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 2014  giugno 09 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - DOPO I BALLOTTAGGI


REPUBBLICA.IT
ROMA - Il risultato dei ballottaggi è chiaro. Il Pd di Matteo Renzi e il centrosinistra, rispetto al passato, avanzano. E aumentano i centri amministrati: da 112 "comuni superiori" si è passati a 141, e da 16 capoluoghi ora il centrosinistra ne governa 19 (il centrodestra ne perde invece 46, +2 per il M5S). Complessivamente, fra primo e secondo turno, il Pd batte il centrodestra 164 a 41 (vedi tabella). Ma c’è anche un’amara sorpresa per il Pd, che forse è il simbolo spartiacque di una nuova era politica. Da Livorno, storica roccaforte della sinistra, arriva un risultato clamoroso: il candidato del M5S Filippo Nogarin, appoggiato anche dalla sinistra radicale, ha vinto, superando Marco Ruggeri del centrosinistra: 53 a 47%. Nogarin, festeggiando la vittoria, ha parlato di "colpo al cuore del Partito Democratico". Esito che aprirà sicuramente un grande dibattito a sinistra, come dimostra il tweet del segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero (vedi sotto). I grillini conquistano anche Civitavecchia, dove il candidato pentastellato Antonio Cozzolino ha vinto con il 65%.
Pure a Perugia, Potenza e Padova, il centrosinistra esce, a sorpresa, sconfitto. Andrea Romizi del centrodestra ha conquistato il capoluogo umbro con il 58%, sconfiggendo Wladimiro Boccali del Pd, che si ferma al 42%. Un altro risultato clamoroso, visto che Perugia è uno storico fortino della sinistra.
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A Padova, invece, ha vinto Massimo Bitonci, candidato della Lega Nord e sostenuto dal centrodestra tutto, grazie al 53 per cento dei voti, contro il 47 di Ivo Rossi, vice dell’ex sindaco democratico e bersaniano Flavio Zanonato, che aveva governato la città per dieci anni e che aveva lasciato il suo posto proprio a Rossi dopo esser diventato ministro nel governo Letta.
E da Potenza arriva un altro risultato clamoroso. Ha vinto infatti Dario De Luca (Fratelli d’Italia e altre liste di centrodestra) con oltre il 58%, nonostante al primo turno il suo avversario, Luigi Petrone (centrosinistra), avesse sfiorato la vittoria con il 47,8 per cento dei voti. In quella circostanza, De Luca aveva ottenuto solo il 16,7 per cento, ma sufficiente per ribaltare il risultato al ballottaggio.
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Per il resto, il Pd non ha certo sfigurato. Anzi, ha guadagnato comuni rispetto all’ultima tornata e in alcune aree storicamente di centrodestra, come Pavia, è riuscito a vincere, specchio di un momento spartiacque della sua storia politica. Tra le vittorie democratiche spunta sicuramente quella di Bari dove ha trionfato Antonio Decaro con il 65,4 per cento ("Un risultato straordinario", ha commentato il nuovo sindaco), davanti al candidato del centrodestra Mimmo Di Paola (34,6%). Il Pd però perde Foggia, per un pelo, con Franco Nardella (Forza Italia e centrodestra) che ottiene il 50,3%, davanti ad Augusto Marasco.
Altre vittorie, importanti, del centrosinistra ci sono state a Modena con Gian Carlo Muzzarelli e il 63% dei voti davanti a Marco Bortolotti del M5S che si è fermato al 36,3%, e soprattutto a Bergamo, con il renziano Giorgio Gori che la spunta con il 53,5%, mentre l’avversario Franco Tentorio (centrodestra) è arrivato al 46,5%. "Tutta la coalizione ha saputo interpretare nel modo giusto il desiderio di cambiamento di una città che storicamente non è mai stata orientata a sinistra", ha dichiarato Gori a caldo.
Ma al centrodestra il Pd ha strappato anche altre città, conquistando tra l’altro tutti i principali centri piemontesi: Biella (dove ha vinto Marco Cavicchioli con il 59%, davanti a Dino Gentile), Verbania (Silvia Marchionni al 77% contro Mirella Cristina in una sfida tutta femminile), Vercelli (con Maura Forte al 67% davanti a Enrico Demaria), e, in Lombardia, Cremona (Gianluca Galiberti l’ha spuntata con il 56% su Oreste Perri), ma soprattutto Pavia, dove Carlo Cattaneo, sindaco uscente di centrodestra e considerato uno dei più giovani e più amati amministratori d’Italia, ha perso sorprendentemente la sfida contro il democratico Massimo Depaoli, che ha ottenuto il 53%.
