Salvatore Garzillo, Libero 10/6/2014, 10 giugno 2014
MADRE E FIGLIO AVVELENANO LA VECCHIA ZIA PER L’EREDITÀ
Li avevano notati per le continue visite alla zia 97enne ricoverata in una struttura per anziani di Torino a causa di una sindrome cerebrale involutiva senile con progressivo deficit cognitivo. Gli offrivano acqua, caffè, frullati di frutta. Sembravano realmente affezionati. E invece nipote e pronipote, madre e figlio di 62 e 36 anni, stavano cercando di avvelenare la donna per incassare la sua eredità. Un grosso patrimonio inizialmente gestito da Elisabetta Martini, la nipote, che però era finita a patteggiare sei mesi di reclusione per appropriazione indebita del denaro di M.P., ormai impossibilitata a goderne.
Così, assieme al figlio Marco Coggiola ha architettato un piano per sbarazzarsi dell’ostacolo che la separava dal tesoro. Hanno tentato prima con un bicchiere d’acqua, poi col caffè, infine con una mousse di frutta. Tutto corretto col «Difenacoum», principio attivo presente nei topicidi. I due sono stati scoperti e arrestati per tentato omicidio dagli agenti della Squadra mobile torinese a seguito della segnalazione del medico dell’anziana, insospettito dalla presenza della sostanza mortale nel suo sangue.
I dubbi sono iniziati a metà dello scorso marzo, quando il dottore della struttura ha rilevato che la sua paziente era un po’ anemica e presentava tracce di sangue nelle feci. Fin qui nulla di strano, del resto parliamo di una donna di 97 anni, eppure dagli accertamenti non è emersa alcuna patologia compatibile con tali sintomi.
Il 27 marzo i due parenti fanno visita alla zia, che poco dopo viene ricoverata d’urgenza al pronto soccorso. L’ipotesi è un sovradosaggio di farmaci, madre e figlio credono di averla eliminata e di averla fatta franca, e invece i medici la salvano e la dimettono. Un episodio simile avviene il 3 aprile: la donna è trasportata in gravi condizioni al pronto soccorso ma, anche stavolta, resiste. È sopravvissuta alla Seconda guerra mondiale, non ci sta a morire nel letto di un ospizio per un dolce destinato ai topi.
A quel punto i medici decidono di vederci più chiaro ed effettuano accertamenti approfonditi dai quali emerge la presenza di Difenacoum nel suo sangue. Sul caso indagano anche gli uomini della Mobile di Luigi Silipo, che riescono a filmare il momento in cui i due somministrano alla 97enne la mousse avvelenata. Le immagini della telecamera nascosta installata nella stanza mostrano Coggiola mentre fa un cenno alla madre e subito dopo la Martini che imbocca la zia con disinvoltura. Sembra davvero una parente premurosa. Peccato che nell’appartamento dei due sia stato trovato lo stesso topicida utilizzato per il fallito omicidio. Schiacciati da prove simili, non hanno potuto far altro che confessare tutto agli investigatori. La signora M.P. è ancora ospite della struttura torinese, i medici dicono che «nonostante tutto» sta benissimo.