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 2014  giugno 11 Mercoledì calendario

MPS, L’AUMENTO FA SBANDARE LA BORSA


Non si sblocca neppure al secondo giorno di contrattazione lo stallo sul titolo Mps. Anche ieri, analogamente a lunedì, l’azione della banca toscana - che a inizio settimana ha varato un aumento di capitale da 5 miliardi di euro - non è riuscita a fare prezzo per tutta la seduta. Solo all’ultima battuta, in asta di chiusura, ha segnato un aumento del 19,9% a 2,216 euro, ma con volumi risicati, pari a 9 milioni di pezzi scambiati. Stesso copione del giorno precedente anche per i diritti, che invece sono crollati: -7,35% la flessione finale, a 19,92 euro. Operatori e analisti segnalano come le caratteristiche iper-diluitive dell’aumento (5 miliardi di nuove azioni contro i 116,8 milioni di pezzi attualmente sul mercato), siano alla base, almeno per il momento, del mancato incontro tra domanda (fortissima) e offerta (scarsa o inesistente).
Per capire perché la domanda di titoli Mps sia così forte bisogna però dare uno sguardo al mercato degli strumenti derivati. Gli operatori professionali che vogliono adottare una strategia ribassista detengono una posizione corta su opzione call, con la quale puntano a ottenere un profitto da un deprezzamento dell’azione sottostante. L’esercizio anticipato delle call, come spiegava ieri Icbpi in una nota, costringe «i venditori delle opzioni stesse a raccogliere il titolo sul mercato prima della materiale consegna dei titoli sottoscritti con l’aumento di capitale». L’elevatissimo rapporto di concambio - 214 nuove azioni ogni 5 possedute - obbliga coloro che devono consegnare azioni con urgenza a doverne ricercare molte di più sul mercato. Tuttavia queste azioni sul mercato ancora materialmente non esistono. «Si è creato un falso mercato dove il titolo sale ma non può essere scambiato, mentre se compri i diritti puoi acquistare le azioni a sconto», diceva ieri un analista all’agenzia Reuters. Alla forte domanda legata a fattori tecnici da parte dei venditori di opzioni call si somma quella di chi, «sulla base dell’impennata dei prezzi, o nel timore di trovarsi con una partecipazione iper-diluita post-aumento, si lascia attrarre dall’idea che l’esercizio dei diritti convenga», spiega un operatore di una sim milanese.
Più che il prezzo del titolo, su cui di fatto ci sono scambi limitati, val la pena guardare all’andamento del diritto, che ieri come detto ha subìto un ulteriore calo del 7% circa che si aggiunge la flessione del 6,93% di lunedì. Molti analisti guardano a questo strumento per capire il vero umore del mercato sull’aumento. Sulla base dei prezzo attuali dei diritti, il titolo Mps dovrebbe valere circa 1,46 euro, ovvero circa il 34% in meno (si veda tabella).
Si vedrà oggi se ci sarà uno sblocco nell’impasse sul titolo. Resta il fatto che l’andamento dell’aumento - che si chiuderà il 27 giugno con i diritti che saranno negoziati fino al 20 giugno - è sotto il monitoraggio della Consob. Borsa Italiana, nel frattempo, ha deciso di correggere l’effetto distorsivo che le fluttuazioni del titolo Mps potevano provocare sull’indice Ftse Mib, che viene replicato dagli Etf e dalle gestioni passive. In sostanza ora l’indice registra in parte l’andamento del titolo Mps e in parte dei diritti, mentre nel paniere è stata inserita anche una cosiddetta "dummy line" per il peso del contante. La soluzione è stata trovata sulla base dell’assunto che per seguire l’indice Ftse Mib, gli operatori «abbiano venduto alla chiusura di venerdì 6 giugno 2014 abbastanza azioni Mps in modo tale che l’esercizio dei diritti annessi alle azioni rimanenti portasse il numero di azioni a quello previsto nel comunicato» del 6 giugno. Le azioni e i diritti inclusi nell’indice sono 42.610.447 ciascuno e il contante 1.823.727.111, secondo la nota. Intanto fanno discutere le maxi-commissioni che il Monte dovrà pagare alle banche del consorzio di garanzia. In un tweet l’investitore Davide Serra (algebris) ha commentato: «Mps paga 260 milioni, più del 5% del valore dell’aumento di capitale. In pratica ogni 100 euro di nuovo capitale, 5 passano alle banche. Simpatico (nice, in inglese)».

Luca Davi, Il Sole 24 Ore 11/6/2014