Carmelo Lopapa, la Repubblica 8/6/2014, 8 giugno 2014
“VIA A CALCI CHI RUBA ANCHE IL PD HA COLPE” E RENZI PROMETTE: BASTA FISCO ASSURDO
[Intervista a Matteo Renzi] –
NAPOLI.
«A casa, calci nel sedere a chi ruba, non c’è Pd che tenga. E chi lo fa, non metterà più piede in un ufficio pubblico». Matteo Renzi, per sua stessa ammissione, su questa partita si gioca «molto» della credibilità acquisita, convinto però che «l’Italia perbene è pronto a dire basta: è maggioranza». Allora ecco le misure anticorruzione, il trasferimento di poteri a Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, e poi il pacchetto giustizia entro giugno, legge elettorale e riforma del Senato entro l’estate. Ma col consiglio dei ministri di venerdì si metterà mano anche alla semplificazione fiscale: «Il prossimo anno, a 32 milioni di italiani arriverà la dichiarazione dei redditi precompilata, non più lo Stato controparte, ma alleato. Non possiamo più dire che le tasse sono bellissime, il sistema è assurdo». Agenda fittissima, propositi ambiziosi, che il premier snocciola negli 83 minuti di botta e risposta col direttore Ezio Mauro, ospite della “Repubblica delle Idee” che oggi si chiuderà dopo tre giorni a Napoli. Più di mille domande inviate dai lettori attraverso Repubblica.it e sintetizzate nell’intervista. C’è molta sostanza nelle risposte, ma spazio anche per battute, aneddoti, tanti applausi a scena aperta, è anche Renzi-show, sotto la cornice mozzafiato del Teatro San Carlo. L’emergenza tangentopoli, parte da lì il direttore.
Le chiedo, con quello che è successo al Mose, all’Expo, con quello che Repubblica sta documentando — ogni cinque euro spesi per il Mose, uno finisce in un sistema tangentizio già accertato da 22,5 milioni euro — ecco, di fronte a questo e tanto altro, non bisognava anche terremotare l’agenda del governo? Come mai la sua velocità si è fermata proprio in Laguna, sulle misure per arginare la corruzione?
«È stata una scelta consapevole e convinta. Siamo abituati a intervenire con provvedimenti di emergenza spesso legati all’ansia da prestazione, ma non servono più interventi spot, occorre una risposta strutturale. E chi volesse negare una evidente responsabilità della politica, sbaglierebbe di grosso. Guai dire che quel sindaco non è iscritto al Pd (lo aveva detto Luca Lotti sul caso Orsoni, ndr). Riguarda anche il Pd e il centrosinistra».
Ma lei glieli dà o no questi poteri a Cantone?
«Per dare risposte strutturali potranno servire una, due settimane. Dobbiamo porci il problema di come tagliare le autorità che non hanno funzionato e dare spazio di intervento, trasferire funzioni all’autorità guidata da Raffaele Cantone».
Vi prenderete anche una settimana in più, d’accordo, ma per fare cosa?
«Venerdì prossimo i poteri a Cantone. Non diventerà il super pm che risolverà tutto. Ma almeno sarà messo nelle condizioni di incidere realmente. Poi, due settimane dopo, la riforma più complessiva della giustizia. Il politico che ha violato la legge, avrà la certezza che in un ufficio pubblico lui non metterà più piede, sarà una sorta di Daspo, ma per corrotti e corruttori».
Lei è premier, ma ho l’impressione che non le stia dando una grossa mano il segretario del suo partito.
«È un personaggio discutibile, quello...».
Lei dovrebbe parlargli: com’è possibile che Greganti abbia trovato di nuovo aperte le porte del suo partito? Qui non occorre il Daspo, basta chiuderle, quelle porte. Come possibile che dietro ogni inchiesta si trovino uomini del Pd. Infine, Serracchiani, Bonafé, Moretti sottolineano che sono questioni che attengono ad “altro partito”, io penso che chi si assume la responsabilità, la debba assumere tutta, nel bene e nel male, anche quella della gestione precedente.
«Ho parlato pochi minuti fa col segretario del mio partito e la pensa come lei. Il giochino di noi e loro non può più funzionare. Noi ce ne siamo dimenticati, ma il risultato delle elezioni è stato sconvolgente, il Pd al 40,8...».
