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 2014  giugno 10 Martedì calendario

Maurizio Caverzan per “Il Giornale” urbano cairo urbano cairo Si salvano in pochi. Michele Santoro e i suoi, le star di Beppe Caschetto, Maurizio Crozza, Lilli Gruber e Corrado Formigli

Maurizio Caverzan per “Il Giornale” urbano cairo urbano cairo Si salvano in pochi. Michele Santoro e i suoi, le star di Beppe Caschetto, Maurizio Crozza, Lilli Gruber e Corrado Formigli. Si salvano? Diciamo che schivano le forbici di Urbano Cairo, il patròn di La7. Per gran parte degli altri produttori, service e fornitori tra i quali ci sono aziende come Endemol, Sky e Magnolia, è un inseguimento, una rincorsa estenuante, non sempre coronata dal successo. Per le piccole società, invece, il rinvio sine die del saldo può essere fatale. «Con Telecom i pagamenti erano puntuali, quasi asburgici», rivela una fonte. «Adesso, invece...». Qualche giorno fa L’Espresso ha segnalato l’attesa del «pagamento di undici fatture» di Abruzzo24ore che fornisce immagini al tg di Mentana. Attese da sfinimento anche per «la calabrese World Diffusion Idea, Video Sign di Salerno, Umbria Tv e Toscana Tv». E i dipendenti della rete chic? Nemmeno loro stanno sereni al momento di spulciare la busta paga, temendo straordinari o domeniche lavorative dimenticate. Urbano Cairo con Roberto e Signora Amodei Urbano Cairo con Roberto e Signora Amodei Eccessi di apprensione? Può darsi. A differenza di altri gruppi editoriali, il conto economico di La7 non è in sofferenza. Gli introiti pubblicitari, più 6 per cento nel primo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2013 (proprietà Telecom), sono in controtendenza e ora il margine operativo lordo registra un più 0,8 milioni mentre un anno fa c’era una perdita di 15,8 milioni. Urbano Cairo e Antonio Matarrese - Copyright Pizzi Urbano Cairo e Antonio Matarrese - Copyright Pizzi Quella del tycoon, editore di riviste popolari e padrone del Torino Calcio che in fotografia tradisce spesso un’aria sorniona, sembra essere una tecnica studiata. Ci provo e, tanto o poco, risparmio. Fosse così sarebbe una virtù, un modo di amministrare tipico di certi vecchi capitani d’industria. Appena insediato, primavera 2013, al momento di saldare il servizio di catering dell’intera annata, contestò e decurtò l’importo del contratto con il bar che serviva pizzette e tartine agli ospiti di Otto e mezzo. Altra leggenda è quella del controllo sui taxi degli ospiti di Omnibus. Le protagoniste con Urbano Cairo - Copyright Pizzi Le protagoniste con Urbano Cairo - Copyright Pizzi Gli invitati partecipano gratis al programma, ma la rete provvede al trasporto negli studi di Via Novaro. Spulciando un mese di scontrini, saldati con buono aziendale, Cairo scoprì che l’importo del percorso d’andata era parecchio inferiore a quello del ritorno e s’insospettì. D’ora in poi si pagherà in contanti, dispose. Fatte le verifiche si scoprì che il traffico romano delle 7 del mattino è parecchio inferiore a quello delle 10. Giallo risolto. Ma l’episodio divulgò subito la nomea di tagliatore di spese del nuovo padrone. Negli ultimi tempi però la prassi ha toccato livelli meno folcloristici. E qualcuno comincia a spazientirsi. Soprattutto perché il ritardo nei pagamenti mette a rischio la vita delle aziende minori. Qualche mese fa sulle scrivanie dell’editore e dell’amministratore delegato Marco Ghigliani è arrivata una lettera dell’Apt a tutela di alcuni piccoli produttori in attesa del saldo dalla Cairo Communications. Più di recente sugli stessi tavoli è piovuto anche il decreto ingiuntivo del giudice al quale si è rivolta Sky Italia per il saldo delle serie «Faccia d’angelo» e «In Treatment», realizzate dalla pay-tv e diffuse in chiaro da La7. SANTORO ANNOUNO SANTORO ANNOUNO La tecnica della Cairo Communications funziona come una spending review retroattiva. Dopo aver fatto attendere