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 2014  giugno 12 Giovedì calendario

TASSE SULLE SIGARETTE, ARRIVA LA CONTRORIFORMA


Il governo prepara un riordino della tassazione sul tabacco che sta spaccando il mondo dei produttori di sigarette, moloch internazionali del calibro di Philip Morris (la marca delle Marlboro, leader di mercato in Italia, e di prezzo) ma anche Bat (Lucky Strike) o Jti (Camel). Il problema riguarda in particolare l’accisa, come si chiama la speciale tassa che grava sulle sigarette, e la sua componente definita «specifica», che si applica sulla quantità, a prescindere dal prezzo del singolo prodotto (mentre un’altra componente è proporzionale al prezzo). L’ultimo riordino di questo sistema, anche per effetto del concomitante aumento dei prezzi dovuto all’innalzamento dell’Iva, ha prodotto un calo di gettito fiscale 2013 di 670 milioni oltre che un incremento del contrabbando e della contraffazione.
L’indiscrezione è che il governo stia tornando sui suoi passi rispetto allo schema attuale e si prepari a imporre un onere fiscale minimo pari a 168 euro al chilogrammo, destinato a crescere ancora in un secondo passaggio verosimilmente nel corso del 2015. Sempre nel secondo passaggio vi sarebbe inoltre un aumento della quota specifica dal 7,5 al 10 per cento. Come la prenderà il mercato? «Dal punto di vista dell’erario, la cosa migliore sarebbe tornare alla struttura fiscale precedente alla riforma di due anni fa» commenta Marco Spallone, ricercatore del centro studi Casmeff dell’Università Luiss, che ha realizzato un importante studio sul tema (vedere Panorama n. 17).
«Tuttavia, tra le ipotesi in ballo, meglio quest’ultima che qualunque altra. Con una cautela in più: il mercato è meno prevedibile di un tempo, quindi prima di procedere con il secondo passaggio, vale la pena attendere gli effetti della prima rimodulazione sull’introito per lo Stato e poi fissare tempistiche e modalità del successivo intervento. In questo modo si eviterebbe uno shock sulle sigarette della fascia bassa del mercato e non si romperebbero gli equilibri dati dai diversi posizionamenti delle aziende sul mercato. Secondo le nostre stime, inoltre, questa soluzione produrrà nel triennio 2014-2016 un gettito superiore di 100 milioni a quello che deriverebbe da altre ipotesi».