Gianluca Veneziani, Libero 11/6/2014, 11 giugno 2014
MARINE CANCELLA IL PADRE DAL WEB VOLANO GLI STRACCI TRA I LE PEN
Forse bisognerebbe scomodare la tragedia e la mitologia greche per raccontare quanto sta avvenendo in Francia nella famiglia Le Pen. Il padre Jean-Marie accusa la figlia di parricidio simbolico. E Marine, di rimando, gli ricorda che, con le sue dichiarazioni non solo sbaglia per sé ma divora anche le sue due creature, cioè lei stessa e il partito, un po’ come faceva Saturno coi suoi figli.
Dopo la querelle dei giorni scorsi, il fondatore del Front National non l’ha presa molto bene nel vedere cancellato il suo videoblog settimanale dal sito Internet del partito. Intervistato da Les Inckoruptibles, Jean-Marie Le Pen ha infatti detto di sentirsi «pugnalato alle spalle da mia figlia» e aggiunto: «Se gli do fastidio, possono anche uccidermi. Io di certo non mi suicido». Marine, dal canto suo, non era stata molto tenera con il padre, all’indomani di alcune sue frasi discutibili su un musicista ebreo, Patrick Bruel, avversario del Fn. «La prossima volta ne faremo un’infornata», aveva detto Le Pen padre, in un video pubblicato sul sito del partito, suscitando indignazione nel Paese. Jean-Marie aveva provato a difendersi, sostenendo che la parola francese «fournée» può significare «infornata» ma anche «lotto, categoria di persone» e quindi non andava necessariamente riferita ai forni crematori dei lager. Marine tuttavia non aveva voluto sentir ragioni, ribadendo che il Front National è contrario a ogni forma di antisemitismo e che quello del papà era un «errore politico di cui il partito avrebbe subito le conseguenze». Da qui la cancellazione del video del papà e la definizione tranchant che deve aver urtato e non poco JeanMarie: «Lui è il peggior nemico del Front National». Tac, parole dritte e ficcanti come una pugnalata alle spalle, come il gesto di Bruto che costringe Cesare a sussurrare mentre muore: «Anche tu, figlio mio...». Eh già, anche tu figlia mia, deve aver pensato l’85enne Jean-Marie. Lui però è uno tosto. Eccolo allora replicare a chi gli chiedeva un mea culpa o perlopiù il silenzio: «Considero che l’errore politico sia di quelli che si sono allineati al pensiero unico. Vorrebbero assomigliare a tutti gli altri partiti». Per la serie: io sarò pure solo, abbandonato e messo alla gogna dal’intera Francia; ma tu, figlia mia, sei come tutti gli altri.
L’uomo che ha trasmesso la vita, il cognome, la passione politica e il partito a Marine rischia insomma di diventarne il maggiore ostacolo. Jean-Marie ha favorito la successione di padre in figlia senza fare particolari resistenze, ma ora queste sue affermazioni fuori dal coro e dal buon senso sembrano quasi un tentativo goffo di riacquisire un protagonismo politico ormai perduto, di tornare sulla scena, di avere un ultimo scampolo di luce dei riflettori. Da qui si impone per Marin un compito gravoso: la rottamazione non solo dei vecchi del Fn e dei loro retaggi parafascisti, ma in primo luogo la rottamazione di suo padre. Se la Le Pen perderà voti e non riuscirà a costruire attorno a sé un consenso trasversale (realizzato faticosamente grazie a un’opera di normalizzazione, avviata dal compagno di Marine, Louis Alliot), la colpa sarà soprattutto dell’anziano Jean-Marie. Una colpa che ha a che fare, secondo molti, col peccato originario del partito. Ma da cui occorre redimersi, se si vuole andare incontro a Bruxelles e non regredire a Vichy.