Francesco Paolo Giordano, Rolla Scolari, Il Giornale 12/6/2014, 12 giugno 2014
UN MODELLO BASE? BASTANO 80 EURO [2
pezzi] –
Chiariamolo subito. Non occorre avere una tessera del Pentagono per far volteggiare un drone nel cielo. Da mezzi sviluppati in ambito militare, questi «fuchi» (i maschi delle api, drone in inglese vuol dire appunto «fuco») hanno conosciuto una diffusione in ambito civile sempre più ampia. Può sembrare strano, visto che molti di noi non hanno nessuna familiarità con questi aggeggi, eppure testare, acquistare e mettersi alla prova con un drone è cosa semplice. Banale. E, rimanendo in ambito Pentagono, non è necessario neppure uno stipendio da alto ufficiale per comprarne uno, qualche centinaio di euro basterà. Per un modellino a scopi ludici, il prezzo è molto contenuto: 80, 100 euro per gli esemplari base. La cifra sale quando si sceglie un drone professionale, con telecamera montata a bordo: in tal caso, non si va sotto i 900 euro. E per chi non può permettersi l’acquisto di uno di questi modelli, è prevista, da alcune aziende, anche la possibilità di noleggio per un giorno, costo stimato attorno ai 300 euro. Va sottolineato che il prezzo di un drone oscilla in base alle componenti montate, alla capacità di carico, al tempo di realizzazione e alla complessità del progetto.
Non c’è negozio specializzato in elettronica o in modellismo che non venda un drone. Molti, anzi, li considerano una vera e propria manna dal cielo. Storiche attività nel campo del modellismo hanno conosciuto un’improvvisa accelerata del business grazie ai droni. A evidenziare lo straordinario interesse che questi piccoli aerei attirano, è la proliferazione di siti internet che si occupano della loro vendita (a volte anche della produzione), come dronemotions. com e dronepoint.com. E poi ci sono i siti di annunci. Come uno smartphone o un computer, i droni sono oggetti di utilizzo comune, rintracciabili su portali di questo tipo. La straordinaria varietà e quantità di oggetti in vendita sgombra ogni dubbio sul fatto che i droni siano diventati frequenti nelle case degli italiani.
Se non avete mai preso un drone tra le mani, non spaventatevi.Sono oggetti sofisticati e all’avanguardia, ma dalle dimensioni ridotte. Nella media, il loro diametro non sfonda i 50 cm (anche se, come ovvio, esistono esemplari decisamente più grandi), per un’altezza che raramente supera i 40 cm. Anche il loro peso è contenuto: si aggira intorno al chilo. Un drone completo solitamente è equipaggiato con centralina di bordo e sistema gps, videocamera, radiocomando, oltre ovviamente al motore. I modelli cambiano nome in base al numero di eliche: un quadricottero ne ha quattro, un esacottero ne ha sei, e così via.
Attenzione, però, l’autonomia di un drone non è molto alta: i più comuni si fermano dopo circa dieci minuti di volo, a quel punto è necessario cambiare (o caricare, a seconda del modello) le batterie. Altri arrivano anche a venti minuti di durata. Se si è interessati all’acquisto di un drone, ecco un consiglio chiave: verificare che rimanga fermo in aria per due minuti in modalità «gps hold», senza dare nessun impulso dal telecomando.
Francesco Paolo Giordano
L’INVASIONE DEI DRONI –
Quando si parla di droni di pensa all’Afghanistan o allo Yemen, a velivoli senza pilota controllati a distanza che colpiscono obiettivi del terrorismo internazionale.
Non si pensa alle sterminate distanze dell’Alaska, sorvolate da domenica dai droni della compagnia petrolifera britannica Bp. I velivoli senza pilota o Uav (unmanned aerial vehicle) non hanno infatti soltanto un utilizzo militare e negli Stati Uniti cresce l’interesse per il loro sfruttamento commerciale, tra incertezze legali e timori per la privacy.
