C. M. Franzero, Il Tempo 15/6/2014, 15 giugno 2014
UN’INVOCAZIONE ALLA PACE NEL MESSAGGIO DI ELISABETTA II
Londra, 2 giugno. Questa sera alle ore 21, Elisabetta II ha rivolto il seguente messaggio ai popoli del Regno Unito e dei Paesi del Commonwealth.«Quando vi parlai per l’ultima volta, a Natale, chiesi a tutti voi, quale sia la religione di ciascuno, di pregare per me nel giorno della mia incoronazione, di pregare che Iddio mi desse la saggezza e la forza di mantenere le promesse che avrei fatto. Durante tutta questa giornata memorabile sono stata sollevata e sostenuta al pensiero che i vostri cuori e le vostre preghiere erano con me».
«Ho tenuto sempre presente che i miei popoli, sparsi in lungo ed in largo in ogni Continente ed Oceano del mondo,sono uniti per appoggiarmi nel compito a cui sono stata ora consacrata con tanta solennità. Diverse migliaia di voi sono venuti a Londra da tutte le parti del Commonwealth e dell’Impero per prendere parte alla cerimonia, ma so anche di milioni di altri che vi hanno preso parte mediante la radio o la televisione nelle loro case.Voi tutti, vicini o lontani, siete stati uniti in un unico fine. È difficile per me trovare le parole per dirvi la forza che questo pensiero mi ha dato».
«Le cerimonie che voi oggi avete visto sono antiche ed alcune delle loro origini si perdono nel passato. Ma il loro spirito ed il loro significato splendono attraverso le età ora forse più brillantemente che mai. Io mi sono sinceramente votata al vostro servizio come molti di voi si sono votati al mio. In tutta la mia vita e con tutto il mio cuore mi sforzerò di essere degna della vostra fiducia.
«In questo proposito ho l’appoggio di mio marito. Egli condivide tutti i miei ideali e tutto il mio affetto per voi. Inoltre, sebbene la mia esperienza sia così breve ed il mio compito cosi nuovo, io ho nei miei genitori ed avoli un esempio che posso seguire con certezza e fiducia».
«C’è di più. Ho dietro di me non solo le splendide tradizioni e gli annali di oltre mille anni ma la forza vivente e la maestà del Commonwealth e dell’Impero. Di società, vecchie e nuove; di terre e razze differenti di storia e di origini, ma tutte, per volontà di Dio,unite nello spirito e nel fine. Quindi sono certa che questa mia incoronazione non è il simbolo di una potenza e di uno splendore che sono passati ma una dichiarazione delle nostre speranze per il futuro e per gli anni che mi possano essere concessi per grazia di Dio per regnare e servirvi come vostra regina».
Dopo aver auspicato di poter proseguire insieme nella pace, promuovendo la giustizia e la libertà per tutti gli uomini, la sovrana ha così concluso il suo messaggio:
«Mentre questa giornata volge al termine, so che il mio ricordo dì essa sarà non solo la solennità e la bellezza della cerimonia ma l’ispirazione della vostra, fedeltà, e del Vostro affetto. Vi ringrazio tutti dal profondo del cuore. Iddio vi benedica tutti» (...).
SPETTACOLO FANTASTICO
Rapidamente le tribune si riempiono. La policromia dei colori delle uniformi militari, dei mantelli, degli Ordini cavallereschi e dei costumi dei dignitari dello Stato presenta una vista fantastica. Davanti a me vedo i tre seggi dei Duchi Reali che non sono ancora arrivati. Non vedo per ora che il pubblico delle tribune perché i dignitari dello Stato che parteciperanno alla processione reale si trattengono nel vestibolo ad attendere la Regina. Arriva la madre del Duca di Edimburgo Principessa di Grecia; è tutta vestita di una specie di abito monacale grigio con lungo strascico. Arrivano i Mountbatten, l’ammiraglio, zio di Filippo, che porterà poi lo stendardo reale, e indossa il gran manto di Cavaliere della Giarrettiera. Poi, entra il clero tutto in rosso scarlatto; ecco il Capitolo di Westminster, in dalmatiche azzurre e argento, recando dalla Cappella di Sant’Edoardo dietro l’Altar Maggiore, la patena, il calice e la Bibbia che saranno poi di nuovo tolti dall’Altare e portati in processione.
