Paolo Siepi, ItaliaOggi 10/6/2014, 10 giugno 2014
PERISCOPIO
Fitto è stato condannato in primo grado per corruzione. Davvero troppo poco per poter competere con Berlusconi. Edelman. Il Fatto.
Ho incontrato cinque ministri del governo Renzi, di cui due bravi e tre emeriti deficienti. Diego Della Valle. Ansa.
Mose. Grande opera d’Egitto. il Fatto.
Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, «non è un iscritto al Pd». Del resto anche Veltroni non era mai stato comunista e Primo Greganti era solo una mela marcia. La tentazione di rimuovere, vizio antico a sinistra, non ha però retto a lungo. In seguito, Renzi ha dovuto smentire i suoi che avevano cominciato il giochino dello scaricabarile tra chi c’era prima e che c’è adesso, e mettere in capo al suo partito le responsabilità che ha nel sistema delle tangenti, trasversale come poche altre cose in Italia. Antonio Polito. Corsera.
Premesso che i politici sanno che per ottenere il consenso del popolo devono assecondare la sua voglia di sangue, come già riteneva Shakespeare, a suo tempo convinto che il popolo vuole la «libbra di carne», mi pare che il presidente del consiglio Renzi abbia ben compreso l’esigenza di un ridimensionamento delle regole. Il sistema di controllo deve essere per forza più snello perché se devi bussare a cento porte è inevitabile che qualcuna resti chiusa e che, per aprirla, occorra oliarla con una tangente. Meno passaggi, meno regole, meno controllori favoriranno sicuramente la riduzione della corruzione. Non serve un nuovo organo di controllo, con tutto il rispetto per la figura del garante anti corruzione, basta alleggerire la macchina burocratica. Carlo Nordio, procuratore aggiunto a Venezia, autore dell’inchiesta sul Mose. La Stampa.
Mose, arrestata l’eroina della Gabanelli. Era un dirigente di prima fascia del ministero delle infrastrutture, con uno stipendio di 149 mila euro l’anno. Divenne magistrato delle acque di Venezia, ingaggiando un braccio di ferro con le imprese del Mose. Siccome lo perse e fu trasferita a Bologna, Maria Giovanna Piva andò a fare la vittima da Milena Gabanelli, che nella puntata di Off the report del 27 maggio 2012 ne fece subito un’eroina, che combatteva contro il governo di Silvio Berlusconi e il ministro Altero Matteoli. L’eroina è stata arrestata per l’inchiesta sul Mose con l’accusa di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio. Avrebbe intascato illegalmente attraverso un falso collaudo oltre 327 mila euro. Somma che aveva già in tasca quando bussò alla Gabanelli. Forse non le bastavano e così stava mandando un messaggio in codice alla cricca del Mose? Franco Bechis. Libero.
Di fronte al caso Mose, Renzi racconta che «il rinvio è stata una mia scelta» perché occorre «una duplice risposta, strutturale e culturale assieme». Perbacco. «Bisogna ripartire dall’emergenza educativa». Perdirindindina. «Cambiare radicalmente il processo amministrativo, l’impostazione della procedura». Ah beh, allora. Quindi se politici, imprenditori, funzionari, amministratori, manager, tecnici e alti ufficiali rubano sempre su tutto, collezionano Tintoretto e Canaletto e seppelliscono milioni nell’orto, scrivono pizzini su carta commestibile per poi mangiarli a colazione, è perché sono poco educati, strutturalmente traviati dalle procedure. L’idea che le grandi opere servano solo a far girare soldi da rubare per sfamare la Banda Larga e che gli onesti siano pochi deviati infiltrati in un sistema fondato sulla razzia, non sfiora Renzi, né i cervelloni che lo circondano. Marco Travaglio. Il Fatto.
Il leader del Psi, Bettino Craxi, il 3 luglio del 1992 pronunciò, alla Camera dei deputati, un discorso di grande franchezza. Disse: «Tutti i partiti ricorrono a un finanziamento irregolare o illegale. Chi lo nega è uno spergiuro». Gli altri politici lo negarono. I più ferrei nel respingere la verità persino banale esposta da Craxi furono gli eredi del Pci. Le Botteghe oscure si erano sempre mantenute a forza di tangenti vecchie e nuove. Ci fu una mazzetta colossale, oltre 12 milioni di dollari, versata dall’Eni al Partitone rosso per favorire la fornitura di gas metano all’Unione sovietica. Come persona, Enrico Berlinguer, aveva certo le mani pulite, ma la sua parrocchia no. Mi illudo che nel 2014 nessun figlioccio del Pci osi negarlo. Giampaolo Pansa. Libero.
Giorgio Almirante meriterebbe un voto altissimo per le capacità dialettiche, l’arguzia, l’onestà personale, la buona educazione e la faccia di bronzo: ci voleva una notevole dose di coraggio e sfrontatezza, a guerra appena conclusa, per rimettere in piedi, sia pure sotto mentite spoglie, il disciolto Partito nazionale fascista. Era anche molto intelligente, ma, come tutte le persone intelligenti, incline a commettere sbagli giganteschi, il più grave dei quali fu designare come proprio erede Gianfranco Fini. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.
Il Quirinale strilla perché il governo gli ha chiesto di tagliare di 4 milioni la dotazione che gli dà lo stato. È noto che si tratta dell’istituzione più spendacciona al mondo, almeno per quanto riguarda le democrazie e le monarchie occidentali. Il personale è di circa 2 mila dipendenti. Oltre cento sono collaboratori della presidenza, mille i militari (corazzieri addetti alla polizia e alla sicurezza). La Regina Elisabetta II d’Inghilterra dispone di 300 dipendenti, il re di Spagna di 543, il presidente degli Usa di 466. Per mantenere questo esercito personale, il capo dello stato fa spendere ai suoi sudditi, cioè a noi, 230 milioni l’anno, un cifra doppia di quella che Obama mette sul conto degli americani. Alessandro Sallusti. il Giornale.
Con la Rai contro puoi pure vincere le elezioni, ma senza la Rai non si governa. Walter Veltroni. il Messaggero.
Il vecchio volle spingersi fino alla «quercia della streghe», in fondo al podere, a dare una guardatina all’arnia. «Temporale» disse accostando l’orecchio. «le api brontolano, e prima la mucca ha leccato il muro della stalla: stasera le streghe debbono ballare con l’ombrello». Difatti il cielo, angelico di tramonto a ponente, s’incatramava d’inferno verso Lodi. I primi goccioloni spensero i canti delle lavandaie e gli spari dei cacciatori invisibili dietro la velatura dei pioppi. E ogni goccia, schiacciandosi nelle cavedagne, fece nascere una rana. Luigi Santucci, Il velocifero. Mondadori.
Per vivere felici bisogna vivere nascosti. Florian.
L’acqua passata non ristagna. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 10/6/2014