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 2014  giugno 14 Sabato calendario

GELOSIA

«La gelosia, di per sé, è già una cosa molto brutta. Ma quando uno è diverso e ha di più, diventa rabbia, e quella rabbia è razzismo» (Mario Balotelli).

RAZZISTA «La verità è che Thohir è razzista, pare che mentre Cambiasso batteva un calcio d’angolo gli abbia tirato un pezzo di asado dalla tribuna. Poi non era necessario mettere all’ingresso di Appiano Gentile il cartello “comune deargentinizzato”, un gesto brutto» (Gene Gnocchi, ironizzando sulla pessima stagione interista).

REIETTO «So che è l’ultima volta che giocherò un Mondiale con Andrea Pirlo, e non ci voglio pensare, sennò mi commuovo. Quando in Germania ero a pezzi, per la squalifica di quattro giornate, Andrea mi ha portato a cena con la sua famiglia e mi ha fatto sentire che non ero un reietto» (Daniele De Rossi).

STRESS «Io capisco chi ricorre a uno psicologo: al Roland Garros Serena Williams e Na Li hanno perso per una questione mentale, non tecnica. Ma lo psicologo, anche il migliore, non può evitare lo stress» (Pablo Lozano, coach di Sara Errani).

PENSARE «In fondo la marcia è facile, bastano un paio di scarpe e una strada. Costa pochissimo, se non la fatica, ma io neanche la sento. È una passione. E poi mentre vai puoi riflettere, metterti a pensare» (Eleonora Giorgi).

VASCA «Io ho avuto amicizie, amori grandi e piccoli, giochi, serate, ma tutte a bordo vasca. La mia vita è stata piscina. E inevitabilmente tutto ha ruotato attorno a quello, forse ancora oggi. Le mie amiche del cuore nuotavano. E la sera la pizza, ma continuavamo a parlare di nuoto. Ci ho messo del tempo a staccarmi da quel monolite» (Federica Pellegrini).

PUZZA «Le creme per il corpo, i trucchi sono solo per le ragazze. I ragazzi dovrebbero essere al naturale. Devi ovviamente prenderti cura di te stesso, devi lavarti, così non puzzi. Il resto è naturale. Il signor Gulbis si fa la doccia e non si pettina mai» (il tennista lettone Ernest Gulbis).

MUFLONE «Mio zio Giuseppe, per via della mia bravura in salita, un po’ di anni fa mi chiamò muflone. In Sardegna è un animale molto diffuso. E il mio fan club l’ha usato come simbolo. Non mi dispiace» (Fabio Aru).

IRADIDDIO «Nel mio vecchio quartiere ci passo solo in macchina, ma non mi fermo mai. Non c’è più nessuno di quelli che vivevano quand’ero bambino, e poi succederebbe l’iradiddio» (Francesco Totti).