Giulia Merlo e Roberta Zunini, Il Fatto Quotidiano 12/6/2014, 12 giugno 2014
LA CROCIATA FILO-RUSSA DEI ‘FASCIO-COMUNISTI’ ITALIANI NEL DONBASS
Giocare alla guerra può essere pericoloso. Soprattutto quando, a dichiarare che “i volontari della milizia dall’Italia” Millennivm sosterranno la resistenza popolare e “saranno pagati e a disposizione personale del comandante Igor Strelkov”, è Pavel Gubarev, il leader separatista del battaglione del Donbass. Un proclama in salsa web 2.0, che Gubarev ha pubblicato sul proprio profilo Facebook con tanto di foto ricordo dell’incontro. Come raccontato ieri dal Fatto, l’Ucraina sembra esser diventata il nuovo parco giochi della violenza, in cui gli opposti estremismi italiani si fronteggiano.
Nel caso di Millennivm siamo sul fronte filorusso, che combatte contro i ‘fascisti’ di Kiev. Cosa ci sia dietro i supposti combattenti italiani si scopre su internet. Idee tante e ben confuse: sul loro blog si definiscono il “partito comunitario europeo”, stella bianca su fondo rosso come simbolo, e il manifesto inizia con la citazione di Joseph De Maistre - filosofo ideologicamente riconducibile alla destra - “La spada della Giustizia non conosce fodero”. Quasi in ogni fotografia pubblicata sul profilo Facebook ufficiale compare, onnipresente, il presidente del “partito” Orazio Maria Gnerre. Ventenne, senza un filo di barba, posa in giacca e cravatta scuri al fianco di Denis Pushilin, autodichiarato residente della Repubblica Popolare di Donetsk. In un video pubblicato su youtube, invece, è a Donetsk, (probabilmente gli piacerebbe essere affine al Limonov raccontato da Carrère) e spiega a tre suoi coetanei ucraini e sorridenti, in un inglese dal forte accento italiano, che Millennivm è lì “per portare il supporto morale ai fratelli di Dombass”. Impossibile guardarlo e vedere un guerrigliero pronto ad imbracciare le armi. Nonostante questo, l’etichetta di “terrorista” rischia di riceverla comunque. Il diritto internazionale, infatti, considera il battaglione del Donbass un’organizzazione terroristica e, in Italia, l’affiliazione è un reato punito con 10 anni di carcere. La Digos non pare aver aperto indagini a riguardo , e anche Millennivm - sempre su Facebook - corre ai ripari, scrivendo che i suoi rappresentanti “non si trovano sul posto come combattenti ma per testimoniare la loro solidarietà e la loro vicinanza politica”.
Anche sul fronte opposto, quello dei fascisti del terzo millennio di Casa Pound, che invece appoggiano il movimento ultranazionalista e braccio armato della rivolta Pravi Sektor, piovono smentite sulla presenza in Ucraina di combattenti volontari italiani. L’unica ammissione è che ci siano effettivamente dei giovani ucraini residenti in Italia che si sono avvicinati al movimento di ultradestra nato a Roma e che, allo scoppio della rivoluzione, sono rientrati per sostenere gli indipendentisti.
Gubarev, il governatore dell’autoproclamata repubblica popolare con Parlamento a Donetsk conduce la sua battaglia contro Kiev in nome di un comunismo che si ispira al manifesto del controverso, per usare un eufemismo, politologo russo Aleksander Dugin, colui che nel 1997 scrisse un articolo intitolato emblematicamente “fascismo, senza frontiere e rosso”. Sul fronte come spesso prosaicamente accade, gli opposti si congiungono - occidentale opererebbero invece personaggi come il neofascista, vicino ad Adinolfi di Terza posizione e Stefano delle Chiaie, Francesco Saverio Fontana che scrive dei suoi spostamenti tra Kiev e Odessa, teatro il 2 maggio di un orrendo massacro , probabilmente perpetrato dal gruppo ultra-nazionalista ucraino dai trascorsi nazisti, Pravi Sektor, protagonista di un quasi certo doppio gioco durante la mattanza nella piazza di Maidan a Kiev il 20 febbraio. Mentre Pavel Gubarev sul suo sito pubblicava la sua fotografia con i giovani italiani di Millennivm il responsabile dell’ufficio stampa di Pravi Sektor a Kiev, Artyom Borishenko, negava al Fatto la presenza tra i suoi combattenti di Fontana, dicendo di “non averne sentito mai nemmeno il nome”. Intanto in piazza Maidan, membri dell’autodifesa civica (Somoborona, in ucraino) accusavano un gruppo di uomini in mimetica di essere “finti militanti di Somoborona” che si spacciano per tali per chiedere il pedaggio agli automobilisti che cercano di transitare nella via principale di Kiev, Kreshiatik, alla confluenza con Maidan, ancora parzialmente occupata dalle barricate, anche se il neo sindaco, l’ex pugile Klitscko ha ordinato una settimana fa di rimuoverle. Ma qua, in Ucraina, tutto cambia per non cambiare.
Come non sono cambiati i rapporti tra Kiev e Mosca dopoché il governo ucraino ha rifiutato la proposta di Mosca di ridurre di 100 dollari per mille metri cubi la tariffa salatissima del metano che la Russia ha imposto all’Ucraina da quando a Kiev si è installato un governo filo-occidentale, e ha scatenato così l’ira del leader del Cremlino Vladimir Putin, che ha accusato Kiev di voler “portare i negoziati verso un vicolo cieco”. “Le nostre proposte - ha detto il leader del Cremlino - sono da partner, o anche di più, ma se saranno rifiutate passeremo a una fase diversa, e non per nostra scelta”.
Giulia Merlo e Roberta Zunini, Il Fatto Quotidiano 12/6/2014