Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 12 Giovedì calendario

STRAGI IN USA, STUPRI IN INDIA PAESE CHE VAI FOLLIA CHE TROVI


Neanche il caso di lanciare il test con domanda mirata: se dico corruzione negli appalti pubblici, qual è la prima nazione che ti viene in mente? La verità è che in questa arrembante mondializzazione di qualunque cosa, sopravvivono ostinatamente alcune tipologie Doc niente affatto gratificanti. Il crimine è local. Il primo ad ammetterlo, sconsolato e sgomento, è l’uomo più potente del mondo, o giù di lì: Barack Obama. Dopo l’ennesima sparatoria dentro una scuola, stavolta a Portland, morti lo studente sparatore e un povero ragazzo scelto a caso, ferito un insegnante, al presidente sono cadute le braccia davanti alle telecamere: «La mia grande frustrazione è che non c’è la volontà di prendere alcune misure essenziali per tenere le armi lontane dalle persone sbagliate. Gli Stati Uniti dovrebbero vergognarsi. Non siamo di fronte a un caso alla settimana, ma a una storia di tutti i giorni: siamo l’unico Paese sviluppato nel mondo dove accadono queste cose».
Ineccepibile. Proponendo nel test questa domanda: se dico strage dentro il college, con uno svitato totale che spara a caso tra i banchi, qual è la prima nazione da citare? C’è poco da fare, la risposta è banalissima e scontata, proprio quella espressa dolorosamente da Obama: strage nei college, svitati che sparano, il Paese è Stati Uniti d’America. Certo ci sono motivi sociali, culturali, antropologici che indirizzano la violenza verso i più diversi canali di sfogo. Il risultato però è questa geografia del pianeta Terra molto sinistra e molto macabra, che sembra mantenere ancora piuttosto netti i confini e le frontiere. Dovendola definire, è l’inconfessabile geografia della follia. Naturalmente il male è ovunque, è universale, è ubiquo, naturalmente ogni regione del mondo conosce sulla propria pelle l’intero campionario delle degenerazioni umane, questo è certo. Se però tutto il mondo è paese, innegabilmente ogni paese risulta più paese per qualche suo tarlo particolare. Noi possiamo frignare finché ci pare sull’uso subdolo e meschino che all’estero fanno degli stereotipi italioti, ma nessuno può onestamente negare che sui delitti di mafia deteniamo un secolare e indistruttibile marchio di fabbrica. O sono maldicenze da ballatoio?
Diciamo per convenzione che generalizzare è sbagliato, ma in tanti casi aiuta ad avvicinare un minimo di realtà. Sempre noi, sempre Italia, negli ultimi decenni ci stiamo funestamente costruendo una casistica spaventosa nel ramo stragi famigliari, con tutti questi figli e nuore e generi che a un certo punto tentano di uscire dalla crisi economica ammazzando senza pietà madri, padri e nonni, allo scopo di pervenire più rapidamente sulla succulenta eredità. Certo che succede anche altrove. Ma noi stiamo penosamente primeggiando, con una sequenza di delitti domestici al di sopra di tutte le medie.
Indubbiamente sono analisi acrobatiche, si portano dietro un inevitabile retrogusto di approssimazione spannometrica, ma ormai lasciano dentro al nostro inconscio un che di schematismo automatico. Caso clamoroso è questa catena senza fine degli agghiaccianti delitti contro le donne, per meglio dire contro le ragazze in India: non passa settimana che non arrivi la notizia insostenibile di una giovane stuprata e impiccata, turpe metodologia in esclusiva che segna a caratteri osceni le depravazioni di quella complessa società. Vogliamo generalizzare fino in fondo, superando imbarazzi e pudori? Basta procedere con il test. Dici autobomba e kamikaze in chiesa: onestamente, nessuno pensa all’Australia o all’Argentina. Dici dissidenti ammazzati lentamente dal polonio: la prima risposta non è Canada. Dici pedofilia: certo è doveroso pensare che l’imperdonabile piaga umilia tutto il mondo, ma ugualmente non è l’Italia, non è la Spagna, non è la Grecia a venire subito in mente, più facile che vengano prima in mente il Belgio o l’Inghilterra, come da cronache martellanti degli ultimi anni.
Ammette senza inutili eufemismi il leale Obama: gli Stati Uniti dovrebbero vergognarsi per queste stragi nelle scuole, siamo il solo Paese al mondo ad essere flagellato da una simile vergogna. Tutte le nazioni si scontrano tutti i giorni con le proprie specifiche follie, ma non tutti i potenti del mondo sono pronti a riconoscere le proprie vergogne. Obama quanto meno non teme di essere impietoso con la coscienza nazionale. Forse è proprio questo il primo passo per liberarsi di certi insopportabili copyright.