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 2014  giugno 09 Lunedì calendario

IL DESIGN ANONIMO


Chi disegna le cose che usiamo tutti i giorni, e spesso non «vediamo» neppure? Per esempio: i biglietti del tram o del treno. Per quanto si stiano imponendo le tessere magnetiche per i mezzi urbani, e mentre si prospetta il pagamento attraverso il cellulare, i biglietti dei treni pendolari di carta restano in uso. Prendiamo il caso della Lombardia. Il biglietto di Trenord (nome assunto dal gestore locale: Regione e Trenitalia) fino a qualche tempo fa era stretto e lungo (4 x 10,5 cm), simile ai biglietti in uso sugli autobus. Di colore verde, comprendeva differenti fasce: da 10 a 100 km. Semplice da maneggiare e tenere in tasca, non particolarmente bello, e tuttavia leggibile. In grande erano indicati i chilometri di percorrenza; il biglietto scadeva dopo 6 ore dalla convalida (in italiano e inglese). Del tutto ignoto l’autore. Ora è stato sostituito da un biglietto di dimensioni maggiori (8 x 12 cm). Per riporlo nel portafoglio, o in tasca, bisogna piegarlo. Di colore bianco, è scritto in corpo piccolo, cosa che obbliga a una lettura più accurata. Non c’è più la fascia chilometrica, bensì la tratta di percorrenza. Viene riportata la data di emissione e la validità (due mesi), anche questa in piccolo; i biglietti precedenti non avevano scadenza. Il prezzo adesso è visibile. Il carattere usato è il bastone. L’inchiostro con cui è stampigliato si scolora facilmente, dato che è prodotto con la stampa digitale su carta termica. Sono degli scontrini emessi a richiesta da macchinette poste nelle rivendite. Chi l’ha disegnato non si è preoccupato della sua leggibilità, come se il «visual design» (vedi Riccardo Falcinelli, Critica portatile al visual design, Einaudi) non esistesse neppure. Il cambio di biglietto è stato probabilmente imposto dal bisogno di contrastarne la contraffazione: una banda di sicurezza sul bordo sinistro simile a quella presente nelle banconote. Le stampanti, di cui sono munite le rivendite (tabaccherie ed edicole), agiscono in tempo reale, così da fornire dati di vendita e percorrenze al sistema informatico di Trenord, informazioni importanti per l’impresa regionale del trasporto. Mentre nel retro del precedente biglietto, in corpo piccolo, ma leggibile, per via del carattere scelto, c’erano le indicazioni sulla convalida, nel retro del nuovo c’è invece il logo di Trenord (bruttino). Molti anni fa Bruno Munari ha tessuto la lode del design anonimo. Non è questo caso.

Marco Belpoliti, La Stampa 9/6/2014