il creditore, i suoi uomini propongono un saldo forfettizzato. Ti dobbiamo 100, ti diamo 70 o 80. Così la collaborazione continua. Peccato che a loro volta i produttori abbiano già saldato autori, ospiti, redattori. Sette mesi dopo il clamoroso aborto del programma di Rita Dalla Chiesa, cancellato a una settimana dalla partenza, la Ambra Multimedia di Marco Bassetti attende ancora il saldo della transazione concordata. Per la stagione 2013 de Le Invasioni Barbariche terminate ad aprile, la Endemol è stata saldata a fine dicembre, ma ha dovuto accettare uno sconto del 10%. Altri produttori non hanno ancora visto il contratto di programmi già terminati. Al Giornale risulta che per le produzioni Magnolia del 2013 - Cristina Parodi Live, I menù di Benedetta, Sos Tata e Piazza Pulita - dopo lunga attesa si sia trovato un compromesso su uno sconto del 20% «Non è vero», replica d’istinto l’ad di Magnolia Leonardo Pasquinelli. Ma la successiva spiegazione suona come un’ammissione: «Gli accordi che sono stati presi negli ultimi mesi con La7 rientrano nella normalità in un momento di mercato difficile che porta spesso a ridefinire modelli produttivi e costi». MICHELE SANTORO E GIULIA INNOCENZI ALLA PRESENTAZIONE DI ANNOUNO MICHELE SANTORO E GIULIA INNOCENZI ALLA PRESENTAZIONE DI ANNOUNO Chiaro no? Simile il caso di Piazza Pulita. Anche se Pasquinelli nega ma non troppo («L’accordo non prevede un numero garantito di puntate, la rete ha deciso e concordato successivamente con noi di arrivare fino al 26 maggio») il recente avvicendamento del talk di Formigli con L’aria che tira stasera pare dettato da volontà di riduzione di costi. E poi Piazza Pulita tornerà in autunno e Magnolia produrrà la nuova Miss Italia... Sul fronte dell’editore, Cairo preferisce non replicare. Ma l’amministrazione della rete fa sapere che La7 sta «onorando gli impegni con tutti i suoi fornitori». Però c’è un però: «Nell’ambito del piano di razionalizzazione dei costi e miglioramento gestionale, l’emittente ha chiesto ai suoi fornitori di praticare una revisione dei prezzi e delle condizioni contrattuali anche alla luce dei mutamenti del mercato pubblicitario e televisivo». Peccato che questa «revisione dei prezzi e delle condizioni» sia spesso una decisione unilaterale. 2. CAIRO: «RCS, PIANO DEBOLE: RESTO IN DISSENSO» - L’EDITORE: SERVONO PIÙ TAGLI, HO INCONTRATO ELKANN E C’È UN OTTIMO DIALOGO Antonella Olivieri per “Il Sole 24 Ore” santoro x santoro x Finora nessuno era riuscito nell’impresa di chiudere il «buco nero» di La7. Ma Urbano Cairo che lo scorso anno ha rilevato l’emittente tv ha già portato l’Ebitda in positivo e non ha toccato nemmeno un euro della dote da 88 milioni che Ti media gli aveva concesso per coprire le (allora) prevedibili perdite. «Abbiamo fatto un lavoro di ristrutturazione, senza toccare i dipendenti. Non è scontato. L’altro giorno mi è capitato in mano un ritaglio dove si diceva che Viacom quando ha rilevato Mtv ha fatto un piano di 40 esuberi, poi le uscite effettive sono state 27. Ecco, vorrebbe dire che sui 415 dipendenti di La7 avrei dovuto lasciarne a casa 120, ma non l’ho fatto». E allora cosa ha tagliato? Tutto il resto: costi di produzione, costi di trasmissione e costi generali. Per esempio: i costi generali erano di 25 milioni all’anno, li abbiamo ridotti a 13-14 milioni. Ad esempio le trasferte: nel 2012 si spendevano 1,2 milioni, nel 2013 460mila. Con Telecom Italia media ho negoziato costi di banda un po’ inferiori. I diritti per film e telefilm: si spendevano 27 milioni l’anno, non ha senso visto che produciamo l’80% dei programmi in casa. Ma ho tenuto Santoro, Crozza, Mentana, la Gruber, Formigli, la Bignardi, ho preso Paragone e Sottile. Quando sono arrivato mi sono guardato le fatture una per una e ho esaminato in dettaglio i fornitori. Sa come è andata? Che alcuni mi hanno proposto autonomamente sconti del 20-25%. Solo tagli? E