Piero Bianucci, La Stampa 10/6/2014, 10 giugno 2014
VIAGGIO NEL CERVELLO AUTISTICO TRA BLOCCHI E “SUPERPOTERI”
Strana e terribile sindrome, quella dell’autismo. Il bambino autistico non comunica, ha una sensibilità eccessiva a certi stimoli ed è insensibile ad altri, stenta a riconoscere i visi. Temple Grandin, 67 anni, è nata autistica. Ma insegna zoologia alla Colorado State University, progetta attrezzi per l’allevamento degli animali ed è una brava musicista. Il suo caso clinico è diventato un caso letterario. Di lei ha scritto Oliver Sacks, neurologo e brillante narratore, nel saggio Un antropologo su Marte. Lei stessa è autrice de La macchina degli abbracci, pubblicato da Adelphi nel 2007, e ora lo stesso editore manda in libreria Il cervello autistico, una sorta di autobiografia clinica che la Grandin ha scritto con il divulgatore scientifico Richard Panek (272 pagine, 22 euro).
Per secoli i bambini autistici sono stati respinti ai margini della società se non chiusi in manicomi. La sindrome veniva liquidata come un generico «danno cerebrale». Nel 1943 due neurologi tentarono di descriverla: Leo Kanner ne vide solo gli aspetti drammatici, Hans Asperger riconobbe nei bambini con autismo anche potenzialità superiori alla media. Definiti i sintomi, arriva la statistica: stando ai dati raccolti da un apposito centro americano, nel 2002 un bambino su 150 era affetto da autismo, nel 2012 si sale a 1 su 88, in certe comunità 1 su 33. Serpeggia una pericolosa leggenda metropolitana secondo la quale è il vaccino esavalente a scatenare la sindrome. Risale a uno studio del 1998 smentito dalla comunità scientifica e dalla stessa rivista che lo aveva pubblicato.
La cultura psicoanalitica che negli anni 50 incominciava a permeare gli Stati Uniti fece sì che nell’autismo si vedesse una conseguenza di relazioni sbagliate o assenti tra genitori e figli. Migliaia di madri furono colpevolizzate: i loro bambini erano autistici perché non li avevano guardati negli occhi mentre li allattavano (cosa tecnicamente quasi impossibile), perché li avevano lasciati a lungo soli, perché non li amavano. L’autismo era una malattia dell’ambiente e all’origine c’erano le «madri frigorifero». Ci vollero anni perché si capisse che i genitori finivano per allontanarsi dai figli autistici perché da loro respinti e non viceversa. Un altro rovesciamento del punto di vista riguardò i bambini con autismo: avevano molti problemi, ma anche doti speciali come una potente immaginazione visiva, insolita memoria a breve e medio termine, sguardo dalla precisione fotografica, creatività. Maurice Dirac, forse il più grande fisico del Novecento dopo Einstein, aveva sintomi autistici.
Temple Grandin accompagna il lettore in un romanzesco viaggio dentro il cervello autistico. Nel 1987 fu la prima a guardare dentro il proprio con la risonanza magnetica: il suo cervello non era simmetrico, aveva il ventricolo sinistro più lungo del destro. Anche le amigdale - sede della paura - erano più grandi della media. Ma la maggior parte delle persone con autismo non ha evidenti anomalie cerebrali. Negli Anni 90 la risonanza magnetica funzionale permise di vedere quali parti del cervello si attivano mentre pensiamo, ricordiamo, ascoltiamo musica. Peccato, osserva la Grandin, che il neuroimaging non possa distinguere tra causa ed effetto. Ottenuta nel 2001 la mappa completa del genoma umano, nacque un progetto di ricerca sul Dna delle persone con autismo. Venne fuori una mutazione nel gene che codifica una proteina da cui dipende lo sviluppo delle connessioni tra i 100 miliardi di neuroni del nostro cervello. In realtà si vide poi che le varianti genetiche sono molte, un groviglio quasi inestricabile.
Oggi anche grazie al lavoro di Temple Grandin sappiamo che non esiste l’autismo, ne esiste una infinita serie di sfumature. Ogni caso è unico. E’ possibile ridurre i sintomi negativi e accentuare le doti positive. L’intelligenza visiva degli autistici può risolvere problemi di matematica e di fisica (come fece Feynman disegnando i diagrammi che spiegano gli effetti quantistici). Se affrontiamo un test come quello riportato alla fine del libro, scopriremo che tutti hanno qualche tratto autistico. E troveremo un elenco di 64 professioni particolarmente adatte ai diversi tratti autistici. Dall’idraulico al designer al giornalista.
Piero Bianucci, La Stampa 10/6/2014