Corriere della Sera 10/6/2014, 10 giugno 2014
LE USCITE, LA PARTITA DEI TAGLI E IL FONDO FINANZIATO CON I BIGLIETTI
ROMA – Lo scenario è simile a quello che si prospettò nel 2008, quando i vertici di Air France-Klm, in procinto di acquisire Alitalia, nel giro di una notte, girarono sui tacchi e se ne volarono a Parigi, dopo aver fronteggiato inutilmente il muro dei sindacati, compatti nel non aderire al piano che prevedeva un’offerta di 1,7 miliardi e 2.100 esuberi.
Questa volta gli esuberi sono 2.200 su 12.800 dipendenti, e a chiederli è la compagnia emiratina Etihad, a fronte di un’offerta di investimento di 560 milioni. L’alternativa, ha spiegato ieri l’amministratore delegato, Gabriele Del Torchio, è mandarli a casa tutti, perché un’altra offerta non c’è.
Possono avvicinarsi le due posizioni? I sindacati pretendono di vedere il piano di sviluppo di Alitalia-Etihad e, basandosi sulle anticipazioni di stampa, chiedono perché una compagnia di cui è previsto un forte sviluppo dei voli intercontinentali dovrebbe fare a meno di 2.200 lavoratori. Bisogna ricordare che a febbraio i sindacati avevano firmato un accordo per l’attivazione della cassa a rotazione per 1.437 unità di terra e la solidarietà per l’equivalente di 801 unità di volo, in tutto circa 2.200 dipendenti. Quell’accordo dunque conteneva già in sé la prospettiva di esuberi che oggi viene fissata da Etihad. A febbraio però si decise di aspettare il piano per vedere se quelle unità sospese potessero trovare una collocazione. Oggi i sindacati chiedono la stessa cosa, e ipotizzano che il piano di sviluppo di Etihad possa, a regime, ricomprendere quei 2.200 lavoratori. Per questo la loro proposta è «trattarli» attraverso strumenti temporanei, come la cassa integrazione straordinaria (quella ordinaria non è prevista per il volo) e la solidarietà, senza spezzare definitivamente il loro legame con l’azienda. Sì, ma chi paga? Esiste dal 2004 il Fondo speciale del trasporto aereo, finanziato in parte della aziende, in parte dai lavoratori, in parte dall’addizionale sui nostri biglietti aerei. Il Fondo risulta capiente fino al 2018, di qui la richiesta di farne uso, ma non più per i sette anni che furono concessi eccezionalmente agli esuberi Alitalia (la normativa che permise questa deroga è stata spazzata via dalle legge Fornero), ma al massimo per tre.
La proposta sembra ragionevole, perché dunque Etihad sembra volerla rifiutare? Probabilmente perché i piani della compagnia emiratina prevedono uno sviluppo non omogeneo. Facciamo un esempio: Alitalia aumenta i voli su Fiumicino e li fa calare su un altro scalo. E’ chiaro che il personale di terra del primo aeroporto potrebbe aumentare, quello del secondo è destinato a scendere, perché difficilmente, soprattutto se si tratta di lavoratori di terra, questi si sposteranno da uno scalo all’altro. Nel piano di Etihad i lavoratori di terra in esubero sarebbero 1.700, mentre quelli di volo sarebbero 500, per questi ultimi la mobilità territoriale sembra più possibile, essendo i piloti e gli assistenti di volo più in grado di cambiare base ammortizzando lo spostamento.
Nessuno può dire come andrà a finire la disputa. Gli arabi non sono i francesi. Si dice che siano ancora più intransigenti.