Alberto Flores D’Arcais, la Repubblica 9/6/2014, 9 giugno 2014
LE MEMORIE DI HILLARY RIVELAZIONI E STOCCATE CON VISTA CASA BIANCA
NEW YORK.
Il primo appuntamento è domattina a New York, alla libreria Barnes&Nobles di Union Square, seguiranno Philadelphia, Chicago, il Texas, la California e diverse altre città in ogni angolo degli States. Il lancio di Hard Choices , il libro di memorie di Hillary Clinton, non è solo una questione di marketing e di vendite (già prenotate centinaia di migliaia di copie), è soprattutto l’ingresso — rigorosamente non dichiarato — dell’ex Segretario di Stato (nonché ex First lady degli anni novanta) in una campagna elettorale lontana, ma non troppo: quella per conquistare la Casa Bianca nel 2016.
«Non deciderò prima della fine di quest’anno », si destreggia nell’intervista alla Abc ( in onda stasera), «prima voglio viaggiare, firmare libri, aiutare i candidati democratici (alle elezioni di Midterm in autunno, ndr), poi fare un profondo respiro, considerare vantaggi e svantaggi e infine decidere ». Che non abbia ancora deciso in America non ci crede proprio nessuno. L’uscita del libro (undici anni dopo Living History, che raccontava i suoi anni nella Casa Bianca di Bill) è stata meticolosamente preparata dallo staff (segreto ma non troppo) elettorale, con selezionate interviste ai media (tv e stampa) e centellinate rivelazioni sugli argomenti trattati nelle sue 600 pagine. Dai viaggi come Segretario di Stato — un milione di miglia in 112 paesi del pianeta — agli incontri con i leader del mondo fino alle grandi sfide e alle «scelte difficili» (come da titolo del libro) compiute nei quattro anni del primo mandato di Obama.
A giudicare dalle anticipazioni (la “guerra elettorale” contro Obama alle primarie del 2008, l’uccisione di Bin Laden, la morte dell’ambasciatore Usa a Bengasi, l’«errore di aver votato a favore della guerra in Iraq», l’Afghanistan, gli scontri con gli ayatollah di Teheran, la rivelazione di aver suggerito al presidente la fine dell’embargo contro Cuba, i duri giudizi su Vladimir Putin), ogni problema di politica estera (e non solo) presenta delle hard choices. E anche se l’attuale amministrazione ha fatto (e fa) di tutto per mantenere la barra dritta, non mancano (Hillary su questo è in buona compagnia con la maggioranza degli americani) i problemi «che non sono stati risolti». Non sempre si è trovata d’accordo con Obama, «alcune cose le potrete leggere in questo libro, altre sono destinate a rimanere private per onorare il rapporto confidenziale e di lealtà tra un presidente e il suo Segretario di Stato». Tra quelle dette uno “shouting match”, una discussione a urlacci, tra lei e l’allora direttore della Cia Leon Panetta sull’uso dei droni o le differenze con Obama («sono andata alla Casa Bianca a parlare con lui 700 volte») su Israele.
Ufficialmente non c’è nulla sulla sua vita passata e sui progetti futuri. Hillary sa che una volta candidata la sua vita sarà passata per l’ennesima volta al setaccio, così per l’affare Lewinsky (la stagista di Bill) ha usato un settimanale popolare e di gossip come People ( 3 milioni e mezzo di copie): «È acqua passata.
No, l’intervista di Monica a Vanity Fair non l’ho letta». Per poi parlare della sua prossima esperienza da nonna («una gioia straordinaria »), della sua salute («faccio esercizi di yoga e acqua-gym») e delle serata trascorse assieme al marito Bill a guardare (come milioni di americani) House of Cards.
Sulla sua candidatura alla Casa Bianca in tutte le interviste si è lasciata andare agli scontati «no comment» e ai «ci penserò». Conditi però da una affermazione che ha deliziato gli americani: «Mi piacerebbe vedere una donna presidente degli Stati Uniti, abbiamo bisogno di rompere questo ultimo tabù della politica americana, il più duro».
Alberto Flores D’Arcais, la Repubblica 9/6/2014