Luca Gualtieri, MilanoFinanza 14/6/2014, 14 giugno 2014
VOLATILE, MA NON TROPPO
La tempesta perfetta che si è scatenata in Borsa all’avvio dell’aumento di capitale del Monte dei Paschi è sicuramente uno degli eventi finanziari più significativi di quest’anno.
Non solo perché le dimensioni della ricapitalizzazione (che vale ben 5 miliardi di euro, seconda solo a quella da 7,5 miliardi lanciata da Unicredit nel 2012) ne fanno un test decisivo per l’intero sistema bancario italiano, ma anche perché per qualche seduta l’offerta ha mandato quasi in tilt Piazza Affari. Lunedì 9 e martedì 10 il titolo Mps non ha trattato per eccesso di rialzo, mentre mercoledì 11 le negoziazioni sono procedute a singhiozzo. Soltanto giovedì 12 la situazione si è parzialmente normalizzata, anche se Consob e Borsa Italiana continuano a seguire con estrema attenzione il corso degli eventi.
La super diluizione. La causa principale di questa autentica tempesta perfetta è stata la natura iper diluitiva dell’aumento, che ricorda le ricapitalizzazioni promosse negli anni scorsi da Seat Pagine Gialle, Tiscali, Pirelli Re e Fonsai.
Con la differenza che in questo caso l’operazione è stata lanciata da un emittente quotato sul Ftse Mib, condizionando in questo modo l’andamento dell’intera Piazza Affari. Mps ha infatti deciso l’emissione di un enorme numero di nuovi titoli offerti nel rapporto di 214 ogni cinque posseduti. Se si considera che, con la rettifica del prezzo da 25 a 1,5 euro, lunedì 9 la banca capitalizzava appena 180 milioni di euro (con circa 116 milioni di titoli in circolazione), risulta chiaro che il valore della vecchia azione è stato spostato tutto sul diritto. Fin dall’inizio la tendenza degli investitori è stata quindi quella di vendere il diritto e comprare l’azione, facendo così lievitare i prezzi in una pura bolla speculativa. A titolo di esempio, lunedì 9 in Germania il titolo ha scambiato a ben 3,414 euro. Di questo passo la forbice tra il prezzo delle nuove azioni e quello dei titoli legati al diritto si è progressivamente allargata, rendendo sempre meno conveniente vendere i diritti. Bisogna infatti ricordare che, in base al puro calcolo matematico, il prezzo corretto del titolo ex aumento si attesta intorno a 1,5 euro.
Le ricoperture. Il rally del titolo non ha avuto soltanto motivazioni speculative. Un ruolo determinante è stato infatti giocato dall’aggiustamento dei contratti derivati che avevano come sottostante azioni Mps. Per esempio, chi ha venduto opzioni call sul titolo è stato costretto a forti acquisti sul mercato perché dovrà riconsegnare al cliente molti più pezzi rispetto a prima a causa dell’effetto leva che amplifica tutti i movimenti. «C’è sicuramente un aspetto tecnico, ma non si può fare a meno di osservare che questo meccanismo crea negli osservatori meno sofisticati l’impressione che convenga esercitare i diritti. Questo effetto psicologico esiste e gioca a favore di chi ha organizzato l’aumento di capitale», ha spiegato Andrea Resti, professore associato dell’Università Bocconi. Questa tendenza, unita alla speculazione montata dopo la rettifica di prezzo delle azioni, ha determinato un’impennata delle quotazioni della banca senese, un’endemica penuria di pezzi sul mercato e il congelamento al rialzo del titolo. Chi possiede i diritti infatti non ha ancora in mano le azioni, mentre ad esempio negli Stati Uniti il diritto è subito esercitabile. Per la verità tempo fa la Consob aveva proposto di consentire la consegna delle azioni in corso di aumento man mano che i diritti venivano esercitati, ma il mercato aveva accolto l’idea con freddezza. Il numero di contratti call è però andato calando fortemente, visto che chi aveva comprato le opzioni nel frattempo le ha esercitate. Mercoledì 11 questo fattore tecnico è venuto a mancare e le azioni hanno perso terreno.
I correttivi. Molte anomalie di prezzo registrate in questi giorni erano prevedibili alla luce del prospetto pubblicato dalla banca senese. Al punto che già venerdì 6 Consob aveva annunciato un monitoraggio serrato sull’andamento di titoli e diritti. Nei primi giorni dell’aumento la Commissione ha seguito passo per passo l’operazione, anche se solo da giovedì 12 può stabilire se vi siano state irregolarità nell’operazione, per esempio vendite allo scoperto nude sul titolo Mps. Anche Borsa ha subito imposto paletti previsti all’operazione, come il divieto di immettere ordini senza limiti di prezzo e lo stop agli ordini con un rialzo superiore al 20%. Nel corso della prima settimana ci sono poi stati ulteriori correttivi come l’allargamento dei parametri sullo scostamento massimo degli ordini e il ricalcolo dell’indice Ftse Mib, perché tenesse conto dell’aumento di capitale di Mps. Nel dettaglio è stato applicato un cambiamento intraday, in modo che il livello di chiusura del Ftse di martedì 10 incorpori il nuovo trattamento.
I prossimi sviluppi. Dopo le turbolenze dei primi giorni, alla chiusura di venerdì 13 le azioni erano salite del 3,64% a 1,82 euro e i diritti dello 0,78% a 18 euro. La previsione di molti osservatori è che le anomalie di prezzo saranno sempre più contenute e che il valore dei titoli si allineerà a poco a poco a quello dei diritti. A quel punto il mercato potrà concentrarsi sulle finalità industriali dell’operazione, come suggeriscono i gestori di AcomeA sgr. «A nostro giudizio, ed è il motivo principale che ci porta a esercitare i diritti rinvenienti dalla nostra posizione sul titolo, l’aumento di capitale ha dei risvolti positivi per la banca», continuano gli esperti parlando con l’agenzia MF-Dow Jones. «L’operazione da un lato permette alla banca di rafforzare la struttura patrimoniale e ripagare i cosiddetti Monti bond, molto onerosi. Dall’altro permette alla stessa di creare i presupposti per l’entrata nel capitale di nuovi azionisti (anche stranieri) che rendono il profilo dell’istituto più vicino a quello apprezzato dal mercato, specie se si caratterizza per un attenzione più marcata al ritorno alla redditività», concludono i gestori della sgr.
Luca Gualtieri, MilanoFinanza 14/6/2014