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 2014  giugno 10 Martedì calendario

ECCO IL METODO SPINELLI: RACCONTI FROTTOLE, PRENDI IL SEGGIO E FUGGI


Grazie al cielo esiste Barbara Spinelli. Tutti coloro che si sentono affranti dalle difficoltà del centrodestra possono ora trovare un briciolo di consolazione contemplando ciò che sta accadendo nella lista Tsipras. Non preoccupatevi se per caso siete già in spiaggia e il vostro vicino di ombrellone, dopo aver letto con gusto Repubblica, vi apostrofa ridacchiando per ricordarvi i guai di Berlusconi. Grazie all’amica Barbara adesso avete il rimedio universale contro ogni punzecchiatura di sinistra: basta pronunciare il nome «Spinelli». La figura di palta da esso evocata è talmente macroscopica da annichilire tutto il resto.
La vicenda ormai è nota, lo psicodramma che ha generato pure. Barbara Spinelli, figlia dell’europeista Altiero, qualche anno fa scriveva soporifere articolesse su La Stampa. Poi, nel pieno della feroce battaglia antiberlusconiana, decise di passare a Repubblica, la sua casa-madre. Lì, disse, avrebbe potuto svolgere una più diretta azione militante contro il Cavaliere. In realtà, le vere vittime del passaggio furono proprio i lettori di Repubblica, poiché esiste una correlazione scientificamente dimostrata tra la narcolessia e gli editoriali della Spinelli, di cui i malcapitati acquirenti del giornale di Ezio Mauro si resero conto loro malgrado.
Ma veniamo al presente. Qualche mese fa, l’austera Barbara, dal suo buen retiro parigino, decise di prestare il suo volto e la sua influenza alla lista Tsipras. Assieme ad altri numi tutelari della sinistra italica, tra cui Moni Ovadia, si presentò come candidata alle elezioni europee. Per dimostrare di essere totalmente disinteressata alla materia e priva di ambizioni meschine, annunciò che casomai l’avessero eletta avrebbe mollato lo scranno per lasciare il posto a sangue giovane e forte. A qualche altro candidato che avesse energie da spendere per la causa.
Poi, l’imprevisto. La Spinelli è stata effettivamente premiata dagli elettori e ha ottenuto un seggio all’Europarlamento. Con tutta evidenza, non ci credeva neppure lei. Se no, col cavolo che avrebbe annunciato ai quattro venti, e preventivamente, le dimissioni. Infatti, una volta appresa la buona novella, che ha fatto Barbara? Ha fatto sapere di aver cambiato idea. Sapete che c’è? C’è che il posto in Europa me lo tengo. Per i suoi malcapitati compagni di lista si è trattato ovviamente di un gigantesco siluro in arrivo laddove non batte il sole.
Moni Ovadia, come promesso, ha effettivamente lasciato l’incarico, facendo spazio ad altri. Dunque anche chi stava in graduatoria dopo la Spinelli si aspettava il bel gesto. Invece un corno. Comprensibile l’incazzatura cosmica del povero Marco Furfaro, primo dei non eletti in quota Sel. Il quale nei giorni scorsi ha dichiarato: «Siamo stati trattati come carne da macello». E ha insinuato che la scelta della Spinelli è stata «fatta in stanze sconosciute, sotto campane di vetro e in una logica proprietaria». Mentre Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel, si è limitato a dire che la decisione dell’amica Barbara è stata «sbagliata», poiché la signora «ha disatteso la parola data».
Se una roba del genere l’avesse combinata un uomo di destra, lo avrebbero come minimo preso a peperonate in faccia. La scelta della Divina Barbara, invece, risulta pienamente comprensibile, soprattutto ai suoi amici di Repubblica, che ieri le hanno fatto dono di una pagina per darle la possibilità di spiegarsi.
In realtà, c’era ben poco da spiegare. Perché il metodo Spinelli è perfettamente chiaro. E la chiacchierata con Repubblica avrebbe potuto essere agevolmente sostituita da un enorme gesto dell’ombrello, tanto il significato era quello.
Sentite che ha detto la dama: «Inizialmente non intendevo andare in Europa, ma sono rimasta sorpresa dal numero delle preferenze che ho preso e dalle forti spinte ad accettare il mandato». Tradotto: all’inizio mi sono candidata perché non me ne fregava nulla, tanto figurati se questi smandrappati di Tsipras potevano avere qualche chance. Poi, però, ho visto che mi hanno eletta per davvero. Allora chi me lo fa fare di restarmene a casa?
Adesso sentite che dice: «Mi si accusa di essermi chiusa in una torre d’avorio, a Parigi, di aver deciso da sola. (...) È falso e ingiusto». Ah, quindi non ha deciso da sola. Eppure due righe dopo spiega: «Fallite le trattative, qualcuno doveva pur decidere. Su invito dei garanti l’ho fatto io». Ma come? Ha deciso da sola oppure no? A quanto pare sì, ma sostiene il contrario. E poi: se all’inizio aveva promesso di rinunciare al seggio, perché, al momento di scegliere, non si è tirata indietro? Mistero della fede. Ha deciso lei e questo basta. Che importa se ha cambiato idea con un doppio salto mortale. A quanto pare la supercazzola, in politica, ha ancora il suo peso. Dopo tutto, che la signora fosse un po’ confusa, l’avevamo capito già da qualche giorno. Per dire: il 6 giugno la Spinelli ha firmato un appello proposto da vari intellettuali della sinistra europea, tra cui il noto sociologo Zygmunt Bauman. Peccato che lo abbia firmato senza leggerlo. Perché, poco tempo dopo, si è accorta di aver sottoscritto una richiesta che, nei fatti, non condivideva. L’appello sosteneva che alla presidenza della Commissione europea sarebbe dovuto andare il prescelto dallo schieramento più votato dagli elettori. La Spinelli ha aderito: però alla fine a prendere più voti è stato il Ppe il cui candidato è Jean-Claude Juncker. Che allo Spinelli non piace. «Avevo aderito per principio, ma non significa che sia favorevole a Juncker», ha detto.
Dunque, viva la democrazia solo se i cittadini scelgono quel che mi pare. In pratica, la signora dichiara di fare le cose per principio. Poi si accorge che dei princìpi non gliene frega nulla, e allora cambia idea. Resta solo un dubbio, considerata la confusione che regna sovrana nei dintorni della nostra editorialista preferita: ma si chiama Spinelli o se li fa pure?