Tonia Mastrobuoni, La Stampa 13/6/2014, 13 giugno 2014
Banche, depositi in fuga dalla Bce Tonia Mastrobuoni Il rischio di «deflazione sarebbe remoto allo stato attuale», sostiene la Bce nel bollettino mensile, ma per scongiurarlo l’Eurotower resta con la spada sguainata
Banche, depositi in fuga dalla Bce Tonia Mastrobuoni Il rischio di «deflazione sarebbe remoto allo stato attuale», sostiene la Bce nel bollettino mensile, ma per scongiurarlo l’Eurotower resta con la spada sguainata. L’ultimo consiglio direttivo, giovedì scorso, ha deciso all’«unanimità» che se l’inflazione resterà bassa «per un periodo eccessivamente prolungato», è pronto ad approvare nuove misure straordinarie. Per dirla con il governatore della Banca centrale belga, Coene, «non siamo ancora in una situazione di deflazione, ma il passaggio dalla bassa inflazione alla deflazione può accadere molto velocemente». E nel bollettino la Bce ribadisce più volte che le aspettative sono «ancorate»: fuori dal linguaggio dei banchieri centrali, che la situazione è ancora sotto controllo. Il rallentamento dei prezzi, sottolinea, è dovuto «soprattutto» alla caduta dei beni alimentari, «amplificato» dall’apprezzamento dell’euro, ma anche influenzato da «fattori locali connessi alla crisi del debito sovrano e all’aggiustamento dei prezzi soggetti a tensioni finanziarie». In alcuni Paesi come la Grecia la caduta dei prezzi è la conseguenza della gravissima recessione. Inoltre per gli economisti dell’Eurotower «è importante capire la natura del processo di disinflazione»: se rispecchia la dinamica dei prezzi delle materie prime, può avere un effetto positivo sui consumi; ma se avviene sotto la pressione dell’euro forte «pur rafforzando il reddito reale nel breve periodo, potrebbe avere effetti negativi sulla competitività». L’editoriale punta poi il dito contro quei Paesi che hanno interrotto il processo di riforme. I progressi su quelle strutturali «sono disomogenei». In particolare l’Italia, pur avendo messo a segno una «correzione sostenibile» del deficit, è arrivata però al 3% del disavanzo rispetto al Pil nel 2013, ha annunciato un «aumento significativo» dell’obiettivo per l’anno in corso al 2,6% rispetto a quanto promesso l’anno scorso. Com’è noto le nuove regole europee richiedono un aggiustamento strutturale minimo dello 0,7% di Pil all’anno: l’Italia deve dunque «accrescere gli sforzi di risanamento per assicurare sufficienti progressi» verso l’obiettivo di medio termine. E non deve abdicare alla promessa di tagliare il «cospicuo debito pubblico». E intanto la decisione di portare i tassi sui depositi a -0,10, sta già avendo effetto. Non è ancora chiaro se nella direzione sperata, l’economia reale, ma la “tassa” che gli istituti di credito pagano per depositare liquidità presso l’Eurotower le ha scoraggiate: l’hanno già abbassata di 25 miliardi al minimo dal 2011, 13,6 miliardi. Sul tema è intervenuto ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, elogiando il sistema bancario italiano, che ha dimostrato «un’enorme capacità di resistenza» durante la crisi, ma esortandolo anche, vista la situazione poco tesa sui mercati e le nuove misure di sostegno al sistema varate della Bce, a «dare una nuova spinta e contributo» all’economia.