


Una patata bollente per il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi: i tre commissari dell’Itavia, la procedura di amministrazione straordinaria della compagnia aerea del DC9 abbattuto sui cieli di Ustica nel 1980, sono indagati per abuso di ufficio dalla Procura di Roma. Roberto Serrentino, Andrea Carli e Antonio Guarino sono stati intercettati dalla Squadra Mobile di Roma alla fine del 2013 mentre incontravano i funzionari dei ministeri della Difesa e dello Sviluppo Economico per concordare una bozza di transazione con l’Itavia che riduceva di 150 milioni circa l’importo del risarcimento per Itavia e dall’altro aumentava fino alla cifra di 6 milioni di euro complessivamente il compenso per i tre commissari. Un esborso al quale andavano poi aggiunti 4 milioni di euro per i tre avvocati che avevano curato la causa dell’Itavia contro il Governo. In pratica lo Stato poteva chiudere la contesa di Ustica con la compagnia aerea fallita pagando solo 108 milioni al posto di 265 milioni ma in cambio cedeva una bella fetta ai tre commissari e ai tre avvocati di loro scelta: sei professionisti per 10 milioni.
A ottobre la Corte di Appello di Roma ha condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti a pagare un maxi risarcimento di 265 milioni di euro alle Aerolinee Itavia Spa (ora in amministrazione straordinaria sotto la guida di Guarino, Carli e Serrentino) per quanto accaduto la notte del 27 giugno 1980 nei cieli di Ustica. Secondo i giudici lo Stato è responsabile di “omessa attività di controllo e sorveglianza della complessa e pericolosa situazione venutasi a creare nei cieli di Ustica”. In primo grado, nel 2003, il Tribunale aveva condannato i due ministeri a risarcire ’solo’ 108 milioni di euro. La scelta della transazione ha un senso: se la Cassazione confermasse la condanna si profilerebbe un esborso dello Stato in favore dell’Itavia di 265 milioni di euro. Solo che, secondo la Polizia, “i commissari mirano esclusivamente al loro interesse personale non preoccupandosi minimamente degli altri aspetti della procedura”. Ai commissari interesserebbe secondo la Squadra Mobile di Roma “non la transazione nel suo complesso ma esclusivamente l’entità dei compensi dei commissari citati”. A dicembre la Polizia ha effettuato un sequestro di carte della procedura Itavia e i commissari hanno saputo dell’esistenza dell’indagine . La transazione, già pronta in bozza, è stata così stoppata definitivamente. I pm Laura Condemi e Vittorio Caporale, si trovano ora in mano un fascicolo delicato nel quale ci sono nomi importanti delle professioni con conoscenze nei palazzi più alti della politica romana, da Palazzo Chigi al CSM. Il proposito della transazione, in sé lecita, non si è realizzato e quindi non si può escludere che alla fine la Procura decida di archiviare tutto. Agli atti restano però le conversazioni degli indagati, registrate nell’ufficio dell’Itavia in via Valadier e al telefono.
I tre commissari Itavia, dal 2007 sono Andrea Carli, Antonio Guarino, avvocato con studio a Napoli e il commercialista Roberto Serrentino, presidente del comitato scientifico della Fondazione di Altero Matteoli.
Il giudizio della Polizia su di loro è molto duro: a loro “poco importa se negli ultimi 5 armi della gestione nulla sia stato fatto per la gestione, neanche il calcolo degli interessi dello stato passivo della società. Questi sono solo dettagli. Per quanto concerne gli avvocati di Itavia valga una su tutte la registrazione ambientale del 6 novembre 2013, nella quale si assiste ad una discussione accesa sui compensi spettanti ai legali e dove emerge, in maniera incredibile, come un milione di euro di compenso non basti per aver redatto 30 pagine di relazione !”.
I tre avvocati che avrebbero dovuto incassare 4 milioni di euro sono Fabrizio Criscuolo, Giuseppe Alessi e Andrea Azzaro, al quale volevano lasciare la fetta più piccola, di ’solo’ un milione di euro.
Guarino puntava sulla sua conoscnza con Luigi Ferrara, nominato dal Governo Renzi capo del dipartimento dell’Amministrazione generale, del personale ma all’epoca delle intercettazioni, con Enrico Letta, vicecapo gabinetto della Presidenza del Consiglio. Guarino è intercettato nel suo studio mentre - di ritorno da un appuntamento al bar di via Cola di Rienzo con Luigi Ferrara - dice alla sua segretaria Matilde: “fanno le riunioni con Luigi, si vede con il figlio di Napolitano, il figlio del "predi-dente della Repubblica" e Andrea Zoppini (ex sottosegretario alla giustizia, costretto alle dimissioni perché indagato per frode fiscale nel 2012, professore all’università e autore di un libro sulle Autorità al tempo della crisi nel 2010, con Giulio Napolitano, secondogenito del presidente Ndr) per condividere le scelte ..... perché poi alla fine questi decidono”. Luigi Ferrara dice: “Conosco da venti anni Antonio Guarino e conosco anche Zoppini e Napolitano ma non è affatto vero che parlo con loro di nomine”.
Comunque Guarino punta su quella cordata e il il 25 settembre Guarino scrive a una sua collaboratrice, Lucia Di Vilio “Ho chiesto a Zoppini se mi può seguire Itavia! Vorrei togliere Azzaro”. Il collegio difensivo può essere cambiato in corsa offrendo su un piatto d’argento all’avvocato Zoppini un incarico.
Scrive Guarino nel suo sms: ’Più che altro penso che sia la persona giusta di cui avvalersi per intavolare la trattativa con lo STATO’”.
Il 23 ottobre 2013 la cimice della Polizia registra l’incontro tra i tre commissari e l’avvocato Pierluigi De Palma, vice segretario generale della Difesa. La transazione sembra a un passo. Si parla già della copertura da parte dello Stato di un esborso di 108 milioni di euro. A De Palma viene un’idea geniale: la copertura con le tasse sulla benzina o sull’alcol o i giochi: “sto facendo fare delle proiezioni sulla copertura finanziaria: un’addizionale o sull’alcool o sui tabacchi piuttosto che sulla benzina”. L’avvocato Antonio Guarino precisa: “Applicando le tariffe delle procedure il compenso per ciascuno di noi sarebbe stato di 1,3 milioni di euro. Nella bozza di transazione avevamo chiesto 2 milioni di euro. Quei 700 mila euro erano un bonus da rischio transazione. L’avvocato Azzaro poi non è stato sostituito con Zoppini. Erano solo chiacchiere in libertà con mie collaboratrici. Non abbiamo mai ricercato una società di investimento”. Anche l’ingegnere Andrea Carli sostiene che “la transazione era una scelta razionale e valida. Lo Stato avrebbe risparmiato. I compensi proposti sono effettivamente elevati ma erano condizionati a una delibera finale del Ministero Sviluppo Economico”.

Marco Lillo, Il Fatto Quotidiano 14/6/2014