Niccolò Zancan, La Stampa 9/6/2014, 9 giugno 2014
“LE INFUSIONI STAMINA A BRESCIA? UN REATO VOLUTO DA UN GIUDICE”
[Intervista a Elena Cattaneo] –
Senatrice Elena Cattaneo, cosa ha pensato quando ha visto un giudice del lavoro di Pesaro resuscitare Stamina?
«A un impazzimento giudiziario senza precedenti. Non so come il Csm e il Ministro di Giustizia possano spiegarlo ai cittadini. Marino Andolina, un medico senza alcuna competenza in materia di malattie neurologiche o staminali, per giunta indagato da un magistrato per truffa e somministrazione pericolosa di farmaci, grazie ad un altro magistrato è stato messo nelle condizioni di diventare l’esecutore materiale dello stesso reato. Perché proprio questo è presumibile che sia successo, sabato, agli Spedali Civili di Brescia: la reiterazione di un reato su mandato di un giudice».
Come spiega questo conflitto fra parti delle istituzioni?
«Sono altri che devono spiegarlo. Io sono inorridita e non ci provo nemmeno. Sono mesi che giudici del lavoro decidono che è terapia ciò che per la medicina è nulla. A quali consulenti si sono rivolti? Una parte della magistratura si arroga il diritto di decidere di scienza e salute. Dico solo una parte, perché fortunatamente sentenze corpose e sostanziate ne sono state emesse. E tutte a tutela del malato. Tutte contro questa pratica tribale».
Tornare alle infusioni significa cancellare il pronunciamento dell’Agenzia italiana del farmaco. Al punto che adesso il direttore Luca Pani minaccia le dimissioni. Qual è la sua opinione?
«L’Aifa aveva fatto il suo dovere già due anni fa, bloccando tutta la follia Stamina. Ma è stata lasciata sola. Anzi, spesso attaccata da chi vuole un’agenzia più “accondiscendente” con le strategie di pascolo politico della salute... Aifa è guidata in maniera impeccabile e coraggiosa».
Il giudice di Pesaro ha detto di non sapere che Andolina fosse indagato. Le sembra plausibile?
«No. Non può un giudice che deve disporre che sia continuata in un bambino una pratica tribale, già compiuta in precedenza, non informarsi sulle persone su cui sta decidendo. Sono giustificazioni di lana caprina, nessuna persona intelligente può accettarle».
Che effetto le fa la presenza della senatrice Bonfrisco agli Spedali Civili insieme al medico che chiedeva di restare anonimo nel giorno dell’infusione?
«Basta pensare alla farsa del “non c’ero, anzi c’ero” svelata dagli interventi del senatore Luigi Zanda e dal vostro servizio. Ecco il motivo per cui i cittadini non hanno fiducia in questa politica disposta a tutto per la visibilità personale. Una politica capace persino di smentire la realtà, quando l’obiettivo fallisce».
Davide Vannoni ha messo il nome Cattaneo nella categoria «mentecatti». Che cosa risponde?
«È una persona che scrive queste cose nascosto dietro un tweet. Quando si mostra in televisione cerca di dare un’immagine diversa e rassicurante. È il copione seguito dai ciarlatani. Ora sta cercando di dare dei nemici da odiare alle persone che ancora inganna, per il suo tornaconto personale».
Persino il nonno di Federico, il bambino a cui è stata fatta l’infusione, è arrivato a dire: “Della Cattaneo ci occuperemo dopo...”. Parole bruttissime. La ritengono una specie di nemico. È così?
«Non mi pare una campagna d’odio. Anche perché quotidianamente ricevo il sostegno di tantissime persone, malati compresi. Mi sembra piuttosto una campagna della disperazione. Sono persone che affrontano malattie gravi, molto simili a quella che il mio laboratorio studia. I familiari dei malati vivono problemi che conosciamo benissimo, per i quali diamo tutto noi stessi. Ma noi non possiamo mentire, nemmeno quando è doloroso...».
Come se ne esce?
«Io non so come si facciano i miracoli. Conosco solo la fatica, il lavoro, l’impegno, la responsabilità, il coraggio, anche delle proprie competenze, che devono essere tante e al più alto livello. Chi ha competenze, abbia quindi il coraggio di fare il proprio dovere, quello che la sua funzione richiede. Significa anche contribuire, istituzionalmente, ad organizzare la vita quotidiana di famiglie esposte a sofferenze che vanno oltre ogni umano sentire. E sto parlando di tutti i malati. Perché esistono anche decine di migliaia di malati che a Stamina non hanno mai voluto avvicinarsi. Anche loro chiedono di essere considerati».
Niccolò Zancan, La Stampa 9/6/2014