l’Unità 12/6/2014, 12 giugno 2014
APPLE, FIAT, STARBUCKS PROFITTI IN FUGA DAL FISCO
Secondo le stime prudenziali di Bloomberg, la montagna di soldi che le grandi aziende statunitensi riescono a sottrarre al fisco grazie a ben oliate strategie di triangolazioni, paradisi esteri e scatole societarie basterebbe a saldare – tutto e subito – l’intero ammontare del debito pubblico italiano. Si può solo immaginare, dunque, quale cifra da capogiro le multinazionali siano in grado di risparmiare ai danni delle casse erariali di tutta Europa, si parla di circa mille miliardi di euro, una somma di sicuro sufficiente a far ripartire l’intera economia del Vecchio Continente che ancora non è stato in grado di lasciarsi completamente alle spalle.
Ben si capisce, dunque, la determinazione con cui l’Unione europea si appresta a mettere sotto la lente d’ingrandimento le abitudini fiscali delle grandi aziende di ogni settore, che concentrano i propri costi dove si pagano più tasse, ma dirottano gli utili nei Paesi più clementi in fatto di tassazione. Nella speranza, inespressa ma evidente, di recuperare risorse finora sfuggite alle casse pubbliche.
INDAGINI SU APPLE E FIAT
Per il momento le imprese nei cui confronti Bruxelles ha aperto un’indagine sono Apple, Fiat e Starbucks, ma tutto lascia pensare che si tratti solo delle prime di una lunga lista di multinazionali che, ad esempio, non potrà tralasciare i giganti del web Amazon, Google, eBay e Facebook, che hanno collocato le loro sedi fiscali in Irlanda o in Lussemburgo, per pagare in tasse importi ridicoli rispetto a quelli che guadagnano nei diversi Stati dell’Ue. «Nel contesto attuale di restrizione di bilancio è particolarmente importante che le grandi multinazionali paghino la giusta parte di imposte» ha affermato il commissario europeo alla concorrenza, Joaquin Almunia, annunciando l’apertura di inchieste approfondite sulle decisioni fiscali prese da Irlanda, Olanda e Lussemburgo a favore rispettivamente del colosso tecnologico Apple (che ha concentrato il suo fatturato europeo in Irlanda), del gigante del caffè americano Starbucks (recentemente rientrato in Inghilterra dai Paesi Bassi) e di Fiat Finance and Trade, la società che si occupa di emettere bond e di i raccogliere le risorse finanziarie per tutto il gruppo Fiat (con sede in Olanda).
Un’iniziativa che, se «non sta mettendo in discussione i regimi fiscali generali dei tre Stati», certo mette in discussione la loro applicazione. Il problema, per tutte e tre le aziende coinvolte, riguarda il prezzo al quale le società controllate da una stessa capogruppo si vendono fra loro i servizi o i beni, il cosiddetto transfer pricing a cui si collega la sede fiscale: se questo avviene a prezzi di mercato, non si può parlare di aiuto di Stato, ma in caso contrario, è implicito che le società ricevano un trattamento di favore rispetto ad altri concorrenti. La decisione di indagare sulle pratiche fiscali di Irlanda, Lussemburgo e Olanda è stata presa dopo la pubblicazione di alcune inchieste giornalistiche sui possibili sconti fiscali significativi garantiti alle imprese in questione attraverso decisioni ad hoc prese dalle autorità fiscali. Provvedimenti non illegittimi in quanto tali, ma che «potrebbero contenere aiuti di Stato illegali se comportano vantaggi specifici e selettivi ad alcune società o gruppi di società».
«Le regole Ue impediscono agli Stati di prendere misure che permettono a certe imprese di pagare meno imposte rispetto a quelle che dovrebbero se le regole fiscali dello Stato membro fossero applicate in modo equo e non discriminatorio» ha spiegato ancora Almunia, che con questa iniziativa prosegue il percorso già tracciato dal collega Algirdas Semeta, commissario Ue per la tassazione, a cui si deve il deposito di una proposta di semplificazione fiscale volta a mettere i bastoni tra le ruote alla cosiddetta «ottimizzazione fiscale» delle grandi imprese, che ora potrebbe trovare nuove spinte di realizzazione.
Non si è fatta attendere la reazione di Fiat Chrysler, che si è detta «sorpresa» e «convinta che ogni esame condurrà alla conferma della legittimità dei fatti». Secondo la Ue, le autorità fiscali lussemburghesi potrebbero aver sottostimato la base di utili che genera la controllata di Fiat (su cui comunque esiste un prelievo prossimo allo zero, mentre in Italia le rendite finanziarie da luglio saranno tassate al 26%).