Anna Rita Cillis, Roma - la Repubblica 13/6/2014, 13 giugno 2014
“ROM, SOLDI SPRECATI 24 MILIONI L’ANNO E SERVIZI PESSIMI”
Oltre 24 milioni di euro spesi dal Comune nel 2013 per la gestione dei campi rom. Soldi di cui solo lo 0,4 per cento è stato destinato a progetti per l’inclusione sociale. È questa la denuncia dall’Associazione 21 luglio, da anni attiva nel tutelare le comunità rom e sinti, presentando ieri in Campidoglio il dossier “Campi nomadi spa”: una inchiesta dettagliatissima su come vengono spesi i fondi del Comune per tenere in vita i villaggi della solidarietà, i centri di raccolta rom e per gli sgomberi. Un «sistema campi» che nel 2014 potrebbe essere, secondo Carlo Stasolla, presidente di “21 luglio” «ancora più dispendioso vista l’intenzione del Campidoglio di ripristinare il campo di via della Cesarina». Un attacco che Stasolla non limita ai nuovi progetti: «Degli oltre 24 milioni di euro spesi nel 2013 — fa notare — solo 0,4 per cento è stato destinato a progetti di inclusione sociale, il resto è servito a gestire le strutture per le quali lavorano 35 tra cooperative e associazioni che usufruiscono dei finanziamenti comunali per lo più attraverso affidamento diretto e non tramite bandi pubblici».
Per l’esattezza 24.108.406 i milioni di euro distribuiti, secondo il dossier. E così suddivisi: l’86,4 per cento è andato per la gestione dei campi e per la vigilanza e la sicurezza al loro interno, il 13,2 è servito per gli interventi di scolarizzazione e poi c’è quello 0,4 per cento per l’inclusione sociale. In più per la gestione degli otto villaggi della solidarietà, nei quali vivono 4.391 persone, il Comune di Roma ha speso più di 16 milioni di euro. Tra questi, il campo di Castel Romano, dove ci sono 989 rom, sembra essere il più costoso: oltre 5 milioni di euro solo nel 2013. Dalla sua nascita, nel 2005, per una famiglia composta di cinque persone il Campidoglio ha già speso oltre 270 mila euro.
Il centro di raccolta di via Amarilli, uno dei tre in città, è invece l’insediamento, secondo il dossier, con la spesa procapite più alta: per ognuno dei 130 abitanti nel 2013, il Comune ha speso 906 euro al mese, a fronte di un investimento per l’inclusione sociale dei rom pari allo 0 per cento. Mentre per 54 sgomberi forzati sono serviti quasi 2 milioni di euro.
Insomma una gestione dei campi rom (sono 8mila le persone censite delle quali la metà bambini) che Stasolla non solo boccia ma crede totalmente inefficiente. «A fronte di costi economici e sociali così elevati — dice infatti — il superamento definitivo dei campi è l’unica soluzione per avere una inversione di tendenza nel rispetto dei diritti umani».
Superamento che l’Associazione 21 luglio, nel rapporto, racchiude con la proposta di un progetto di autorecupero in grado di dare alloggio a 22 famiglie, tra cui 2 famiglie rom, una famiglia di rifugiati, una famiglia di immigrati e a altre famiglie italiane in disagio abitativo. «Si potrebbe partire dall’individuazione di un edificio dismesso tra i 1.200 ettari di immobili abbandonati che ci sono sul territorio comunale — fa notare ancora Carlo Stasolla — soluzioni abitative extra-campo, finalizzate all’inclusione sociale del resto esistono già in altre città italiane come Messina e Padova, dove grazie a progetti di autorecupero e autocostruzione, si spenderanno in cinque anni 10 mila euro e 50 mila euro per una famiglia rom di cinque persone. A Roma, la stessa tipologia di famiglia che vive nel campo de La Barbuta costerà al Comune 155 mila euro in cinque anni». Per il presidente dell’associazione «segregare e allontanare i rom ha un costo altissimo che Roma non può e non deve più permettersi e lede la dignità delle persone». Per questo l’associazione chiesto ieri all’amministrazione capitolina «un impegno a mettere la parola fine alla politica dei campi: il sindaco Marino deve intervenire per sospendere il progetto di rifacimento di via della Cesarina». Insomma «i campi vanno chiusi» Il consigliere comunale Riccardo Magi che ha aperto ieri in Campidoglio la presentazione del dossier dell’organizzazione nonprofit, ha spiegato: «Porto il saluto del sindaco e il ringraziamento a questo lavoro dell’Associazione 21 luglio che è uno strumento di conoscenza; questa amministrazione si è insediata da un anno e il rapporto riguarda il 2013, un anno in cui c’è stata metà amministrazione Alemanno e metà Marino e il fatto che il sindaco abbia delegato me per questa circostanza è significativo». Magi ha anche fatto notare che «questo è anche un dossier scomodo per l’amministrazione, si parla di circa 25 milioni di euro per un anno a fronte di risultati che ci dicono che forse la strada non è quella giusta perché queste politiche non hanno successo a mio avviso il dossier deve rappresentare il documento la base dalla quale ripartire riparte e cambiare prospettiva. Il sindaco ha già espresso la volontà di utilizzare in modo diverso i fondi dell’amministrazione».
Anna Rita Cillis, la Repubblica 13/6/2014