Se i droni della sicurezza globale sollevano polemiche, il loro ruolo scientifico, commerciale e artistico è già un business. I velivoli senza pilota in questione sono diversi da quelli militari, più piccoli e meno costosi. In una prima per gli Stati Uniti, la governativa Federal aviation administration, Faa, ha autorizzato Bp a usare droni commerciali. Il velivolo della ditta californiana AeroVironment pesa sei chilogrammi, è lungo poco più di un metro e ha un’apertura alare di 2,7. Sorvola il più vasto giacimento di petrolio del Nord America, Prudhoe Bay, in Alaska, e raccoglie dati che servono per il mantenimento del sito e delle sue infrastrutture.
Nel 2012, il Congresso americano ha chiesto alla Faa di testare l’utilizzo di droni a scopi commerciali: nuove leggi arriveranno nel 2015. Per essere pronti in quella data, alcune compagnie lavorano da mesi. Amazon ha annunciato a dicembre d’avere allo studio un programma di consegne a domicilio attraverso piccoli Uav. FedEx e Ups stanno fanno ricerca. Facebook e Google valutano l’utilizzo di droni per creare reti wifi. Le grandi aziende, però, si muoveranno soltanto in presenza di regole da parte del governo. Per ora, le uniche certezze nella legislazione sono che uno Uav non può essere utilizzato per profitto e non può volare oltre i 400 piedi (120 metri circa) di altitudine. Tuttavia, in America c’è chi utilizza già velivoli senza pilota facendo a meno delle attese regolamentazioni. Gli agenti immobiliari fanno volare Uav con telecamere per girare video di vaste proprietà da mostrare poi ai clienti. Le loro attività sono entrate nell’immaginario comune se in una recente puntata della serie tv preferita degli Obama, Modern Family , Phil, padre e agente immobiliare, usa il suo drone per spiare i figli.
La Faa ha permesso test per l’uso agricolo di droni in North Dakota: servono già a monitorare colture e capi di bestiame, per la riparazione dei tetti o la cartografia. C’è chi si serve di Uav a scopi di ricerca: per l’osservazione della fauna selvatica. In alcuni Stati, le forze dell’ordine si affidano ai velivoli per il ritrovamento di escursionisti, il controllo di incendi o il monitoraggio dei confini. Lo sfruttamento di droni a scopi giornalistici ha già creato polemiche. La Faa ha aperto di recente un’inchiesta quando il fotogiornalista Brian Emfinger ha utilizzato un drone per riprendere gli effetti di un tornado. Due centri universitari studiano il loro contributo sul mondo delle notizie: il Drone Journalism Program dell’università del Missouri e il Drone Journalism Lab della Nebraska-Lincoln. E per quanto riguarda i tornado,James Jacob dell’università dell’Oklahoma ha spiegato a Usa Today che entro l’autunno inizieranno test per il contributo degli Uav nell’anticipare l’arrivo di tempeste. A Los Angeles, la società Drone Dude mette a disposizione i suoi velivoli per girare pubblicità e film. Una start-up della Silicon Valley, Matternet, nel 2013 ha invece condotto prove a Haiti e in Repubblica Dominicana per consentire lo sfruttamento di droni a livello umanitario: per il trasporto di medicinali in regioni difficili o colpite da catastrofi.
I velivoli senza pilota hanno anche debuttato nel mondo dello sport: alle Olimpiadi invernali di Sochi un drone ha filmato le gare di snowboard e alcune squadre di football americano come quella dell’Oregon li usano a beneficio degli allenatori durante gli allenamenti. Nel caos dell’incertezza legale, ha avuto vita breve l’ambizioso progetto del birrificio Lakemaid del Wisconsin: le autorità per ora non approvano l’idea della consegna a domicilio di birre via drone. Anche la catena Domino Pizza ha fatto voli di prova ed è pronta a fare atterrare i cartoni di pizza direttamente sugli zerbini dei clienti.
Rolla Scolari