Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore 10/6/2014, 10 giugno 2014
INGORGO SUL LISTINO: LA MISSION IMPOSSIBLE DELL’IPERDILUIZIONE
Gli aumenti di capitale iperdiluitivi sono lo strumento tecnico delle mission impossible: ricapitalizzare aziende in difficoltà che in altro modo non riuscirebbero a farlo. La moda di proporre l’emissione di nuove azioni, per un multiplo delle vecchie è stata inaugurata con l’aumento Seat del 2009 e ha fatto proseliti. In questo modo l’azionista è spinto a sottoscrivere per non scomparire ("diluirsi" appunto), mentre in parallelo la domanda dei titoli per i motivi più disparati (per esempio ricoperture) si scontra con una strutturale carenza di offerta dato che le nuove azioni saranno emesse solo a operazione conclusa. Questo meccanismo genera strappi anomali nelle quotazioni, creando "bolle" che poi inevitabilmente vengono riassorbite quando le nuove azioni arrivano sul mercato e le quotazioni crollano ai prezzi dell’aumento di capitale o poco sopra. Proprio per queste distorsioni – e il rischio di creare "l’illusione monetaria" a danno delle fasce di investitori meno sofisticati – la Consob aveva messo in discussione queste operazioni, senza peraltro poterle proibire perchè non violano alcuna legge.
Questa volta però l’operazione Mps ha provocato una situazione che rischia di essere tecnicamente ingestibile, tant’è che le azioni non sono riuscite a fare prezzo per tutta la seduta e solo in asta di chiusura sono stati scambiati 3,3 milioni di pezzi al prezzo massimo consentito dalla fascia di oscillazione del 20%: cioè 1,848 euro rispetto al prezzo teorico di venerdì post-stacco del diritto (Terp) di 1,55 euro. Il problema è che la ricapitalizzazione da 5 miliardi è quasi il doppio rispetto al valore di Borsa che venerdì era di 2,87 miliardi e, soprattutto, dovrebbero esser emessi 5 miliardi di nuove azioni rispetto di 116,8 milioni esistenti. Oltretutto Mps è nel paniere delle blue chip di Piazza Affari, con conseguenti difficoltà per il calcolo dell’indice.
Non si era mai visto: Consob, Borsa italiana e la stessa società londinese dell’indice Ftse-Mib sono rimaste in consultazione per tutta la seduta, senza riuscire fino alla serata a prospettare alcuna soluzione per ovviare al problema. I prezzi non sono espressione del mercato, tant’è che su una piattaforma in Germania dove si è scambiata poca cosa (intorno ai 300mila euro) è stato fatto un prezzo doppio di 3,41 euro. Sono stati trattati invece i diritti, con un ultimo prezzo di 21,5 euro, in calo del 6,93% rispetto al prezzo teorico iniziale. Cinque diritti danno la possibilità di sottoscrivere 214 azioni nuove a 1 euro, con un esborso unitario, ai prezzi finali dei diritti di ieri, di 1,5 euro per ciascun nuovo titolo Mps.
Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore 10/6/2014