l’Unità 10/6/2014, 10 giugno 2014
LA METAMORFOSI DI GORI: DA MEDIASET A «BELLA CIAO»
Da ieri Bergamo vanta probabilmente la coppia di primo cittadino e first lady più affascinante e più stilosa d’Italia. Giorgio Gori ha conquistato con il 53,5% dei consensi l’amministrazione della città-salotto lombarda, incrementando di circa duemila voti il distacco dal sindaco uscente del centrodestra, fermatesi al 46,5%. Un risultato immortalato dalla fotografia del neoeletto abbracciato alla moglie Cristina Parodi, giornalista tv, che sfoggia un abito a stampa rossa identico a quello indossato qualche tempo fa da Michelle Obama. «Quel vestito ci aveva portato fortuna al primo turno» spiega lui. Sulla rete, del resto, le ironie si sprecano, come succede ai belli e famosi.
E almeno da questo punto di vista non ne avrà a male il perdente Franco Tentorio, che con i suoi settant’anni, di cui quarantaquattro trascorsi in consiglio comunale tra i banchi della destra, Msi prima, An poi, non aveva chance. Tanto più che qualche ardito della comunicazione lo ha ritratto sui manifesti mentre fa uno scatto di corsa, all’inseguimento degli ultimi indecisi. Non ce l’ha fatta, frenato da una coalizione divisa a bande e in crisi d’identità, da un maldestro orgoglio da buon amministratore che l’ha portato a deliberare la Tasi con largo anticipo, tra i primi in tutto il Paese e quasi al livello massimo previsto, e soprattutto da cinque anni di sostanziale immobilismo. Convinto di assecondare il conservatorismo di una delle città più benestanti e benpensanti dello Stivale, non si è reso conto che il vento è girato e che la recessione sta soffocando il tessuto produttivo, dove il glorioso settore edile è al collasso, con un crollo del 40% rispetto ai valori pre-crisi, e dove il tesoro da 40 miliardi di euro di depositi bancari della provincia resta chiuso nei forzieri in città alta, senza tradursi in investimenti. “Bisogna fare gol, nella squadra servono più bomber che mediani” ha scritto il quotidiano locale, l’Eco di Bergamo.
E Gori ha saputo incarnare l’esigenza di cambiamento. Ha convinto gli ambienti finanziari e industriali e i professionisti della borghesia, che non hanno fatto fatica a vedere come uno di loro un imprenditore di successo, già direttore di Canale 5 e fondatore di Magnolia, quelle che lui chiama «le mie vite precedenti», di cultura liberal-riformista fin dai tempi del liceo. E da quell’area di pensiero non si è mai mosso, anche se sottolinea di «non avere nulla contro chi cambia idea», detto con la sicurezza di chi ha sempre avuto le idee chiare, renziano dalla prima Leopolda, aspirante sindaco di Bergamo fin dal 2011, quando incontrò l’attuale premier e gli confidò il suo sogno. Anche se allora il Partito democratico era un’altra cosa, anche se l’esito della sfida non era scontato (per dire, nel 2012 perse le parlamentarie contro la bersaniana Elena Carnevali), ed anche se il suo curriculum gli avrebbe forse aperto le porte di un ministero.
Invece lui continua a voler fare il sindaco, così si mette al lavoro per conquistare l’elettorato che più lo sente come un corpo estraneo, quello della sinistra. «Ho preso confidenza con la vita di partito, mi sono iscritto, ho frequentato le sezioni, e ho girato la città per conoscerne i problemi. E ho studiato moltissimo. Insomma, ho fatto gavetta» racconta con umiltà. Il primo a dargli fiducia, oltre un anno fa, è stato il segretario della Cgil bergamasca. Luigi Bresciani, che ne ha riconosciuto «la determinazione, la volontà e la capacità» con una clamorosa intervista, che scatenò polemiche nel sindacato e nella sinistra, ma che indubbiamente gli spianò la strada nella corsa a sindaco. Insieme ai 750 chilometri in bicicletta che ha percorso negli ultimi due mesi di campagna elettorale e ai progetti di riqualificazione urbanistica, di rinascita culturale e di sviluppo turistico proposti ai cittadini.
Gori dovrà onorare la fiducia. Ponendo «il lavoro al centro dell’azione politica», come gli chiede il sindacato, e rincorrendo la scadenza di Expo che finora ha aleggiato sulla città come un fantasma. Per il momento il neo sindaco ha ringraziato i suoi elettori di sinistra cantando «Bella ciao» la notte della vittoria.