Fabio Tonacci Francesco Viviano, la Repubblica 12/6/2014, 12 giugno 2014
VENEZIA
Mister X è il Partito Democratico del Veneto. La fantomatica «terza persona», a cui sarebbero andati i soldi che il Consorzio Venezia Nuova ha girato a Giorgio Orsoni, 110 mila euro «contabilizzati — sostiene la procura, che ha anche parlato di altri 450mila euro in nero — ma frutto di sovraffatturazioni», è dunque il Pd locale. La loro casa madre. È stato lo stesso sindaco a farlo capire chiaramente ai magistrati durante l’interrogatorio di garanzia, avvenuto nell’aula bunker di Mestre sei giorni fa. Durante il quale ha spiegato un retroscena ancora inedito: «Fui spinto dal partito ad accettare i finanziamenti di Mazzacurati, ma io non ho mai visto un euro». Fa anche tre nomi, Orsoni. Quelli di Michele Mognato, Gianpietro Marchese e David Zoggia. Cioè gli uomini che nel 2010 avevano in mano il Pd veneto. Due sono diventati deputati. Uno è finito agli arresti.
L’INTERROGATORIO DI ORSONI
Orsoni ha parlato per due ore, davanti ai pm Paola Tonini, Stefano Ancillotto e Stefano Buccini. I suoi legali sostengono che abbia chiarito tutto, per cui hanno fatto istanza di scarcerazione dai domiciliari. Richiesta che però, al momento, non è stata ancora accolta. Così come è stata rigettata quella di Giancarlo Galan, il quale chiede di essere ascoltato dai pubblici ministeri e, soprattutto, vuole essere sentito alla Camera. Secondo quanto ha ricostruito nell’interrogatorio il sindaco, durante la campagna elettorale del 2010 per le comunali e per le provinciali, la segreteria del Pd veneto non era contenta di come stavano andando le cose. Soprattutto temevano la candidatura di Renato Brunetta, che si presentava per la carica di sindaco. «È a quel punto che vennero da me in tre», sostiene Orsoni. Appunto Michele Mognato, allora segretario provinciale del partito, Zoggia (eletto nel 2013, come Mognato, alla Camera dei deputati) e Marchese, l’ex vicepresidente regionale del Pd arrestato due settimane fa. Sono loro, secondo quanto dice il sindaco, ad aver insistito perché si avvicinasse al Consorzio e ottenesse il finanziamento. I pm, nei 16 faldoni dell’inchiesta, hanno già ricostruito come avvenne quel passaggio di 110mila euro. Sia Piergiorgio Baita, ex ad del Mantovani, sia Giovanni Mazzacurati, il gran burattinaio del Mose, sostengono di aver dato il denaro a Ferdinando Sutto — la persona che effettuava i pagamenti per conto del “supremo” — e di lì al commercialista di Orsoni, il gestore del comitato elettorale. Sutto, secondo un’informativa del nucleo tributario della guardia di Finanza, lo avrebbe anche spinto a fare un bonifico di 30mila euro
alla Fondazione Marcianum, nata per la volontà dell’allora patriarca Angelo Scola.
“IL MINISTERO IN MANO A BAITA”
Dalle 110mila carte depositate dal gip, viene fuori anche un interrogatorio ancora inedito di Claudia Minutillo, la segretaria di Galan, la quale racconta di un incontro al ministero delle Infrastrutture, al tempo guidato da Pietro Lunardi: «Ci fu una riunione dell’allora ministro alla presenza cinque presidenti di regioni e Lunardi propose di non fare più la Venezia-Cesena ma la Venezia-Orte, che poi addirittura
diventò Venezia-Civitavecchia ». I presenti si trovarono subito d’accordo: «In altre occasioni ci avrebbero impiegato 10 anni, invece in pochissimo tempo misero Vito Bonsignore, che era il promotore di questa cosa, si dice legato a Caltagirone... Mi ricordo che erano tutti d’accordo, anche i vertici di Forza Italia perché ne avevano parlato a Galan sia Dell’Utri che Previti... Baita teneva i contatti con il dottore Albanese del gruppo di Bonsigonore e poi avevano dentro al ministero delle persone…». E qui spunta, ancora una volta, l’ex amministratore del colosso delle
costruzioni Mantovani: «C’era il direttore generale delle Infrastrutture, la dottoressa Barbara Marinali, che rispondeva totalmente a Baita. E poi c’era Ercole Incalza… quello era da sempre un riferimento per tutti quanti». Nell’ennesimo interrogatorio fiume, la Minutillo racconta di una busta con 500-600mila euro. Chi erano i destinatari, chiede il magistrato? «Spesso mi fu fatto il nome di Gianni Letta, che era quello che gestiva per nome e per conto del governo Berlusconi, molto spesso per far sì che venissero stanziati i soldi per i fondi destinati al Mose».
I LUSSI DI MAZZACURATI
Leggendo tutte le informative dei finanzieri, che per due anni hanno seguito Mazzacurati, si capisce bene di che pasta è fatto l’uomo. Dell’amore per il lusso, a spese degli Italiani. Analizzando conti correnti e intercettazioni, viene fuori «l’innegabile spreco» e lo «sfrenato uso privatistico delle risorse pubbliche» « del patron del Consorzio Venezia Nuova. Al quale non bastava aver comprato «a spese del contribuente», l’installazione di impianti di climatizzazione «in abitazioni private», «rinfreschi alla Mostra del cinema», non gli era sufficiente essersi aumentato
lo stipendio di un milione di euro e aver messo sul bilancio del Consorzio anche il personale di servizio di casa propria. Aveva puntato pure un super attico a Piazza di Spagna. Un appartamento che aveva visto con la consorte Rosangela Taddei, «da acquistare — annotano gli investigatori, che dunque ritengono avere elementi per sostenerlo — sempre a spese del contribuente». Questa era la loro intenzione, erano a un passo dall’effettuare il contratto, ma poi l’affare è sfumato.
SPAZIANTE E PALENZONA
«Di interesse investigativo» ci sono anche i contatti tra l’ex generale casertano Emilio Spaziante e Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit. «Il Big», come lo chiamava Spaziante. Agli atti ci sono decine di sms tra loro. I due si incontrano il 4 ottobre 2013 nella torre A della sede della banca a Milano. «Emilio — si legge nell’informativa della finanza — potrebbe aver avuto la promessa di un impiego nel management della banca ». Ciò si desume dai messaggi che il militare invia a tale Nando Cazzaniga subito dopo l’appuntamento: «Ho accettato eh…sono molto molto contento», scrive Spaziante. Ma non ha raccolto solo per sé, a quanto pare. «Ha utilizzato l’incontro in parola per ottenere indubbi vantaggi per suo figlio (si tratta verosimilmente di un finanziamento) ». Telefona a Daniele (il figlio, ndr ), poco dopo aver contattato Cazzaniga: «È andato tutto benissimo, la pratica è tutta completa quando la porti da Bologna, appena portiamo le carte la trattazione lì dopo una settimana, dieci giorni, dovrebbe passare».