Antonello Caporale, Francesco Viviano e Fabio Tonacci, la Repubblica 11/6/2014, 11 giugno 2014
“SOLDI A CASA DI MATTEOLI”, E NELLE CARTE DEL MOSE C’È ENRICO LETTA
VENEZIA.
C’è un memoriale secretato che scotta. Che contiene nomi, cifre, appalti di vent’anni di attività illecite o presunte tali consumatesi attorno al Mose. Porta la firma di Roberto Pravatà, il vicedirettore generale del Consorzio Venezia Nuova, un uomo che per 21 anni ha ricoperto il ruolo di braccio destro di Giovanni Mazzacurati. Il quale, in uno dei verbali di interrogatorio sparsi tra le 110mila pagine dei faldoni dell’inchiesta, si scopre mettere nero su bianco, un’altra, di sicuro non l’ultima, pesantissima accusa: «Nelle campagne elettorali, mi pare, del 2010 e del 2013, ho versato denari all’onorevole Matteoli (l’ex ministro dell’Ambiente e delle Infrastrutture, indagato per le bonifiche di Marghera, ndr ) consegnandoli presso la sua abitazione in Toscana».
Sta uscendo di tutto dai 18 faldoni dell’inchiesta. Erasmo Cinque, l’uomo che mise in contatto Mazzacurati con Matteoli, prenderebbe — secondo un verbale del presidente del Consorzio — il 5 per cento del maxi appalto dell’Expo, quello della cosiddetta Piastra. Per dirne una. Un’altra: Flavio Tosi, sindaco di Verona, avrebbe avuto 15mila euro da Piergiorgio Baita, «come finanziamento regolare».
IL MEMORIALE SECRETATO
Il memoriale, dicevamo. È stato sequestrato a casa di Pravatà il 12 luglio del 2013, dopo l’arresto di Mazzacurati per turbativa d’asta. «Con lui trascorrevo 2-3 ore al giorno — racconta Pravatà in un successivo interrogatorio — e quindi in tali occasioni raccogli anche confidenze riservate. Sono stato allontanato dal Consorzio perché ero in forte disaccordo con Mazzacurati, in quanto disapprovavo i metodi che io ritenevo censurabili con i quali il consorzio acquisiva il consenso. Ho appreso e sono venuto a conoscenza, spesso casualmente, di molti episodi di rilevanza penale». Una copia del memoriale è stata consegnata direttamente nelle mani del procuratore capo di Venezia, Luigi Del Pino, che lo ha subito secretato. Segnale che il contenuto può essere devastante: tutti i fatti riferiti da Pravatà in queste ore sono sottoposti a riscontri e conferme, perché tale documento, una sorta di diario dettagliatissimo, non rimanga solo un pezzo di carta.
LA CAMPAGNA DI ENRICO LETTA
«Mazzacurati — racconta Pravatà — mi convocò per dirmi che il Consorzio avrebbe dovuto concorre al sostenimento delle spese elettorali dell’onorevole Enrico Letta, che si presentava come candidato per un turno elettorale attorno al 2007 con un contributo dell’ordine di 150mila euro». Di che tipo di contributo parla, Pravatà? Come fu convogliato, se è stato convogliato, al comitato di Letta? L’uomo non lo spiega. Aggiunge però altro. «Il presidente mi disse che Letta aveva come intermediario per il Veneto, anche per tale finanziamento illecito, il dottor Arcangelo Boldrin, con studio a Mestre. In effetti venne predisposto un incarico fittizio per un’attività riguardante l’arsenale di Venezia». Si tratterebbe di una di quelle sovvenzioni “nerobianco” di cui Pio Savioli, il compagno P, ha spiegato il funzionamento: soldi che vengono stornati con un’operazione illecita, ma che poi vengono usati, e rendicontati, per appoggiare candidati politici. «Nego assolutamente tutto — replica a Repubblica Enrico Letta — cado totalmente dalle nuvole, tutti i finanziamenti che ho ricevuto nelle mie campagne elettorali sono sempre stati regolarmente denunciati e registrati e dunque sono pubblici».
“GIANNI LETTA CHIESE I SOLDI”
Pravatà è una valanga. Non risparmia nessuno. «Un giorno Mazzacurati mi disse che Gianni Letta aveva per la prima volta chiesto i soldi. Bisognava fare un intervento per permettere al ministro Lunardi di liquidare la sanzione della Corte dei Conti». La vicenda è nota, risale al 2006. L’allora titolare delle Infrastrutture era stato condannato a risarcire personalmente con un milione e mezzo di euro per aver rimosso l’allora presidente dell’Anas senza delibera consiliare. Pravatà aggiunge dettagli non ancora noti. «Mazzacurati decise di provvedere, dividendo l’onere tra la Fincosit e Condotte. Le due società presentarono due riserve fittizie redatte dall’ingegner Neri. Il Consorzio le pagò al 50 per cento, le due società riversarono importi a società fittizie di Lunardi, in questo modo circa tre o quattro milioni di euro complessivamente. Mazzacurati mi stimolò a garantire il rapido pagamento delle fatture».
L’ex sottosegretario Gianni Letta, secondo quanto scrive Pravatà nel memoriale, ha sempre avuto un occhio di riguardo per il Mose: «Ha avuto un ruolo molto importante nella definizione delle procedure di infrazione alle norme
comunitarie. Ed era il tramite verso il presidente Berlusconi nei confronti di Tremonti per il flusso dei finanziamenti per la continuità dell’opera».
I VIAGGI DI MONORCHIO
Ma perché il fiume di denaro che scorreva da Roma fino alla Laguna non trovasse intoppi, c’era anche il lavoro di un alto funzionario. Dal memoriale escono anche le gite in Scozia, in Romania e sul Danubio per Andrea Monorchio, l’attuale presidente del Consap (società del ministero delle Finanze), che dal 1989 al 2002 ha avuto in mano i conti pubblici dell’Italia, nel suo delicato ruolo di ragioniere generale dello Stato. Sostiene Pravatà: «Un contributo importante venne garantita da Monorchio, il quale si adoperava perché nei giorni convulsi dell’approvazione della legge finanziaria venissero inserite voci riguardanti la salvaguardia di Venezia, e quindi il Mose». Impegno che aveva un costo. «Mi risulta che siano stati assicurati al dottor Monorchio alcuni viaggi in Scozia, Romania, sul Danubio, sempre a spese del Consorzio». Stando al diario di Pravatà, Monorchio era in buona compagnia: «A queste escursioni partecipavano esponenti politici di livello nazionale, come ad esempio il dottor Valducci ». Il riferimento è a Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti alla Camera all’epoca del governo Berlusconi.
I FAVORI CHIESTI DA CACCIARI
Sull’ex sindaco, Mazzacurati mette a verbale: «Ho avuto rapporti con Cacciari, che mentre era sindaco mi ha chiesto di aiutare un’impresa che si chiamava Marinese ». E poi: «Cacciari mi ha chiesto una sponsorizzazione di 300mila euro per la squadra di calcio, però, insomma, una roba così».
Antonello Caporale, Francesco Viviano e Fabio Tonacci, la Repubblica 11/6/2014