Alle 10, il Capitolo prende gli emblemi della sovranità dalla Cappella di Santo Edoardo e in processione li porta nel vestibolo dove si comporrà la processione reale; lo scettro, il calice, la patena, la Bibbia, la corona di Santo Edoardo, che è portata per ultima su un grande cuscino di porpora dal Diacono di Westminster. Tutto il pubblico si alza in piedi in atto di omaggio agli emblemi della sovranità e della Chiesa,e il Coro continua a cantare(...).
È venuto il gran momento,solennissimo, dell’incoronazione.
Mentre l’arcivescovo dice la preghiera prima d’incoronare la Regina, tutti i paggi sfilano recando le corone nobiliari ai dignitari che sono sul Teatro. Le trombe squillano. L’Arcivescovo davanti all’Altare prende l’antica corona di S. Edoardo nelle sue mani, poi la ripone sull’Altare e dice: «O Signore, benedici questa corona e santifica in tal guisa la Tua Serva Elisabetta sul cui capo oggi Tu poni questa corona come segno di regal maestà». Assistito dai Vescovi si avanza sin davanti al Trono di S.Edoardo, dovela Regina e seduta, mentre il Diacono reca la corona su d’un cuscino: l’Arciivescovo la prende fra le mani, la solleva in alto e, in vista di tutta l’assemblea, la pone sulla testa della Regina. In questo istante tutti i Principi e le Principesse e tutti i Pari e le mogli dei Pari si pongono in testa le loro corone nobiliari, che finora avevano tenute in mano, e con una sola voce gridano: God save the Queen(Dio protegga la Regina), mentre l’arcivescovo benedice la Sovrana che egli ha unta, insignita dei simboli della sovranità ed infine incoronata.
SUL TRONO
Ma ora viene l’intronamento: i Lords con la corona si dispongono attorno al trono dello Stato, poscia il clero e infine la Regina, ammantata tutta d’oro, con l’immensa e pesante corona di Santo Edoardo in testa, il manto d’oro che scende dietro di iei, si avanza verso il trono reggendo lo scettro e la verga con la colomba, e i due Vescovi e i Lords la sollevano e ripongono sul trono dello stato. Tutti i dignitari con le quattro spade dello Stato e i: simboli della regalità si dispengono sui gradini del trono.
«Siedi salda su questo seggio» dice l’Arcivescovo, e dopo questa esortazione comincia l’omaggio. Il volto della Regina è calmo e composto. Invece il Duca di Edimburgo, che sarà il primo a rendere omaggio, è apparso durante tutta la cerimonia nervoso, irrequieto, si spostava ora su un piede ora sull’altro, seguiva la funzione sul testo del libro-ricordo. Il primo a rendere l’omaggio è l’Arcivescovo stesso, il quale sale sui gradini del trono. si inginocchia davanti alla Regina e dice: «Io. Goflredo, Arcivescovo di Canterbury, giuro di essere fedele e sincero... poi l’Arcivescovo bacia la mano a destra della Regina e si alza. Ed ecco avanzarsi il Duca di Edimburgo, alto e snello. Sale i gradini del trono, si toglie di capo la sua corona di Duca reale, si inginocchia davanti alla Reaina e, poste le sue mani in quelle della sovrana sua sposa pronuncia queste parole: «Io, Filippo. Duca di Edimburgo, giuro di diventare il tuo servo per la vita e per la mortee di prestare adorazione terrena, fede e sincerità. Io ti servirò sempre per la vita e per la morte contro ogni persona e che Dio mi aiuti» (...).
Con la conclusione del ser vizio religioso la funzione dell’incoronazione è terminata. Tutto il pubblico si leva in piedi e canta il Te Deum.
C. M. Franzero