i ricavi? Negli otto mesi del 2013 sono saliti del 3%, nel primo trimestre di quest’anno del 5%. Risultato? Abbiamo recuperato 5,5 milioni al mese. Dal 30 aprile 2013, quando sono entrato, abbiamo tagliato il 40% dei costi. E in 11 mesi l’Ebitda è stato positivo per 4,5 milioni, mentre nello stesso periodo precedente era negativo per 61. L’avrebbe immaginato un anno fa? Onestamente no, però c’era la dote di Ti media che faceva da cuscinetto per coprire le eventuali perdite che erano una costante. Per due anni la dote è vincolata e può essere utilizzata solo per la ristrutturazione di La7. Potrebbe attingere per comprare le frequenze? Non credo, ma non ne abbiamo bisogno. Al 31 marzo Cairo Communication aveva una posizione di cassa positiva per 59 milioni. Cairo è l’unico partecipante all’asta delle frequenze il prezzo sarà il minimo di 30 milioni. Il termine scade il 15: presenterà l’offerta? Vediamo, stiamo decidendo. Un mux ha circa 22 mega, noi ne utilizziamo circa un terzo e il resto potremmo affittarlo ad altri o lanciare nuovi canali. La7 utilizza i mux di Ti media. Non c’è un problema di sovrapposizione? Rilevando le frequenze ci vorrebbe un anno e mezzo per arrivare alla copertura attuale e il contratto con Ti media ci consente di uscire nel 2016. Com’è che ha messo così tanta carne al fuoco investendo anche in Rcs? Perchè era conveniente: ho comprato i diritti inoptati dell’aumento di capitale sul mercato. E poi sono convinto che Rcs abbia un buon potenziale. Però ci vuole più ambizione. Non si può continuare a ripetere "siamo in linea col piano" e poi perdere un sacco di soldi: che piano è? Ce l’ha con la gestione? Il consiglio è espressione del vecchio patto. Fiat ha ancora la maggioranza: se l’ad non piacesse lo cambierebbe. Io Pietro Scott Jovane lo conosco anche: è una persona perbene che ci sta provando. Però dico: non accontentiamoci. Rcs ha 1,45 miliardi di costi, 350 milioni sono le spese per il personale. Resta un miliardo e cento: basterebbe tagliare i costi del 15%-20% e l’Ebitda da negativo per 90 milioni diventerebbe positivo per 75/120. È vero che lei non crede allo sviluppo del digitale? Tutt’altro, ma vorrei capire come fare utili. Nessuno l’ha capito ancora nei media. A lei interessano solo i periodici? No, mi sarebbe piaciuto lanciare un quotidiano popolare tabloid. È da dieci anni che ci penso ma non ho mai trovato il direttore giusto. Rcs però sta ridimensionando la presenza nei periodici e non ha quotidiani popolari. Sì però ha due quoditiani in Italia e tre in Spagna che sono leader. E il Corriere secondo me è un bel giornale. Poi tutto è migliorabile. Cosa ci fa con quella quota in Rcs? Qualcuno dice che è in asse con Diego Della Valle e la famiglia Rotelli per fare un fronte anti-Fiat. Mi sono incontrato con John Elkann a inizio aprile e c’è stato un ottimo dialogo. Della Valle lo conosco anche meglio. Sono questi gli azionisti con cui ho maggiori rapporti, ma non mi sento più vicino all’uno o all’altro. Il mio messaggio è: "fate presto". C’è volontà comune di "fare presto" qualcosa? Spero di sì. Perchè in assemblea ha votato no a tutto tranne che alla cooptazione di Attilio Guarneri in sostituzione di Giuseppe Rotelli? Il sì a Guarneri è un atto di rispetto alla memoria di Rotelli che ha fatto molto per il gruppo. Per il resto ho votato contro per tutti i motivi che ho spiegato: resto in manifesto dissenso. A cosa punta? È vero che Elkann le ha proposto la fusione Cairo-Rcs? Non ho mai affrontato questo argomento con nessuno. Io sto bene con il mio gruppo, di cui detengo il 73%. Vuole dire che lei non è un editore da condominio? Sono abituato a gestire le mie aziende e con la velocità che è indispensabile. Si occuperebbe della gestione di Rcs? È stata una battuta di Della Valle, perchè sono l’unico editore tra i soci. Ma nessuno me ne ha mai parlato e poi sono impegnatissimo con le mie attività.