Veronica Tomassini, Il Fatto Quotidiano 10/6/2014, 10 giugno 2014
INTERVISTA A UNA SCRITTRICE PECCATO CHE SIA SUA MOGLIE...
Nessuno è innocente in linea di massima, questo va detto per inciso. Il sottotitolo a questa storia potrebbe essere “Il tramonto delle marchette” oppure “Il crepuscolo di tutte le conventicole”. È finita insomma, parrocchiette autoreferenziali addio. Lo scrittore Paolo Roversi oggi suo malgrado - può darsi - ne riassume tutti i fallimenti. Ma andiamo per ordine. Ieri mattina sui social network comincia a girare un’intervista pubblicata sul Corriere della Sera a firma appunto del noirista Roversi a una certa Bea Buozzi, autrice di una trilogy fresca di stampa per Mondadori, una specie di Kinsella de noantri, definitivamente dedicata ai tacchi a spillo. Niente da eccepire, frivolezze di importazione, già saggiato il target, il formato ha funzionato una volta, Sex and the City, tutta sta roba qui insegnano. Allora? Roversi dedica a Bea Buozzi “nome de plume di una trentenne milanese” una lunga e partecipata conversazione, spalmata in bella evidenza nelle pagine del giornale diretto da De Bortoli, dicevamo. Poteva finire lì, se non fosse che come si dice il diavolo fa le pentole e si dimentica i coperchi. Il critico Gian Paolo Serino, fondatore e direttore editoriale della rivista letteraria Satisfiction, sempre ieri mattina, nella sua consueta rassegna stampa, pubblica il pezzo firmato da Roversi spiegando però ai suoi tantissimi follower che Bea Buozzi, al secolo Eleonora Boggio, è udite udite “la signora Roversi”, insomma la moglie del Paolo Roversi medesimo. Apriti cielo. La marchetta è già per tutti: “La Marchetta”.
Deontologia alle ginocchia? Senz’altro qualcosa è sfuggito al controllo, i commenti sono centinaia e centinaia, un buuu generale si estende da una bacheca all’altra, migliaia di condivisioni, la polemica si allarga su twitter, arriva a De Bortoli. Serino lo interroga: “È normale che sul Corriere uno scrittore intervisti sua moglie?”. De Bortoli replica immediatamente (immaginiamo costernato): “No, non lo sapevamo, le mie scuse” scrive. De Bortoli chiede scusa, rimpalla la notizia, la polemica si infuoca sempre di più e sempre più febbrilmente. Intervengono grossi nomi del mondo della cultura, scrittori indignatissimi, noiristi che prendono le distanze da quel che fu il fulcro un tempo Paolo Roversi. Nel senso, l’ha fatta grossa, commentano da una bacheca all’altra, poteva almeno dirlo che era sua moglie, piuttosto che darle del Lei e “prenderci per il c..” , si legge di post in post. A occhio e croce, Roversi è nei guai. Intanto Gian Paolo Serino riferisce che la vicenda è stata segnalata ai sindacati dei giornalisti dagli stessi del Corriere. Un bel casino per Roversi. E la trilogy?
Veronica Tomassini, Il Fatto Quotidiano 10/6/2014