Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 10 Martedì calendario

SPREAD KO, DRAGHI TROVA I SOLDI PER RENZI


Mario Draghi ha trovato I dieci miliardi che servono a Matteo Renzi per finanziare il bonus di ottanta euro. Certo si tratta di una proiezione del risparmio nell’arco di tre anni. In ogni caso indica una strada. A fare i conti è Unimpresa, l’associazione di ispirazione cattolica che raggruppa medie, piccole e micro imprese sotto la presidenza di Paolo Longobardi. A creare il tesoretto è il brusco calo dello spread provocato dalle decisioni annunciate giovedì da Draghi. Di colpo il differenziale fra Btp e bund è calato a 133 punti portando il rendimento dei titoli italiano al 2,6%. Ancora un piccolo passo indietro e il gioco è fatto. Se lo spread si stabilizzasse a 130 il risultato sarebbe a portata di mano. Nel primo anno, si otterrebbe un risparmio, sulla spesa per interessi pari a 1,8 miliardi, nel secondo anno il vantaggio salirebbe a 3,6 miliardi e poi a 4,5 miliardi il terzo anno. In totale, i benefici per le casse dello Stato sarebbero di 9,9 miliardi nell’arco di 36 mesi. Certo l’ufficio studi di Unimpresa vorrebbe che il tesoretto venisse utilizzato per abbattere le tasse. Renzi, probabilmente, la pensa diversamente. Per carità potrà sembre dire che, in fondo, anche gli ottanta euro rappresentano un taglio fiscale, anche se la realtà è diversa. In ogni caso Draghi ha fatto un bel regalo da dieci miliardi a Renzi. Non a lui solo, ovviamente. Tutti Paesi indebitati dell’eurozona hanno ragione di apprezzamento per le scelte del presidente della Bce. Da venerdì i tassi d’interesse stanno precipitando a tutta velocità facendo vivere momenti di pura adrenalina ai Paesi dell’orlo mediterraneo dell’Europa. Un’area sulla cui sopravvivenza alla crisi del debito in pochi avrebbero scommesso fino a poco tempo fa. La rinascita del Portogallo e le ottimistiche prospettive della Grecia non sono gli unici segnali di ripresa giunti dal club dei cosiddetti Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna). Di un certo rilievo i miglioramenti messi in evidenza da Italia e Spagna, rispettivamente terza e quarta economia del blocco dell’euro. In Italia ha giocato un ruolo molto rassicurante l’esito delle elezioni. L’euroiscetticismo dei grillini è stato messo a tacere e, per il momento va bene così. E’ stato però Draghi ad accendere il fuoco dell’entusiamo. Le misure espansive annunciate la scorsa settimana dalla Banca Centrale Europea hanno spento lo spread. Il differenziale di tasso tra il Btp e il Bund tedesco si è attestato a 136 punti base toccando i minimi da metà aprile del 2011. Grande attenzione per la due giorni di aste di questa settimana. In Spagna è andata ancora meglio. Il rendimento dei Bonos decennali è sceso poco sotto il 2,6% segnando un nuovo minimo. Ciò ha reso la carta spagnola più “economici” dei Treasury statunitensi. Significa che il Tesoro di Madrid prende in prestito capitali ad un tasso più conveniente rispetto al governo Usa. Anche in questo caso è tutto merito della Bce. Analogo andamento positivo è stato riscontrato per quanto riguarda i bond irlandesi e portoghesi. Certo si tratta di capitali molto volatili. Come vengono vanno. Ma per ora il vento è favorevole.