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 2014  giugno 13 Venerdì calendario

IOR ALLA RESA DEI CONTI


È praticamente conclusa la complessa operazione di pulizia dei conti accreditati presso la Ior (Istituto per le Opere di religione) – la banca vaticana – ma sul numero di clienti depennati la confusione regna sovrana. Quanti sono? Ben 1600 come ha detto il Papa? Oppure un migliaio, stando alle notizie dell’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria vaticana? O nelle casse della Santa Sede c’è un problema molto più pesante? Le indiscrizioni di stampa sul report finale di Promontory Financial Group, l’agenzia americana incaricata di controllare i depositi alla luce delle normative antiriciclaggio, parlano di 4825 depositi “sotto osservazione”, pari a un quarto di quelli censiti.
È quasi un giallo. Da una parte Francesco nei giorni scorsi non ha avuto problemi a dire che «allo Ior sono stati chiusi 1600 conti di persone che non avevano diritto a servirsi della banca vaticana». Dall’altra, i vertici dell’Istituto – presieduto dal tedesco Ernst von Freyberg – non fanno cifre. E, pur definendo «finita» l’analisi da parte della Promontory Financial Group, su quanto detto dal Papa si chiudono in difesa. «Non parliamo di numeri, ma di metodo eseguito e siamo in grado di sostenere che la situazione è ormai tutta chiara e sotto controllo», afferma Max Hoenberg, funzionario dello Ior delegato alle relazioni esterne, che ammette solo che «la Promontory ha esaminato 18.900 clienti, il numero degli utenti nel 2013». È tra questi 18.900 clienti che «sono state trovate situazioni non chiare segnalate all’Aif. Per quanto riguarda la cosiddetta chiusura dei conti è un altro discorso. Lo scorso luglio il consiglio di Sovrintendenza ha definito in modo più stretto l’utenza che dovrebbe essere servita dall’Istituto – dipendenti vaticani, congregazioni, religiosi, pensionati della Santa Sede – su chi non entra in queste categorie abbiamo avviato, sotto tutela dell’Aif, un processo di cancellazione. Ma questi controlli, voluti dal presidente Von Freyberg, sono quotidiani e dureranno per sempre».
No comment anche sui numeri relativi al primo anno di attività di contrasto al riciclaggio dell’Aif (presieduta dal vescovo Giorgio Corbellini e diretta da Renè Brulheart) che nel 2013 ha scoperto 202 transazioni finanziarie sospette dello Ior: nel 2012 ne furono segnalate solo 6. «Ora nell’Istituto», giura Hoenberg, «tutto è trasparente, non ci sono conti segreti, ogni conto corrisponde ad una persona fisica o a un soggetto ben individuabile. Lo Ior per la prima volta ha pubblicato un Rapporto sulle attività del 2012. E a fine anno ci sarà quello del 2013».
Difficile però negare che il Papa avrà avuto informazioni di prima mano se ha parlato di 1600 conti chiusi, specificando – tra l’altro – di volere «uno Ior che sia di aiuto alla Chiesa, al quale hanno diritto vescovi, diocesi, dipendenti del Vaticano, le loro vedove, i pensionati, le ambasciate, ma niente di più. Non è una cosa aperta». Spingendosi persino ad avvertire che «è un buon lavoro chiudere i conti di chi non ha diritto». «Il lavoro per individuare i clienti privi di requisiti di trasparenza», ribadisce Hoenberg, «non si fermerà mai, ma non confermiamo nessuna cifra. Siamo, ovviamente, grati al Papa per essere vicino allo Ior e per come ne sta seguendo il processo di riforma».
Analogo atteggiamento di riservatezza anche sul “buco” di 15 milioni di euro (su un bilancio di circa 800 milioni) che lo Ior ha destinato alla Lux Vide di Ettore Bernabei su decisione dell’ex segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone: «Non ci esprimiamo per ora su questa vicenda. Se ne parlerà nel Rapporto 2013 di fine anno», taglia corto Hoenberg. Più esplicito Bergoglio: «La questione di quei 15 milioni alla Lux Vide è ancora sotto studio, non è ancora chiaro che cosa sia accaduto». Anche se il cardinale sostiene che «è tutto in regola».