Elena Gaiardoni, Il Giornale 10/6/2014, 10 giugno 2014
MARIELLA E IL CANE LEO CERCASI DOG SITTER PER SALVARE UN AMORE
Meno male che Leo c’è. E meno male che ci sono Ciccio, Desi, Tom, Chicco, tutti gli animali del mondo che si accucciano accanto a Mariella, Vittorio, Elena, Antonio, Monica, uomini e donne che nel mondo s’abbeverano d’affetto grazie alla carezza sul pelo di un cane o di un gatto. Leo e Mariella sono una coppia di Pontedera: uno spinone meticcio di otto anni, una signora di sessantadue ammalata di una forma d’artrite reumatoide e psoriasica molto dolorosa che le ha paralizzato le dita dei piedi e sta procedendo impietosa su quella delle mani, costringendo la donna ad una sorta di chemioterapia una volta la settimana. Mariella Buzzoni ha fatto la badante per decenni a Milano, poi una decina d’anni fa è ritornata in Toscana nella casa di suo padre. Giorni fa ha scritto una lettera al Giornale per lanciare un appello: «Sono sola, mi muovo a fatica, ho solo Leo che è tutta la mia vita, ma per portarlo fuori devo pagare una ragazza cinque euro al mattino e cinque euro alla sera. Non posso permettermelo. Aiutatemi, perché non mi separo da Leo». È un sos lanciato da una delle molte, disperse navicelle, quelle stanze in cui una persona ammalata riesce a trovare una potenza d’amore grazie a un cagnolino, che navigano all’oscuro in tante città del mondo emettendo la mirabile lucina di un rapporto uomo animale tanto imperscrutabile, altrettanto necessario, mentre fuori il mondo corre indifferente convinto che la solitudine possa essere scacciata a colpetti di sms. «No, la solitudine si cura con un animalino dolce che non ti abbandona mai» dice Mariella Buzzoni.
La sua storia si confonde con il ritmo lento di tante altre semplici vite. «Con la pensione e l’accompagnamento arrivavo a quasi 900 euro, ma il Governo Renzi mi ha tolto 50 euro e altri 50 il Comune. La cifra per mantenere Leo sta facendosi troppo gravosa, per questo spero nel buon cuore di qualcuno ». Sebbene soffra di otite cronica, Leo non ha esigenze. Cibo, acqua e due passeggiate giornaliere per i suoi bisogni. «Non posso staccarmi da lui. Dovevo andare via una settimana per alcune cure ma ho rinunciato. Non l’ho mai lasciato solo da quando lo presi da una cucciolata di una conoscente. Era il più ciccione e aveva una testa così grande che non riusciva neppure a tenerla dritta sul collo».
Mariella Buzzoni ha una madre di 83 anni malata di cuore e una figlia che abita a Voghera, dove dopo tante ricerche ha trovato un lavoro. Nessuna delle due può esserle di conforto, nessuna delle due può condividere le sue stanze quotidiane, nessuna delle due può sostituire Leo, perché Leo è il sole, è il gioco, è la fedeltà, è la letizia. «Lo devo accarezzare con il pugno chiuso a causa della mia malattia, ma le coccole a Leo sono migliori di una medicina perché levano il velo delle lacrime dagli occhi». Il mondo corre, si ingegna a inventare nuove cose, idee, politiche, sistemi ma il racconto, la narrazione dell’amore che è l’unica, possibile narrazione, tutto il resto è twetter , vive in una casa di Pontedera dove abitano una donna e un cane. Mariella e Leo: questa è la storia, questa è la catartica epica dell’umanità, che sotto il Diluvio ha salvato in un’arca le coppie di animali per non dimenticare il giardino terrestre in cui è stata felice.
Leo è un diritto per Mariella, come Ciccio lo è per Vittorio, come Tom lo è per Antonio, come Desi lo è per Elena, come Chicco lo è per Monica e i nostri racconti hanno il compito di salvare questo diritto d’amore senza timore.