I democratici la spuntano anche a Pescara, anche questa strappata al centrodestra, con Marco Alessandrini davanti con il 66,3% al sindaco uscente Luigi Mascia (Forza Italia e altri, 33,7%), a Terni, dove Leopoldo Di Girolamo ha sconfitto Paolo Crescimbeni del centrodestra con il 59,5% e, più nota simbolica, Porcia (Pordenone), sede Electrolux, dove ha vinto Giuseppe Gaiarin contro Marco Sartini (59 a 41).
Da segnalare anche la vittoria di Renato Franco Natale, che torna a guidare il comune di Casal di Principe (Caserta) dopo la breve esperienza nel 1993. Da anni impegnato contro la criminalità organizzata, ha ottenuto il 68% delle preferenze. Il neo sindaco è componente di Libera, l’associazione impegnata nel recupero dei beni confiscati alle mafie.
L’affluenza, intanto, è crollata: il dato definitivo dell’affluenza ai ballottaggi per le elezioni comunali è del 49,49% contro il 70,61% del primo turno.

HANOI - I ballottaggi segnano "la fine delle posizioni di rendita elettorale, è finito il tempo in cui qualcuno sa che in quel posto si vince di sicuro". Matteo Renzi, oggi in Vietnam per una missione in Oriente, analizza con soddisfazione, al telefono con i suoi, i risultati dei ballottaggi, nei quali il Pd ha perso a Livorno, Perugia, Padova e Potenza, ma ha vinto a Ventimiglia e a Sassuolo in un quadro complessivo che il segretario Pd reputa "straordinario". "I ballottaggi - ha detto Renzi - hanno segnato un risultato straordinario perché quando si mettono le persone giuste si vince".
Renzi non intende minimizzare le sconfitte: a Livorno e in altre città storiche del centrosinistra "si è oggettivamente perso", commenta con i suoi, e va dato atto al candidato M5S Nogarin che ha strappato la roccaforte rossa per eccellenza di essere stato "bravo" con una campagna molto incentrata sulla città.
Ma, osserva ancora il premier, dei 12 ballottaggi con M5S solo in una città Grillo ha vinto. "Finisce 20 a 1, altro che frenata", dice il premier che fa "la firma" su un risultato che consegna al Pd "il Piemonte, Ventimiglia, Pavia, Bergamo, Cremona, Prato". Pur nella consapevolezza che nessuna vittoria è scontata. Un’analisi che secondo il leader Pd non chiama in campo la contrapposizione tra vecchia e nuova guardia, ma la necessità di consolidare il risultato, evitando di riaprire polemiche interne.
Quindi, mentre Beppe Grillo esulta su Facebook, definendo il suo Movimento un ’virus inarrestabile’, il premier valuta il verdetto delle urne interessante, perché coerente con la concezione di un Pd capace di andare anche oltre i confini tradizionali del proprio elettorato.
I RISULTATI DEI BALLOTTAGGI
Integrazione Ue. Non solo elezioni: dall’Oriente Renzi affronta anche il tema dell’integrazione Ue. "Non credo che le forze antieuropeiste saranno in grado di bloccare" il percorso di integrazione europea: ne è più che convinto Renzi, che parla così in un’intervista concessa all’agenzia di stampa cinese Xinhua alla vigilia della visita a Shangai e Pechino domani e mercoledì.
"L’integrazione europea - ha sottolineato il presidente del Consiglio, che oggi da Hanoi ha iniziato una missione in Asia che lo porterà anche in Kazakhstan - è un’enorme scommessa politica che ha permesso a intere generazioni di vivere in armonia". Grazie al progetto lanciato dopo la Seconda guerra mondiale, "siamo stati in grado di fare dell’Europa un posto di pace e integrazione negli ultimi 70 anni - ha riconosciuto Renzi -. Abbiamo messo insieme le nostre monete e l’educazione dei nostri figli, per esempio".
Certo, ha ammesso il premier, questo ambizioso progetto può anche subire dei rallentamenti, tuttavia resta qualcosa di storico e straordinario. "Questo progetto - ha continuato Renzi - richiederà ancora anni per essere completato, ma è irreversibile. Non credo che alcuna forza antieuropeista sarà in grado di bloccare questo percorso".
Infine, il presidente del Consiglio - che dal primo luglio guiderà il semestre di presidenza dell’Unione Europea - ha assegnato alla partnership con la Cina un ruolo importante nel progetto. "Oggi - ha concluso - abbiamo bisogno di sviluppare una ’via della seta’ per incoraggiare gli scambi fra le imprese e aprire nuove opportunità per il dialogo, la pace e la stabilità nel mondo".
