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 2014  giugno 08 Domenica calendario

“GALAN MI SMENTISCE? PRONTA A UN FACCIA A FACCIA”


Chi le vuole ancora bene continua a chiamarla «Minu», come ai bei tempi in cui il Mose era una Grande Opera e la tangente solo il rapporto tra gli angoli delle paratie. Per tutti gli altri, adesso che Venezia è affondata nemmeno fosse arrivato lo tsunami, Claudia Minutillo è la dogessa, la zarina, la traditrice, Morticia o Mortimer per quei capelli più che neri come i suoi tubini Chanel. «Ma io non mi riconosco affatto nel modo con cui vengo raccontata. Mi sento bistrattata anche dai media. E non vedo l’ora di ribattere a tutte le falsità che mi stanno cucendo addosso...», si sfoga lei con i pochi che riescono a sfondare la barriera del suo telefonino.
Paolo Scarpa Bonazza Buora, un tempo coordinatore di Forza Italia, poi deputato e sottosegretario, oggi solo imprenditore - «settore agricolo», precisa perché non si sa mai - ricorda che se l’era trovata davanti vent’anni fa con un curriculum di tutto rispetto: «Una ragazza efficiente e determinata. Laureata e poliglotta. Si vedeva che avrebbe fatto strada...». Da lui era passata a Giancarlo Galan detto il Doge, primo Governatore berlusconiano del Veneto. Poi era finita a lavorare con l’assessore Renatino Chisso detto «nove zeri» per gli appalti miliardari che movimentava. Poi erano arrivati gli affari con Piergiorgio Baita della Mantovani pure lui finito davanti ai giudici a collaborare e a raccontare di tutta la melma attorno al Mose. E i primi guai giudiziari per quel giro di soldi finito a San Marino che a questa donna sempre elegante e in tacco di ordinanza solo l’anno scorso sono costati una condanna a 1 anno e 4 mesi di carcere più 400 mila euro da restituire.
«Io che sono laureata in Lettere e non mi sono mai occupata di conti...», giurava lei anche se sembra davvero difficile crederle. Perché nel Nord Est che era la locomotiva d’Italia Claudia Minutillo era il Tgv. Non c’è affare in cui questa segretaria non abbia messo mano. Da Adria Infrastrutture all’editoria di Nordest Media che acquisisce ciò che resta della catena di giornali E-polis fino agli impianti fotovoltaici. Affari puliti e pure assai sporchi secondo quanto ha raccontato ai magistrati con millimetrica precisione. Lei si è sempre ritagliata un ruolo nell’ombra. A pagare pensava Piergiorgio Baita della Mantovani. Racconta la «Minu» di quelle maxi mazzette: «Oltre alla corresponsione di danaro Baita era solito intestare ai politici società che avrebbero poi guadagnato coi project financing». Fino all’accusa più grave rivolta a Giancarlo Galan del quale era stata fedele segretaria prima che sua moglie si impuntasse per levarsela di torno: «Era regolarmente stipendiato...».
Un milione l’anno per sei anni, fino a quando Galan rimase in carica a Palazzo Balbi. «Nefandezze contro di me...», tuona l’ex governatore che smentisce pure l’ex segretaria quando racconta di quel milione e passa elargito dalla Mantovani per tirare a lucido la villa con quadruplo ingresso a Cinto Euganeo. Di quella smentita Claudia Minutillo non si preoccupa: «Quello che ho raccontato è stato evidentemente creduto dai magistrati visto poi quello che è successo. La tentazione di replicare subito è forte anche perché i media stanno massacrando solo me. Io ho deciso di stare dalla parte della giustizia e sono pronta a ripetere tutto parola per parola davanti ai magistrati». Ma lei per ora ha altro per la testa. Lasciato il marito a Firenze, via dalla casa di San Marino, lontana pure da Mestre, Claudia Minutillo è corsa a Jesolo ad assistere gli anziani genitori malati: «Adesso penso ad occuparmi solo di loro». Giancarlo Galan, che lei non avrebbe alcun problema ad incontrare per un faccia a faccia davanti ai magistrati, può attendere.

Fabio Poletti, La Stampa 8/6/2014