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 2014  giugno 12 Giovedì calendario

“QUEI 150 MILA EURO EXTRA PER I GENERALI ROMANI”


NAPOLI.
Le rate mensili non bastavano più. Ci voleva un salto di qualità. Ci voleva un «versamento extra» da 150 mila euro. «Serviva per “foraggiare” i generali romani», accusano i magistrati. Ci sono scenari allarmanti e filoni ancora inesplorati, nell’inchiesta che fa tremare la Finanza. Tutto nasce dal lungo rapporto fra il colonnello Fabio Massimo Mendella, ora in carcere, l’amico commercialista Pietro Luigi De Riu e i fratelli Giovanni e Francesco Pizzicato. Un intreccio di favori così stretto che quando l’alto ufficiale lascia Napoli e va a Roma, anche la Gotha spa , la holding dei Pizzicato, trasferisce la sua sede nella capitale per poter godere ancora della “impunità fiscale” garantita dagli omessi controlli.
I GENERALI NELLA BUFERA
Compare il nome di Emilio Spaziante, nelle lunghe deposizioni dei fratelli Pizzicato, che ormai sembrano aver acquisito la “protezione” da parte del colonnello Mendella.
«Nel 2010 — racconta Giovanni Pizzicato — il commercialista De Riu mi disse che era opportuno trasferire a Roma la sede della società, allora Gotha spa, così da ricadere sempre nel controllo del Mendella. Io seguii il consiglio. Dopo sette giorni, ci fu una verifica di carattere generale, condotta dai finanzieri di Roma. De Riu mi disse che erano arrivati una serie di esposti e quindi l’avvio di una verifica su disposizione del Mendella era un modo per continuare ad assicurarmi protezione ». Ma la norma non prevedeva, in teoria, che fosse il Mendella ad occuparsi di quel controllo. «De Riu — aggiunge Pizzicato — mi aveva detto che questa verifica, per poter essere autorizzata, in quanto di competenza territoriale di un altro comando, aveva richiesto una speciale autorizzazione concessa da due generali, uno dei quali mi fu detto essere il generale Spaziante». Aggiunge l’imprenditore: «De Riu mi chiese la somma di 150mila euro perché, a suo dire, erano stati coinvolti, data la natura straordinaria dell’iniziativa, i generali che l’avevano autorizzata ». I Pizzicato non pensano mai di denunciare. Hanno guai con altri accertamenti all’estero. E difatti: «Anche in quell’occasione ritenni di dover pagare». Ma chi sono davvero quei due generali? È la prossima tappa dell’inchiesta. Questo episodio non risulta contestato a Spaziante, sotto inchiesta per corruzione in un diverso filone. Ma c’è anche il generale Vito Bardi, indagato con la stessa ipotesi, in un capitolo dai dettagli ancora riservati. Non risulta sotto inchiesta, il generale Ignazio Gibilaro, che risulta aver autorizzato la verifica fiscale al centro delle indagini.
LE TANGENTI NELLE SCATOLE DEI CELLULARI
È il 2 novembre del 2013, Giovanni Pizzicato comincia la sua lunga deposizione che svela alla Procura una sorta di «sistema» di corruzione all’interno della Finanza. «Le nostre società hanno beneficiato di alcune coperture. Ma non sono andate a cercarmele io. Sono stato cercato da persone che mi hanno imposto questo servizio», è la sua premessa. «De Riu ci propose di trovare un accordo economico con Mendella in misura proporzionale al volume d’affari della società, che allora si chiamava Magenta. Non fu indicata una percentuale, ma mi fu detto che con 15 mila euro al mese potevamo star tranquilli». I Pizzicato cominciarono a pagare. Prosegue l’imprenditore: «I versamenti iniziali furono di 15 mila euro mensili, nel tempo cresciuti a 20 mila e a 30 mila euro. Era sempre De Riu che, per giustificare l’aumento della richiesta, mi ricordava che il volume d’affari era cresciuto, che gli affari andavano bene e che questo naturalmente in conseguenza dei controlli che venivano omessi. Infatti non abbiamo mai avuto alcun controllo generale o comunque mirato dalla Finanza. In tutto, avrò versato oltre un milione di euro». Pizzicato precisa però di non aver «mai parlato di soldi direttamente con l’ufficiale Mendella». I contatti avvenivano con De Riu. «In qualche circostanza ho messo i soldi contanti in una confezione di un cellulare, chiedendo alle mie segretarie di consegnali a De Riu. Tutti i versamenti sono stati a Napoli, anche se in luoghi diversi. Qualche volta De Riu veniva a casa mia, al mio studio».
LA FESTA IN BARCA CON VIP E CALCIATORI
Estate del 2006. Il rapporto tra il colonnello Mendella e l’imprenditore dei locali notturni, e delle società con affari in Lituania e Bulgaria, è strettissimo. Racconta Pizzicato ai pm: «Voglio aggiungere un ulteriore episodio a riscontro dei miei rapporti con il Mendella, quando nell’estate del 2006 raggiungemmo a Capri il presidente degli Industriali Paolo Graziano, che festeggiava in barca il suo compleanno. Si trattava di un Mangusta e a bordo c’era anche l’ex calciatore del Napoli Ciro Ferrara, con la famiglia di Fabio Cannavaro, quest’ultimo sulla sua barca. Lo yacht di Graziano fu da noi raggiunta con un gommone di mio cugino, Sergio Reale, l’imprenditore della catena di negozi “Acqua & Sapone”». Aggiunge Pizzicato: «Noi partimmo da Ischia, con la mia barca su cui c’era anche Mendella con la sua compagna, oltre De Riu con la sua fidanzata dell’epoca». Graziano, sentito dai pm, conferma di aver avuto come ospiti, tra gli altri, anche quei personaggi: ma è estraneo alle indagini, come i due ex calciatori e Reale. Nell’estate del 2007, rivela ancora Pizzicato: «La società Magenta (una delle loro imprese, ndr) pagò una settimana di soggiorno al residence “La smeraldina” di Porto Rotondo dove alloggiarono sia il De Riu, che il Mendella».
LE CABINE TELEFONICHE PER DEPISTARE
Indagato per rivelazione di segreto anche un penalista napoletano, Marco Campora, amico di Mendella e De Riu. L’alto ufficiale, pur di non lasciare traccia di rapporti diretti con De Riu, avrebbe contattato l’amico penalista usato come “ponte telefonico” e avrebbe utilizzato persino cabine telefoniche pubbliche (le ultime rimaste sul territorio) o l’utenza del suo autista, che non a caso si insospettì e ne parlò con il suo ex comandante. Il colonnello Mendella sarebbe stato «informato da Campora delle intercettazioni in corso». Ma gli avvocati Domenico Ciruzzi e Anna Ziccardi, legali di Campora, che è stato perquisito, parlano di «totale estraneità» del penalista «ad ogni ipotesi di reato».

Dario Del Porto e Conchita Sannino, la Repubblica 12/6/2014