Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 15 Domenica calendario

SPARISCE IL PALERMO-TORINO, TRENO DEL BOOM ECONOMICO


TORINO — «Il treno che viene da Sud porta gente nata tra gli ulivi e che va a scordare il sole», cantava Sergio Endrigo negli anni Sessanta. Il treno che viene dal Sud non c’è più. La prima e più grande città industriale italiana, quella che ha accolto decine di migliaia di lavoratori provenienti dal meridione, non offre più un servizio ferroviario da e per la Sicilia.
Questione di costi. Trenitalia non ce la fa e la Regione siciliana non ha ancora siglato un accordo con le ferrovie nazionali. Per raggiungere Messina, Catania o Palermo in treno non c’è una linea diretta. «Bisogna cambiare a Roma o Napoli, quando va bene», spiega Carmine Romeo, 83 anni, ex operaio Fiat, emigrato a Torino alla fine degli anni Cinquanta. «Qui mi sono sposato con una ragazza del mio paese che avevo corteggiato durante le notti trascorse in treno. Abbiamo avuto sette figli. Ora sono tutti sistemati». Ogni estate Carmine torna «giù». Non ha più le valige di cartone, ma il viaggio lungo lo stivale, sia d’andata che di ritorno, è un insieme di ricordi che si inseguono. «Io e mia moglie — dice — non abbiamo l’età per salire e scendere dai treni. Una volta il viaggio era una festa. Si incontravano paesani. Ci conoscevamo tutti. Ognuno portava qualcosa: un fiasco di vino, un pezzo di pecorino o la soppressata. Lo Stretto sul treno lo avrò attraversato duecento volte».
Scompartimenti di seconda classe affollati, chiassosi, avvolti da profumi, odori, nella nebbia del fumo delle Nazionali. Come Carmine, molte famiglie di origine siciliana che vivono a Torino non vogliono rinunciare a quel viaggio. Nei quartieri più popolosi della città e nella prima cintura si è sfiorata una pacifica rivoluzione. Si è formato un gruppo di opinione, poi di pressione, non sui social network, ma nei bar, nelle bocciofile, nei circoli Arci, che ha indotto i deputati del Pd Umberto D’Ottavio, Paola Bragantini e Antonio Boccuzzi, l’ex dipendente Thyssen sopravvissuto alla strage in fabbrica, a presentare un’interrogazione al ministro di Infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi. Non è tardata la risposta del ministro: «L’utilizzo dei mezzi compresi nell’offerta denominata “notte più Alta Velocità” consente ai passeggeri in viaggio da e per la Sicilia, di utilizzare i treni a prezzi agevolati», ma per i collegamenti diretti niente da fare. «Questa risposta non ci soddisfa — ribatte D’Ottavio —, perché il disagio resta: si obbligano i passeggeri a scendere da un treno, interrompere il viaggio, risalire su un altro con i bagagli al seguito». Il ministro spiega che molte delle risorse economiche per la media e lunga percorrenza «oggi sono destinate a linee e servizi locali della Sicilia, unica Regione a statuto speciale a non aver sottoscritto un contratto con Trenitalia».