Giovanni Artieri, Il Tempo 15/6/2014, 15 giugno 2014
JOSEPH STALIN SI È SPENTO DOPO QUATTRO GIORNI DI AGONIA
Radio Mosca comunica che Stalin è morto alle 21,50 ora di Mosca, pari alle 19,50 ora italiana. L’annuncio è stato dato alle 2,07 (ora italiana), nella trasmissione in lingua russa di una speciale stazione di Radio Mosca.
Il Comitato Centrale del partito Comunista, il consiglio dei Ministri e il Presidium del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica hanno emanato un comunicato indirizzato a tutti gli iscritti al partito e a tutti i lavoratori dell’URSS. L’annunzio ufficiale dice: «Cari Compagni ed amici, il Comitato Centrale del partito Comunisto dell’Unione Sovietica, il consiglio dei Ministri dell’Unione Sovietica e il Presidium del Consiglio Supremo dell’Unione Sovietica annunciano con profondo dolore, al partito ed a tutti i lavoratori dell’Unione Sovietica che il 5 marzo alle 21,50 dopo una grave malattia, è morto il presidente del Consiglio dei Ministri dell’Unione Sovietica e Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunisto dell’Unione Sovietica, Joseph Vissarionovich Dzougashvili.
Il cuore del compagno del compagno Joseph Vissarionovich Dzougashvili, ispirato continuatore della volontà di Lenin, saggio maestro e condottiero del Partito Comunista e del popolo sovietico ha cessato di battere».
Dopo aver esaltato l’opera di Stalin il comunicato interpreta il dolore del popolo sovietico, e afferma:
«In queste tristi giornate tutti i popoli del nostro Paese si stringono più vicini in una grande e fraterna famiglia sotto la provata guida del partito Comunista, creato ed accresciuto da Lenin e Stalin».
Dopo aver esaltato la funzione del Partito nello stato Sovietico, ed aver affermato che l’esattezza della politica del Partito Comunista è stata dimostrata da decenni di lotta il comunicato così prosegue:
«Il popolo sovietico sa che la capacità difensiva e la potenza militare dello stato sovietico stanno crescendo e rafforzandosi, e sa che il partito rafforza in ogni modo l’esercito, la marina, e i suoi istituti culturali, mirando al costante progresso della nostra preparazione, allo scopo di poter respingere decisamente qualsiasi aggressione».
Infine il comunicato conferma la politica «pacifista» del partito Comunista Sovietico ed esprime sentimenti di fraterna amicizia ai popoli satelliti e ai lavoratori dei paesi capitalisti e coloniali.
È stato annunciato che la salma del maresciallo Stalin sarà esposta nella Sala Delle Colonne del Palazzo dei Sindacati di Mosca.
L’INCOGNITA DELLA SUCCESSIONE
Chi è l’erede di Stalin? In materia di successione dei dittatori non si hanno riferimenti sicuri. Mussolini se ne preoccupò vagamente verso il 1932 e ne tenne discorso con il Ludwig in uno dei famosi «Colloqui». Nominò due o tre di coloro che riteneva suoi «discepoli», ma, più tardi, quando un sanguigno tramonto l’avvertì della prossima fine, ebbe il buon senso di dichiarare lui stesso la inutilità di un «erede».
Hitler fu più formale; dopo di aver nettamente designato Rudolf Hess, dovette sconfessarlo, quando l’«erede», in preda ad una crisi di coscienza, scappò in Scozzia con un aeroplano da caccia. Il posto di Hess fu occupato da Goering e tenuto, durante tutto il resto della guerra, sino alle settimane dell’assedio di Berlino. Goering, com’è noto scappò prima in Baviera e poi raggiunse gli Alleati sul Mare del Nord. Hitler dal fondo del suo «bunker» corazzato nei sotterranei della Cancelleria, dopo di aver sposato Eva Braun, regolarizzò anche la successione. Goering fu additato all’obbrobbrio dei nazisti come traditore. Capo del moribondo Terzo Reich venne indicato prima Goebbles che rifiutò dichiarando di voler seguire sulla strada del suicidio il Fuhrer; e poi Martin Bormann, ultimo segretario del partito nazional-socialista. Bormann, dopo di aver assistito alla morte di Goebbles e della sua famiglia, di Hitler e di Eva; dopo di aver provveduto al bruciamento dei corpi, uscì dal «bunker» e si perse nelle strade di berlino. La sua sorte è sconosciuta.
UNA LEVA POTENTE
A Stalin seguita una prassi simile? A egli, come Mussolini e Hitler, indicato un suo successore? Sino ad esso non si sa. Forse non lo ha fatto. L’erede di Stalin è, dunque, il Consiglio Ristretto dei Capi dell’URSS e del Comunismo mondiale noto col nome di Bolitburo. Da questo ristretto senato dovrà uscire il nome del Primo Ministro; a meno che forze esterne, i militari, per esempio, non vogliano intervenire.
Stalin, com’è noto, non era il capo dello stato russo, e neppure più segretario del Partito Comunista. A quest’ultima carica che gli era servita dalla morte di Lenin in poi come una leva potente, inflessibile e insostituibile per dominare l’immenso ingranaggio della burocrazia sovietica, egli aveva rinunciato durante la seconda guerra mondiale. Con la vittoria gli era venuto il titolo di Generalissimo delle forze di terra, di cielo e di mare. Era questa la dignità principale sulla quale riposava il controllo della intera vita russa e la sicurezza del suo potere. Come presidente del Politburo Primo Ministro e Generalissimo (qualche settimana fa un giornale comunista francese adoperò addirittura il termine di «Maresciallissimo») Stalin s’era situato ad una quota irraggiungibile. Dall’alto delle sue dignità egli guardava persino il Capo dello Stato, il modesto Shwernik, succeduto al modesto Kalinin: una specie di re al quale non era, e non è dato, nè di regnare, nè di governare. Assai più che dai titoli ufficiali Stalin ripeteva il proprio prestigio dall’essere diventato, traverso una faticosa aggiustatura della storia scritta, traverso centinaia di milioni di rubli spesi in sempre nuove e sempre «aggiornate» edizioni della storia contemporanea, sia russa che del Partito Comunista, il «solo» vero creatore dell’Unione Sovietica. Come Stalin si preoccupasse della storia è dimostrato dalla fortuna politica toccata ad un uomo, il Beria, che oggi si trova allineato nella lista dei suoi successori. Poiché occorreva dimostrare la parte preminente avuta da Stalin nelle rivolte del Caucaso del 1905-07, revocata in circostanziato dubbio dai trotzskisti, l’oscuro funzionario della G.P.U., Laurenti Beria, scrisse un volumetto il cui titolo inglese è «On the History of the Bolscevic Organizzation in Transcaucasia»., di pura e solida apologia (...)
(...) Erano gli uomini con i quali Stalin si era trovato faccia a faccia, nel suo lento ma fatale, ma pesante, ma inarrestabile ascendere dalla carica di Segretario del Partito, insignificante mentre vivevano Lenin e gli uomini che avevano prima teorizzata e poi realizzata la rivoluzione; divenuta la piattaforma del potere, quando - morto Lenin - Stalin con una genialità asiatica, lenta e tortuosa, ma fatale operò al «interno» del regime una specie di silenziosa rivoluzione. Sulla trasformazione del Politburo da organo costituzionale sovietico, in strumento della dittatura. Il Politburo era nato durante la guerra civile, dalle necessità urgenti e a volte angoscianti della lotta per la conservazione della rivoluzione di ottobre. Lenin «scelse» un gruppetto di uomini al quale venivano deferite le decisioni di rapida e massima responsabilità.
Giovanni Artieri