Il tweet. "Oggi in Vietnam per la prima visita ufficiale di capo di governo italiano. Primo obiettivo: interscambio a 5 miliardi dollari. #Italiariparte", ha scritto Renzi su Twitter, sottolineando le ambizioni italiane di incrementare gli scambi commerciali con il Paese del sudest asiatico. Ad Hanoi il premier ha tra l’altro spiegato: "Il governo italiano è qui per creare investimenti, occasioni di business, fare le cose terribilmente sul serio e penso che con Expo e con il vertice Asem le relazioni tra Vietnam e Italia entreranno in una fase ancora più forte e profucua".

GRILLO
ROMA - Il Pd conquista larga parte del Nord. Il centrosinistra, che controllava 16 Comuni capolista, ora ne gestirà 19. Ma, il giorno dopo le elezioni, pesano anche le battute d’arresto: Padova e Perugia e soprattutto lo schiaffo di Livorno. Così, gradualmente, nel partito democratico riemerge la contrapposizione tra vecchia e nuova guardia già affiorata nella Tangentopoli in laguna. Mentre Beppe Grillo su Facebook non trattiene la sua gioia per le vittorie di Livorno, Civitavecchia e Bagheria.
I RISULTATI DEI BALLOTTAGGI
Nel gruppo dirigente del Pd emerge con il passare delle ore soddisfazione per il risultato elettorale di ieri. Per il vicesegretario Pd, Lorenzo Guerini, non c’è dubbio su chi ha vinto: "I numeri non mentono: abbiamo conquistato 160 comuni sopra i 15mila abitanti, 32 in più rispetto a prima e siamo passati da 15 a 19 città capoluogo di provincia. In particolare abbiamo preso tutto il nord. Ad esempio ricordo ancora quando da sindaco di Lodi ero l’unico amministratore del centrosinistra di una città capoluogo in tutta la regione. Oggi in Lombardia governiamo in tutti i capoluoghi, eccetto Varese. Se non è vittoria questa! Il resto sono chiacchiere". Anche il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi esulta e parla di "vittoria" su Twitter. Sulla stessa linea Stefano Bonaccini, responsabile Enti Locali dem, che ammonisce: " M5S non esulti, vince solo in 3 o 4 comuni su 4106". Ancora più netta la vicesegretaria Debora Serracchiani: "Questi ballottaggi rappresentano una vittoria limpida e indiscutibile, che conferma e consolida l’avanzata del Pd alle europee e alle recenti regionali"
Grillo sul blog: "siamo virus inarrestabile". Dopo la battuta di arresto delle europe, Grillo si consola con i ballottaggi. "I nostri sindaci 5 Stelle sempre di più virus inarrestabile", scrive su Facebook, rimandando a un post di auguri ai nuovi sindaci del M5S a firma del consigliere regionale siciliano Giancarlo Cancelleri. Ed esulta per il risultato che arriva da Bagheria, in Sicilia, con il candidato pentastellato Patrizio Cinque che ha conquistato il comune con il 69,77%. "Bagheria in festa! Patrizio Cinque sindaco M5S" si legge sulla pagina Facebook di Grillo.
Il dibattito nel PD. I risultati in chiaroscuro dei ballottaggi e il recente scandalo Mose - che ha terremotato il partito a Venezia - riaccendono comunque il dibattito interno. Assente Renzi impegnato in Vietnam, parla il vicesegretario Lorenzo Guerini, che chiarisce: "La netta vittoria alle amministrative è merito di tutto il PD. Tutto il partito rifletterà e si confronterà sui pochi casi in cui il risultato non è stato soddisfacente" . Ma i fedelissimi mormorano: "Perdiamo dove ha prevalso la logica del vecchio". E Alessia Morani, responsabile giustizia Pd: "Fa bene Renzi a dire che nel nostro partito non ci deve essere un ’noi’ e un ’loro’, ma è altrettanto chiaro che c’è un ’prima’ e c’è un ’dopo’". La minoranza Pd però non ci sta, e astretto giro arriva la replica di Gianni Cuperlo in un lungo post su Facebook: "Non c’è un noi e un loro, si vince e si perde tutti insieme" ammonisce il deputato Pd, che si dice "colpito" da alcuni commenti venuti da esponenti Pd. Secondo l’ex candidato alla segreteria Pd prima di tutto deve prevalere il senso di appartenenza ad una comunità e non la corsa a dire "che ha perso uno degli altri", "bisogna capire che cosa è successo e magari sentire un moto di vicinanza e solidarietà con chi si sente responsabile di quello che è accaduto". "Quando si vince tutto pare facile - conclude Cuperlo - Ma è dove perdi che si vede meglio chi sei".
