C. A. F., Il Sole 24 Ore 8/6/2014, 8 giugno 2014
LA CATTIVA REPUTAZIONE COSTA CARA
Nel 2013 l’Italia ha raccolto investimenti diretti esteri per 12,4 miliardi di euro. Ma rispetto al 2007, anno pre-crisi, quegli investimenti che potrebbero rilanciare la crescita e favorire l’occupazione sono diminuiti del 58%.
A dirlo è il Censis nel suo Diario della transizione, giunto al sesto numero. L’Italia pesa per l’1,6% sullo stock mondiale di investimenti esteri, rispetto al 5,8% del Regno Unito, il 4,8% della Francia, il 3,1% della Germania. Secondo il Censis «la reputazione è un fattore decisivo per favorire la competitività di un Paese. Ma l’Italia ha un deficit reputazionale accumulato negli anni a causa di corruzione diffusa, scandali politici, pervasività della criminalità organizzata, lentezza della giustizia civile, farraginosità di leggi e regolamenti, inefficienza della pubblica amministrazione, infrastrutture carenti». La dimostrazione arriva anche dagli altri indicatori di competitività aggregati dal Censis. Dall’iter per avviare un cantiere (233 giorni contro i 94 della Germania) ai tempi di allacciamento alla rete elettrica (124 giorni contro 17).
Sulla perdita d’immagine del Paese è intervenuto anche Diego Della Valle, a margine di un convegno ad Ancona: «Pensate che danno è stato fatto alla nostra immagine agli occhi degli investitori». Il patron di Tod’s ha anche sottolineato che l’Italia «non è solo un Paese di tangentari con alla guida dei bravi ladri».
C. A. F., Il Sole 24 Ore 8/6/2014