Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore 10/6/2014, 10 giugno 2014
«RCS, PIANO DEBOLE: RESTO IN DISSENSO»
[Intervista a Urbano Cairo] –
Finora nessuno era riuscito nell’impresa di chiudere il «buco nero» di La7. Ma Urbano Cairo che lo scorso anno ha rilevato l’emittente tv ha già portato l’Ebitda in positivo e non ha toccato nemmeno un euro della dote da 88 milioni che Ti media gli aveva concesso per coprire le (allora) prevedibili perdite. «Abbiamo fatto un lavoro di ristrutturazione, senza toccare i dipendenti. Non è scontato. L’altro giorno mi è capitato in mano un ritaglio dove si diceva che Viacom quando ha rilevato Mtv ha fatto un piano di 40 esuberi, poi le uscite effettive sono state 27. Ecco, vorrebbe dire che sui 415 dipendenti di La7 avrei dovuto lasciarne a casa 120, ma non l’ho fatto».
E allora cosa ha tagliato?
Tutto il resto: costi di produzione, costi di trasmissione e costi generali. Per esempio: i costi generali erano di 25 milioni all’anno, li abbiamo ridotti a 13-14 milioni. Ad esempio le trasferte: nel 2012 si spendevano 1,2 milioni, nel 2013 460mila. Con Telecom Italia media ho negoziato costi di banda un po’ inferiori. I diritti per film e telefilm: si spendevano 27 milioni l’anno, non ha senso visto che produciamo l’80% dei programmi in casa. Ma ho tenuto Santoro, Crozza, Mentana, la Gruber, Formigli, la Bignardi, ho preso Paragone e Sottile. Quando sono arrivato mi sono guardato le fatture una per una e ho esaminato in dettaglio i fornitori. Sa come è andata? Che alcuni mi hanno proposto autonomamente sconti del 20-25%.
Solo tagli? E i ricavi?
Negli otto mesi del 2013 sono saliti del 3%, nel primo trimestre di quest’anno del 5%.
Risultato?
Abbiamo recuperato 5,5 milioni al mese. Dal 30 aprile 2013, quando sono entrato, abbiamo tagliato il 40% dei costi. E in 11 mesi l’Ebitda è stato positivo per 4,5 milioni, mentre nello stesso periodo precedente era negativo per 61.
L’avrebbe immaginato un anno fa?
Onestamente no, però c’era la dote di Ti media che faceva da cuscinetto per coprire le eventuali perdite che erano una costante.
Per due anni la dote è vincolata e può essere utilizzata solo per la ristrutturazione di La7. Potrebbe attingere per comprare le frequenze?
Non credo, ma non ne abbiamo bisogno. Al 31 marzo Cairo Communication aveva una posizione di cassa positiva per 59 milioni.
Cairo è l’unico partecipante all’asta delle frequenze il prezzo sarà il minimo di 30 milioni. Il termine scade il 15: presenterà l’offerta?
Vediamo, stiamo decidendo. Un mux ha circa 22 mega, noi ne utilizziamo circa un terzo e il resto potremmo affittarlo ad altri o lanciare nuovi canali.
La7 utilizza i mux di Ti media. Non c’è un problema di sovrapposizione?
Rilevando le frequenze ci vorrebbe un anno e mezzo per arrivare alla copertura attuale e il contratto con Ti media ci consente di uscire nel 2016.
Com’è che ha messo così tanta carne al fuoco investendo anche in Rcs?
Perchè era conveniente: ho comprato i diritti inoptati dell’aumento di capitale sul mercato. E poi sono convinto che Rcs abbia un buon potenziale. Però ci vuole più ambizione. Non si può continuare a ripetere "siamo in linea col piano" e poi perdere un sacco di soldi: che piano è?
Ce l’ha con la gestione?
Il consiglio è espressione del vecchio patto. Fiat ha ancora la maggioranza: se l’ad non piacesse lo cambierebbe. Io Pietro Scott Jovane lo conosco anche: è una persona perbene che ci sta provando. Però dico: non accontentiamoci. Rcs ha 1,45 miliardi di costi, 350 milioni sono le spese per il personale. Resta un miliardo e cento: basterebbe tagliare i costi del 15%-20% e l’Ebitda da negativo per 90 milioni diventerebbe positivo per 75/120.
È vero che lei non crede allo sviluppo del digitale?
Tutt’altro, ma vorrei capire come fare utili. Nessuno l’ha capito ancora nei media.
A lei interessano solo i periodici?
No, mi sarebbe piaciuto lanciare un quotidiano popolare tabloid. È da dieci anni che ci penso ma non ho mai trovato il direttore giusto.
Rcs però sta ridimensionando la presenza nei periodici e non ha quotidiani popolari.
Sì però ha due quotidiani in Italia e tre in Spagna che sono leader. E il Corriere secondo me è un bel giornale. Poi tutto è migliorabile.
Cosa ci fa con quella quota in Rcs? Qualcuno dice che è in asse con Diego Della Valle e la famiglia Rotelli per fare un fronte anti-Fiat.
Mi sono incontrato con John Elkann a inizio aprile e c’è stato un ottimo dialogo. Della Valle lo conosco anche meglio. Sono questi gli azionisti con cui ho maggiori rapporti, ma non mi sento più vicino all’uno o all’altro. Il mio messaggio è: "fate presto".
C’è volontà comune di "fare presto" qualcosa?
Spero di sì.
Perché in assemblea ha votato no a tutto tranne che alla cooptazione di Attilio Guarneri in sostituzione di Giuseppe Rotelli?
Il sì a Guarneri è un atto di rispetto alla memoria di Rotelli che ha fatto molto per il gruppo. Per il resto ho votato contro per tutti i motivi che ho spiegato: resto in manifesto dissenso.
A cosa punta? È vero che Elkann le ha proposto la fusione Cairo-Rcs?
Non ho mai affrontato questo argomento con nessuno. Io sto bene con il mio gruppo, di cui detengo il 73%.
Vuole dire che lei non è un editore da condominio?
Sono abituato a gestire le mie aziende e con la velocità che è indispensabile.
Si occuperebbe della gestione di Rcs?
È stata una battuta di Della Valle, perché sono l’unico editore tra i soci. Ma nessuno me ne ha mai parlato e poi sono impegnatissimo con le mie attività.
Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore 10/6/2014