Marco Bresolin, La Stampa 10/6/2014, 10 giugno 2014
PARODI: “IO VESTITA COME MICHELLE, ERA UN OMAGGIO SMETTETELA DI CHIAMARCI SINISTRA AL CAVIALE”
Probabilmente non la vedremo ondeggiare nel giardino di casa con l’hula hoop. Ma a Cristina Parodi non dispiace affatto vestire i panni della «Michelle Obama di Città Alta». Lo ha già fatto domenica, abbracciando suo marito Giorgio Gori, il nuovo sindaco di Bergamo. «Era una citazione» spiega mentre i siti d’informazione accostano la foto degli «Obamas» con quella dei «Goris». La first lady con l’abitino bianco e rosso a quadretti, la «first sciùra» pure. «L’ho comprato online mesi fa - ammette l’ex anchorwoman del Tg5, dalla prossima stagione di nuovo in Rai -, speravo fosse di buon auspicio. L’ho pagato 59 euro. Oggi, scontato, ne costa 52». Minima spesa, massima resa.
Perché la Bergamo del forzaleghismo ormai ingiallito ha voltato pagina. Ha scelto di sposare un’immagine più patinata: quella dell’ex manager televisivo col pallino della politica, affiancata a quella della sua signora, che nell’ultimo libro dispensa consigli di stile. «Stimo Michelle Obama, ma per favore non facciamo paragoni: loro sono mostri sacri, noi soltanto delle matricole».
Certo, domenica notte il contrasto era forte. E faceva un certo effetto vedere il neosindaco cantare Bella Ciao con gli ex diessini bergamaschi, sotto un tendone tra bicchieri di plastica pieni di birra. Perché c’è ancora chi, da sinistra, continua a considerare quella coppia come un prodotto di Cologno Monzese, nei cui corridoi è sbocciato l’amore sotto lo sguardo di Berlusconi. Mentre, da destra, i «Goris» sono visti come un emblema della «sinistra caviale». «È una definizione sgradevole - si scoccia la Parodi -, anche perché io non sono di sinistra». Ah. «Ma nemmeno di destra. Sì, è vero, in passato ho sempre votato centrodestra e ho creduto molto nel centrodestra. È la tradizione politica della famiglia in cui sono cresciuta».
Poi però è arrivato Renzi. «Ho iniziato subito a seguirlo. Ha portato una ventata di novità, ha dato un senso di concretezza alla politica. E in Giorgio ho trovato la stessa energia, la stessa convinzione». Gori il Renzi di Bergamo? «Loro sono la sinistra moderna. Hanno la stessa voglia di cambiare le cose, in fretta. Da una parte per l’Italia e per gli italiani. Dall’altra per Bergamo e i bergamaschi». E anche la stessa testardaggine. Dopo il flop alle primarie per le Politiche del 2013, Gori non si è arreso. «Perché lui è un testone, un vero ariete. Ha superato ogni pregiudizio». Anche le accuse di abusivismo per quella veranda realizzata senza permessi. «Sono stati attacchi brutti, che non ci meritiamo. Ma si sono rivelati un boomerang per gli avversari». Ride.
E adesso lui, al debutto assoluto in politica, nel primo giorno da sindaco annuncia le sue priorità: «Rimuoveremo le panchine anti-clochard», quelle volute dal sindaco uscente Franco Tentorio (centrodestra). «Lo abbiamo sconfitto - spiega Gori - perché noi siamo andati quartiere per quartiere». Con Giorgio c’era sempre la moglie. «Ho conosciuto quartieri e periferie in cui non ero mai stata - spiega lei -. Ho girato oratori, centri anziani, chiese. E ho trovato uno spirito di coesione e una solidarietà a mio avviso unici. È stata una bella lezione». Che ora bisogna mettere in pratica.
Marco Bresolin, La Stampa 10/6/2014