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 2014  giugno 12 Giovedì calendario

TRE ANNI DI STUDIO IN TRE MINUTI DI TESI LA LAUREA È “BREVISSIMA”


PARIGI.
Tre minuti per riassumere tre anni di lavoro accademico. L’università prova a mettersi al passo nell’epoca della brevità, del pensiero riassunto in 140 caratteri, dei discorsi cronometrati e del deficit di attenzione. Il Cnrs, centro nazionale di ricerca, ha lanciato un concorso finora inedito per spingere i dottorandi francesi a presentare la loro tesi in 180 secondi. Un’iniziativa che viene dal Queensland, in Australia, dove un ateneo ha ideato il format con grande successo. L’esempio è stato poi ripreso da alcuni atenei del Quebec, con la proposta di allargare a tutte le università francofone una gara di “3MT”, che sta per “Three minutes thesis”. «Tre minuti sembra un tempo brevissimo» ammette Cécile Bézy, organizzatrice del concorso in Canada. «Ma è un’occasione unica per i ricercatori di divulgare il loro lavoro anche ai non addetti» continua Bézy. Le attività di ricerca accademica restano per lo più confinate in un ambiente chiuso, sepolte da tecnicismi comprensibili solo a pochi eletti. La gara, aggiunge l’ideatrice, è anche un modo per impadronirsi di tecniche di comunicazione necessarie quando si va nel settore privato oppure bisogna cercare finanziamenti per nuove ricerche.
Per l’ovattato mondo accademico, anche italiano, può sembrare bestemmia: il contrario del rigore e dell’approfondimento che la meticolosa e prolunga attività di studio richiede. A sorpresa, invece, il governo francese ha dato il via libera al concorso «Ma thèse en 180 secondes». Una sfida ad orologeria che si è disputata martedì sera a Lione, con la partecipazione volontaria di 23 università. La selezione dei candidati è durata mesi anche perché l’adesione è stata superiore alle attese. Tutti i concorrenti si sono sottoposti all’esercizio di velocità, rispettando i fatidici 3 minuti, davanti a un pubblico non preparato e alle telecamere che hanno ripreso gli speech ora sul sito del Cnrs.
I temi presentati erano i più svariati e rappresentativi delle diverse facoltà. Dalla sinologa di Montpellier, Marion Decome, che ha parlato della “rappresentazione dei cinesi nella letteratura” al geografo di Tolosa, Nicolas Marqué, che ha sintetizzato “l’evoluzione delle strutture amministrative dal Seicento al Novecento”. Dietro al titolo “Lealtà probatoria ai tempi delle nuove tecnologia” la dottoranda in diritto Chrystelle Armata ha invece raccontato quali siano oggi dilemmi legali della videosorveglianza. Erano presenti molti candidati di discipline scientifiche: sono proprio loro ad avere di solito più difficoltà a rendere accessibile il lavoro di ricerca. Come rendere accattivante una tesi su “Implicazioni dei ricettori 5HT2A nella modulazione degli interneuroni PKCã in un contesto di allodinia”? Partendo dalle sensazioni che si provano dopo un colpo di sole, Noémie Mermet è riuscita a spiegare cosa sia questa disfunzione della pelle. Ma la più temeraria è stata Marie-Charlotte Monin che ha presentato la sua tesi su “Ruolo delle proteine lin-15A e retinoblastoma nella riprogrammazione cellulare”. La dottoranda ha fatto capire l’importanza di una possibile ricostruzione di cellule neuronali attraverso un particolare verme che esiste in natura. Alla fine è stata Monin a vincere il primo premio, pronta a volare nella gara mondiale che si disputerà in Quebec, grazie a un discorso ovviamente breve ma anche spiritoso in cui ha spiegato come “certi ricercatori si prendono per Dio”. Anche se per creare il mondo non ci sono voluti 180 secondi.

Anais Ginori, la Repubblica 12/6/2014