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 2014  giugno 11 Mercoledì calendario

IL CSM AMMETTE: INDAGINI SUL CAV IRREGOLARI


Gli addetti ai lavori, quando scoppiò la grana Robledo-Bruti Liberati, dissero che significava essenzialmente una cosa: che Bruti Liberati non avrebbe bissato l’esperienza da procuratore capo (probabilmente) e che Robledo (probabilmente) sarebbe finito in un’altra procura, magari in una città di mare, come lui spesso auspicava. Ecco, diciamo che potrebbe succedere una cosa e l’altra: cioè che se ne andranno entrambi anche se alla fine non sarà punito nessuno, come d’uopo nella magistratura italiana. La scorsa settimana il Csm si era orientato a non avviare procedure di trasferimento per Edmondo Bruti Liberati né per il suo accusatore Alfredo Robledo, procuratore aggiunto che aveva segnalato gravi e documentate anomalie nella gestione di importantissime inchieste milanesi. Ieri, invece, è cominciato il secondo atto della commedia: la Settima Commissione del Csm passerà la patata bollente ai titolari dell’azione disciplinare e cioè alla procura generale della Cassazione e al ministro della giustizia. Dovranno decidere loro, ma non c’è motivo di ritenere che decidano chissà che cosa: altrimenti il Csm avrebbe deciso in primis.
Questo in concreto. Per quanto riguarda invece la teoria, cioè le lagnanze formali, la Settima sezione ha deciso di rimarcare alcune delle macroscopiche abnormità che hanno caratterizzato la gestione e assegnazione delle inchieste in esame. Tutti le accuse di Robledo, in pratica, sono oggetto di risoluzioni che danno un colpo al cerchio e uno alla botte, cioè uno a Bruti e uno a Robledo. Per cominciare, occorreva un «formale coinvolgimento» di Robledo nei processi Ruby, dunque la prassi di assegnarli direttamente al pm Pietro Forno in effetti «non si pone in linea» coi criteri organizzativi della procura: Bruti Liberati «doveva motivare le ragioni per cui assegnò il coordinamento dell’inchiesta Ruby a Ilda Boccassini». Inoltre c’è stato un innegabile «ritardo nella trasmissione del fascicolo» (quello dimenticato in cassaforte da Bruti Liberati per due mesi) ma c’è stata anche un’inerzia di Robledo nel sollecitarne l’adempimento, tanto che lui stesso lo reclamò solo dopo l’uscita di un articolo di giornale. Non ha giovato a Robledo anche la «prospettata sovrapposizione di indagini» sul caso Expo e l’insistenza del procuratore aggiunto nel richiedere atti che erano già stati assegnati; tantomeno gli ha giovato la «prospettata messa a rischio della segretezza delle indagini... per effetto della trasmissione di atti al Csm da parte di Robledo». Insomma, Robledo secondo il Csm ha rivelato l’esistenza di una inchiesta ancora segreta con arresti ancora segreti. D’altra parte, fa capire il Csm, a Milano Bruti Liberati faceva un po’ come voleva: è mancata e manca «una precisa disciplina» sull’assegnazione dei fascicoli e l’organizzazione denota perciò «significative lacune». Anche se le indagini sono state ritenute comunque «tempestive ed efficaci», resta che quelle su Ruby doveva farle Robledo. E resta che questo, e altro, rischia di «esporre l’ufficio al pur semplice sospetto di una gestione personalistica di indagini delicate» su Silvio Berlusconi: chi l’avrebbe mai detto. Qualcuno, cioè, potrebbe pensare che Bruti Liberati volesse affidare i fascicoli sul Cavaliere soprattutto a uomini di Magistratura democratica: un sospetto insopportabile. L’assegnazione del fascicolo Ruby a Ilda Boccassini e a Piero Forno è avvenuta prima oralmente e poi con un provvedimento «privo di motivazione della cui opportunità (se non addirittura necessità) non può dubitarsi». Va bene tutto, cioè, ma il regolamento «non giustifica il superamento delle competenze specialistiche». Il cerchio e la botte, si diceva. Ora l’eventualità di un provvedimento disciplinare per i due litiganti resterà nelle mani del procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani (ex pm del processo Mills) e del Guardasigilli Andrea Orlando. Ma gli atti finiranno anche alla quinta sezione del Csm, quella che decide sugli incarichi direttivi. E che, a Csm rinnovato, potrebbe decidere che per Edmondo Bruti Liberati l’ora della pensione è arrivata.