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 2014  giugno 10 Martedì calendario

«ECCO COME IL RE DEL MOSE DAVA SOLDI AI POLITICI DI ROMA»


DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — «Una volta Baita mi ha confidato che parte di quei fondi (neri, ndr) Mazzacurati (Giovanni, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, ndr) li faceva avere a Roma a… in particolar modo credo a Gianni Letta, una volta a Tremonti, una volta a Matteoli».
Claudia Minutillo parla così davanti al pubblico ministero di Venezia. È il 4 marzo dello scorso anno, lei è sciupata da quattro giorni di carcere ed evidentemente non ce la fa più. Sorprende il repentino cambiamento della dama nera del potere veneto, fino al giorno prima ermetica e attenta, ora loquacissima e incurante di nomi e conseguenze.
Dice che gliel’ha confidato Baita e dunque non è una testimonianza oculare, mentre di Letta, ex sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri del primo governo Berlusconi poi candidato alla Presidenza della Repubblica, dice «credo» e dunque non ha certezze. Ma i nomi li fa e la procura ha dovuto quindi verificare le rivelazioni che vanno ben oltre i 35 arresti disposti mercoledì scorso dal gip di Venezia Alberto Scaramuzza nell’ambito dell’inchiesta sul Mose. E per farlo non poteva che chiedere lumi a Piergiorgio Baita, ex presidente del gruppo Mantovani e sempre più supertestimone dell’inchiesta che sta scuotendo Venezia.

«A Letta solo favori»
Il successivo 24 maggio Baita chiarisce tutto. Il pm non bada ai preamboli: «Sono mai state versate somme di denaro direttamente a Gianni Letta?». Baita: «Dunque, io non ho conoscenza di somme di denaro ma nel Consorzio è sempre circolata la voce tra soci che l’incarico di progettista unico a Technital del gruppo Mazzi servisse a questo scopo… Poi devo dire che dal dottor Letta abbiamo avuto due richieste. Lo ricordo perché sono stato io a farvi fronte: la prima modesta, di dare un subappalto a una certa impresa di Roma, piccola, Cerasi e Cerami, alla quale abbiamo dato a Treporti un subappalto praticamente senza ribasso. In perdita per noi. E la seconda era la richiesta di farci carico dell’esborso… mi pare fosse inizialmente un milione e poi 500 mila euro, che era la somma che la Corte dei Conti aveva chiesto all’ex ministro Lunardi per una questione riguardante l’Anas... Praticamente noi abbiamo dato a Lunardi 500 mila euro, senza chiedergli il ribasso sulla tariffa di un lavoro che abbiamo dato alla sua società (la Rocksoil, ndr) e che riguarda l’A27, Pian di Vedoia – Caralte di Cadore».
«Pagavamo questi magistrati»
Atro filone che scotta è la corruzione della magistratura contabile e amministrativa allo scopo di evitare al Consorzio e al gruppo Mantovani da una parte ostacoli nella realizzazione delle Grandi Opere, fra cui il Mose, dall’altra di vincere le cause a Roma.
Mazzette, le prime, per le quali è finito in carcere il magistrato della Corte dei Conti Vittorio Giuseppone con l’accusa di aver ricevuto uno «stipendio» annuale in nero dal 2000 al 2008 oscillante fra i 300 e i 400 mila euro. «A noi risultano pagamenti sia al Tar locale, sia al Consiglio di Stato, somme pagate dall’avvocato cassazionista Corrado Crialese (arrestato, ndr) per favorire la Mantovani in alcuni ricorsi… Contro la Net Engineering Crialese ci ha chiesto una somma da girare al Presidente del Collegio, mi pare 100 mila euro. Pagati e vinto. E abbiamo pagato Crialese anche per la Pedemontana Veneta perché intervenisse presso il giudice, 120 mila euro, per aggiudicarci il ricorso contro la Sacyr che però abbiamo perso. Si vede che Sacyr aveva pagato di più!... e poi 100 mila euro per un ricorso contro Maltauro, ricorso poi ritirato». Ce n’è abbastanza per indurre il Presidente del Consiglio di Stato, Giorgio Giovannini a nominare una Commissione d’indagine .

Lo «zio» di Udine
Per quanto riguarda il settore spionaggio e controspionaggio, spuntano sospetti su un altro magistrato che avrebbe condizionato l’inchiesta. Ma qui c’è pure l’accusa di millanteria in chi ha fatto il suo nome, cioè Mirco Voltazza, indagato, titolare della Italia Service, una società di sicurezza alla quale si affida Baita.
In ogni caso, la storia è stata raccontata così da Claudia Minutillo. «Voltazza si spacciava per un agente dei servizi. Un giorno avvisò che ero intercettata. È venuto in ufficio, ha voluto conoscermi e mi disse che ero ascoltata in macchina, io feci fare una bonifica e trovarono una microspia. Mi disse che aveva uno zio in procura a Udine.
C’è spazio anche per un siparietto con il pm che le chiede: «Poteva agevolarlo?». «Poteva influire sulle indagini, anche su di lei». «Su di me?». «Sì, su di lei». «In che modo?». «Non lo so, dandole in pasto qualcos’altro”.
Sanità, Milano e Zanonato
Uno dei filoni che la procura si ripromette di sviluppare è quello sanitario. C’è da far luce sull’intreccio di partecipazioni che legano Venezia a Milano. Società come la Ihfl, come la Sirefid, dirigenti del calibro di Giancarlo Ruscitti, ex direttore sanitario del Veneto, di Maria Alessandra Massei che lavorò a Venezia e alla clinica Maugeri, e politici come Galan. L’ex governatore aveva ideato il nuovo ospedale di Padova sul quale voleva mettere le mani il Consorzio Venezia Nuova. Per farlo avvicinò l’allora sindaco Flavio Zanonato. Come? Cena alle Calandre, tre stelle Michelin. Partecipano Mazzacurati, Pio Savioli, Zanonato e Francesco Giordano. Prenota e paga il Consorzio.