Dica la verità, che quota si aspettava?
«La verità? Il 35».
E a che quota le avrebbe fatto la pelle il suo partito.
(Ride) «Questo è più facile che lo sappia lei. Detto questo, su Greganti le dico che è stato un errore, non sono qui a dire che siccome io non c’ero... Il Pd ha sbagliato. Però siamo anche il partito che autorizza gli arresti di un proprio parlamentare, quando verifichiamo che non c’è il fumus persecutionis, anche se il voto è stato piazzato strumentalmente in aula a dieci giorni dalle Europee, come nel caso Genovese. Perché nel Pd chi ruba va a casa a calci nel sedere, esattamente come negli altri partiti. Non c’è Pd e non Pd, ci sono ladri e non ladri».
Grillo ha parlato di brogli alle Europee, il populismo è sempre uguale, come Berlusconi con Prodi.
«Eh sì, sono stanco a furia di fotocopiare le schede. Battute a parte, è insopportabile la posizione dei Cinque stelle che vanno a discutere con gli xenofobi a Londra e non vogliono parlare con noi in Italia. Sappiano lorsignori che il Pd, forte del risultato elettorale, non accetta giochi al ribasso sulle riforme».
Questo paese in vent’anni è stato sedotto tre volte da Berlusconi, si è innamorato repentinamente di Grillo, le ha dato il 40 per cento. Non teme la volatilità dell’elettorato?
«Sì, temo questo rischio. Per questo penso che nei prossimi due mesi dobbiamo metterci a testa bassa e chiudere tutte le partite. Questo 40,8 non va messo in frigo, è un risultato da spendere, investire, anche a costo di perdere. Se andrà male, sarà colpa mia. Ma se ce la si fa, allora l’Italia torna a volare».
Capitolo Rai. Hanno ventilato uno sciopero, poi revocato, per i 150 milioni tagliati mentre non hanno mai pensato di protestare quando l’informazione era totalmente asservita in questi vent’anni. Dietro c’è una questione politica o di sistema? L’accusano di favorire la concorrenza.
«Direi che la concorrenza l’hanno difesa loro già in questi anni. L’altro giorno ho visto Fedele Confalonieri e gli ho detto che Berlusconi ha cambiato l’Italia molto più col suo modello educativo degli anni Ottanta, dai telefilm a Drive In, che non attraverso le leggi dei suoi governi. Ora, parliamo ancora di duopolio Rai-Mediaset? Ma è un’altra era. Possiamo piuttosto chiedere alla Rai di tornare a fare servizio pubblico e di educare le future generazioni? La vendita di Raiway era stata già perfezionata dal centrosinistra, poi bloccata da Maurizio Gasparri».
Va dunque cambiata la Gasparri?
«Va cambiata la governance e la strategia, in Rai».
Che ne è della riforma del Senato? E quella elettorale? Si dice che Berlusconi vi abbia chiesto di rinviare quella elettorale a settembre. È così?
«No, non me lo ha chiesto. Credo che ci siano le condizioni perché entro l’estate si dia il via libera alla legge elettorale e, in prima lettura, alla riforma costituzionale. E credo che Berlusconi abbia tutto l’interesse a stare in questo patto».
Le nomine in Europa restano bloccate dopo le elezioni.
«Il presidente della Commissione deve essere scelto dai cittadini, ma nessuno ha avuto la maggioranza in Parlamento, bisogna per forza fare l’accordo. Vogliono il candidato del Ppe Juncker? Bene, ma dica cosa ne pensa dei prossimi cinque anni, non si può continuare con quella politica».
D’Alema e Letta sono possibili candidati al vertice delle istituzioni europee?
«Come italiani abbiamo lo spazio per avere alcune posizioni di responsabilità ma sarebbe ingiusto partire dai nomi».
Pensa di essere arrivato al 40 per cento in quanto leader della sinistra o “papa straniero”, perché estraneo a quella storia?
«Ci sarà sempre qualcuno che mi riterrà il papa straniero. E mentre loro faranno convegni su quanto io sia papa straniero, noi cambieremo l’Italia e metteremo residenza in questo 40 per cento che è il luogo naturale della sinistra italiana».
Carmelo Lopapa, la Repubblica 8/6/2014