A Padova lo sconfitto Ivo Rossi era vicinissimo all’ex Zanonato, che ha lasciato per una breve parentesi da ministro. Wladimiro Boccali, battuto a Perugia, è un cuperliano. Anche a Modena il Pd ha rischiato. Il bersaniano Gian Carlo Muzzarelli è stato costretto al ballottaggio. E Pietro Tidei, battuto da un grillino a Civitavecchia, è espressione del vecchio corso. Tidei è stato sfiduciato da una parte della sua stessa maggioranza e in precedenza era stato costretto ad abbandonare l’incarico di parlamentare per incompatibilità con la carica di sindaco, dopo che era stata promossa nei suoi confronti un’azione popolare. Mentre a Bergamo si afferma Giorgio Gori, cui una parte del partito rimproverava il passato a Mediaset. Ma lo shock vero è Livorno, dove i Cinque Stelle espugnano il Comune dopo quasi 70 anni di governo della sinistra. Proprio nella città in cui nacque il Pci. E ora c’è chi prevede una nuova ondata di rottamazioni.



DAGOSPIA
A Parma, Federico Pizzarotti, perde un pezzo della sua base. Una parte di attivisti di Parma fonderà un nuovo gruppo, staccandosi dall’associazione Parma in Movimento che ha dato i natali all’amministrazione Cinque stelle. Voci di malumori nei confronti della maggioranza del gruppo e dell’amministrazione circolavano da tempo, ma ora la secessione è imminente. Secondo fonti interne al Movimento, il gruppo, che si chiamerà Amici di Beppe Grillo di Parma e provincia.

DAGOSPIA
Avrà perso Pavia apposta per essere poi più libero di candidarsi alla guida di Forza Italia, ma certo che la sconfitta del trentaquattrenne Alessandro Cattaneo sulle rive del Ticino è tutto meno che un colpo di scena “locale”. E il fatto che arrivi nello stesso giorno in cui i moderati trovano un “nuovo” campione in Ciriaco De Mita, 80 anni tondi tondi, ex segretario Dc eletto trionfalmente sindaco di Nusco contro il Pd, fa riflettere sul “renzismo” senza Renzi.
Che non è solo un problema del Pd – il premier si è eclissato dai ballottaggi – ma anche di Berlusconi, che vorrebbe tanto una svolta giovane nel suo partito e tanto apprezza l’ex sindaco fiorentino.
ALESSANDRO CATTANEO ALESSANDRO CATTANEO
Cattaneo sembrava perfetto. Un mandato da sindaco senza infamie e senza maneggi, anche se il Comune è sotto inchiesta. Bella parlantina, faccia pulita, le comparsate “giuste” nei talk show con l’autorizzazione del Capo. Le cronache lo davano, e lo danno, futuro reclutatore di giovani talenti azzurri. Ma il Cavaliere lo considera(va) “il mio piccolo Renzi” e aveva progetti ben più gloriosi per questo ragazzone che a 29 anni era già sindaco.
Progetti ambiziosi, che comprendevano il perdono per essersi fatto promotore di una corrente, i cosiddetti “formattatori”, che poi in realtà ha abbaiato solo a cani già mollati dal Padrone. Ma Cattaneo ci si è fatto una qualche fama giornalistica. Un rottamatore “octroyé”, però.
Formigoni tra Alessandro Cattaneo, sindaco di Pavia, e Gianfranco Abelli Formigoni tra Alessandro Cattaneo, sindaco di Pavia, e Gianfranco Abelli
Ieri ha perso per una manciata di voti contro un professore di liceo del Pd, Massimo Depaoli, vent’anni più vecchio di lui. Depaoli non ha avuti al suo fianco Renzi, ma si è arrangiato lo stesso. E alla fine ha battuto l’astro nascente Brambilla, che si è subito complimentato via Twitter da vero giovane.
Non si saranno messi a piangere né i Verdini, né i Fitto. Ma chissà se l’ex Cavaliere, che invecchiando è sempre meno spietato, lo punirà davvero per la figuraccia pavese, oppure farà finta di niente e si terrà in palma di mano il suo “Renzino”.

DAGOSPIA
Il primo hashtag #vinciamonoi , con il suo entusiasmo un po’ arrogante, non aveva portato fortuna. Il ripiego più cauto del #vinciamopoi, che poteva facilmente trasformarsi in un boomerang, ha invece ottenuto un primo successo, clamoroso: il Movimento 5 Stelle fa il colpo grosso a Livorno, disarcionando dopo quasi 70 anni la sinistra e sradicando il Pd locale dal suo passato glorioso.
Ma non si ferma qui la riscossa di Grillo, perché il Movimento vince anche a Civitavecchia, anche in questo caso contro un candidato del Pd. Niente da fare invece nell’altra roccaforte rossa, