Michele Brambilla, La Stampa 10/6/2014, 10 giugno 2014
CATTANEO, IL SINDACO PIÙ AMATO RESPINTO DAI SUOI CITTADINI
Sembra morto in culla il Renzi di destra, ossia Alessandro Cattaneo, 35 anni, ingegnere, volto televisivo, sindaco ormai uscente di Pavia. Due anni fa aveva creato il movimento dei «formattatori», che era un po’ l’equivalente moderato dei «rottamatori»: diceva che bisognava rinnovare tutti i vertici dell’allora Pdl e dare spazio ai giovani. Ma domenica ha perso il ballottaggio e siccome è sempre facile infierire sui vinti a Pavia gira ora una facile battuta: «Il formattatore è stato formattato».
Eppure nessuno si immaginava la sua sconfitta. Neanche quelli del Pd, che hanno conquistato la poltrona del sindaco con Massimo Depaoli, un gentile professore che è tutto l’opposto del formattatore: un tipo discreto che se può evita anche le tv locali. Il Pd – sia detto senza offesa – l’ha candidato come ripiego, dopo aver cercato invano un nome forte fuori città. Tirava comunque aria di sconfitta, e molti del centrosinistra ammettono di aver sperato fino all’ultimo che Forza Italia presentasse Cattaneo alle Europee per avere alle comunali un avversario più abbordabile. «Sinceramente non ci aspettavamo di vincere», confessa pure Alessandro Alfieri, segretario regionale lombardo del Pd.
Tantomeno si aspettavano di perdere quelli del centrodestra. Cinque anni fa Cattaneo aveva vinto al primo turno con il 54,4 per cento. Il feeling con la città è poi sempre parso buono, tanto che un sondaggio del Sole 24 Ore aveva incoronato Cattaneo «sindaco più amato dagli italiani». Due settimane fa, al primo turno, la strada per la riconferma sembrava spianata: il formattatore aveva preso 18.350 voti, pari al 46,68 per cento, contro i 14.326 voti (36,44) di Depaoli. Ma domenica ecco l’inatteso ribaltone: 17.068 voti e 53,13 per cento per Depaoli; 15.060 voti e 46,87 per cento per Cattaneo.
Che cosa è successo in queste due settimane? «Non abbiamo nulla da recriminare, perché per cinque anni abbiamo lavorato bene», ha detto lo sconfitto nella sala di San Martino di Tours, sede del suo comitato elettorale. Da signore, Cattaneo ha fatto gli auguri al vincitore. Non ha potuto però non sottolineare di essere stato lasciato solo: «Questa campagna elettorale è stata di tutti contro uno, e di questi tempi essere contro paga». Forse anche un’allusione al fatto che i big del suo partito, Forza Italia, non l’hanno aiutato più di tanto.
Ma forse le ragioni della sconfitta sono da ricercare – più che nel calo generale del centrodestra – in fattori locali. «Confermo che la vittoria di Depaoli è una sorpresa», dice ancora Alfieri del Pd, «ma i risultati della Lombardia credo dicano molte cose. Prima di queste elezioni noi governavamo solo in nove dei comuni con più di 15.000 abitanti in cui si è votato; adesso governeremo in venticinque. E se abbiamo guadagnato ben sedici comuni, forse vuol dire che in Lombardia c’è molta stanchezza verso il forzaleghismo che ha amministrato, male, per troppi anni». E l’effetto Renzi? «Certo c’è anche quello. Ma c’è soprattutto uno straordinario lavoro che abbiamo fatto sul territorio, porta a porta».
Certo adesso, con il senno di poi, si può dire che i segnali di una disaffezione a livello locale c’erano. Al primo turno i dieci punti di vantaggio avevano fatto trascurare alcuni segnali importanti: come la non rielezione del capo di gabinetto di Cattaneo, Luigi Greco, e dell’assessore al Commercio Pietro Trini. Altri due pezzi della maggioranza se n’erano andati ancor prima: l’assessore alle Pari opportunità Cristina Niutta ha scelto di correre da sindaco con Scelta Civica; e il ventinovenne Nicola Fraschini, consigliere di centrodestra, ha fatto la stessa cosa con una sua lista personale. In due, Niutta e Fraschini hanno preso meno di duemila voti: pochi, ma forse senza le loro defezioni Cattaneo avrebbe rivinto al primo turno.
Che cosa farà adesso l’ex enfant prodige? «Credo che ormai si sia mangiato la carriera», dice Gigi Furini, che sfidò Depaoli alle primarie del centrosinistra ed ora è eletto consigliere comunale per il Pd. Furini è un volto noto delle tv locali, dove interpreta il ruolo del tifoso interista: «Anche Cattaneo è un nerazzurro sfegatato come me e frequentiamo insieme gli Inter Club. Che cosa posso dire di lui? Penso sia una persona perbene. Ma è un bel piatto dove c’è solo il contorno: manca la carne».
Forse però il problema è che la carne, nel centrodestra, continua o meglio deve continuare a essere Silvio Berlusconi. Cattaneo il primo novembre del 2012 aveva annunciato di volersi presentare come candidato premier alle primarie del centrodestra. Ma quelle primarie non si sono mai fatte, e Cattaneo è tornato disciplinatamente tra i ranghi di un partito nel quale il capo c’è già, e chi si propone a succedergli deve avere sì una personalità, ma non troppa. Questa è la carriera difficile di un Renzi di destra.
Michele Brambilla, La Stampa 10/6/2014