Dina D’Isa, Il Tempo 10/6/2014, 10 giugno 2014
GLI ANEDDOTI DI RONDI: «DA TAORMINA AI DAVID UNA VITA PER IL CINEMA»
Tante star e anteprime per la 60esima edizione del Taormina film festival che si svolgerà dal 14 al 21 giugno. La kermesse siciliana del cinema è guidata dalla general manager Tiziana Rocca e dal direttore Mario Sesti, che hanno presentato la nuova edizione, attesa al Teatro Greco di Taormina. L’apertura è affidata all’anteprima italiana di «Dragon Trainer 2» in 3D, con il regista canadese Dean DeBlois, e la chiusura a «Apes Revolution: Il Pianeta delle Scimmie» di Matt Reeves. Quest’anno la vetrina cinematografica rende omaggio alla figura femminile: da Claudia Cardinale (a cui verrà consegnato il premio Taormina Arte) a Eva Longoria (che riceverà l’Humanitarian award per la fondazione da lei creata a sostegno delle ragazze latino-americane), Bo Derek, Melanie Griffith, Carmen Maura, Paz Vega, Paola Cortellesi, Margareth Madè e tante altre; mentre tra i divi, i più attesi sono Matt Dillon, Ben Stiller, John Turturro, Christian De Sica, Dante Ferretti e Raoul Bova, protagonista del film «Capitano Ultimo Le ali del Falco» di Ambrogio Crespi. Grande commozione e tanti applausi dalla platea dei giornalisti, nella sede Anica di Roma, per il critico cinematografico Gian Luigi Rondi, che ha fondato la rassegna siciliana, dandole uno slancio internazionale, e al quale è stato consegnato il premio "Cariddi" alla carriera.
Presidente Rondi, come è nata l’idea di fondare il Festival di Taormina?
«Tutto ebbe inizio grazie all’Ente di Turismo di Messina, negli anni ’50, quando il presidente Michele Vallo creò il festival cinematografico di Messina e mi chiese di apparentarlo con i David, con una cerimonia al Teatro Antico di Taormina. Io ricevetti l’incarico da presidente e subito nominai direttore René Clair e presidente della Giuria Gilles Jacob (all’epoca direttore del festival di Cannes). Così, nata a Messina nel ’55, diventò nel ’57 rassegna cinematografica internazionale di Messina e Taormina e vennero istituiti i "Cariddi d’argento", mentre dal ’57 al 1980 ospitò quasi consecutivamente la premiazione dei premi David di Donatello».
Ricorda una edizione particolarmente emozionante del Festival di Taormina?
«Era il 1990 quando riuscii a far venire a Taormina i cosiddetti "colonnelli della commedia italiana": Monica Vitti, Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi e Nino Manfredi. Fu quella l’ultima volta in cui li abbiamo visti pubblicamente tutti insieme, prima della scomparsa di molti di loro, e fu davvero un momento di grande commozione per il pubblico e per me, naturalmente».
Oggi, invece, sarà impegnato al Quirinale per la cerimonia della 58ma edizione dei David di Donatello e i premi speciali andranno a star come Loren e Bellocchio: ricorda qualche aneddoto su di loro?
«Loren ha già ricevuto il David alla carriera, ma stavolta il premio lo riceve per la sua splendida interpretazione da attrice nel film "Voce umana", tratto dal celebre testo di Jean Cocteau, dove è diretta dal figlio Edoardo Ponti e recita in modo straordinario».
Quest’anno ricorre un altro importante anniversario, il 70° del quotidiano Il Tempo, dove lei iniziò a lavorare nel ’47: che atmosfera si respirava all’epoca?
«Io avevo 26 anni ed ero ben felice di lavorare come critico: allora, c’era Angiolillo che aveva un bel carattere ed era soprannominato "padre-padrone". Io fui raccomandato da Silvio D’Amico, che però gli disse: "Guarda che Rondi è cattolico e di sinistra" e lui rispose: "Basta ch’è ’nu bravo guaglione". E così cominciai a lavorare, ma non fu una vita facile. Capo-redattore era Marcello Zeri e io ero vice di Chiarelli. Ma quando recensii positivamente "Sciuscià" di De Sica, Angiolillo mi contestò e quando esaltai "Il Gattopardo" di Visconti addirittura il mio pezzo fu tagliato in vari punti. Tanto che Luchino ci rimase male, ma io gli promisi la Palma d’oro a Cannes e così fu. All’inizio, la sede de Il Tempo era a piazza di Pietra, poi ci spostammo in via della Stelletta, mentre a piazza Colonna c’era la tipografia del giornale e ricordo che la gente di cinema, come Fellini, veniva a mezzanotte, quando chiudeva la prima edizione, per comprarsi le copie e leggere le recensioni. Poi, quando arrivò Gianni Letta nel ’73, "mi restituì la gioia del mio mestiere", come dichiarai in una dedica a lui in un mio libro».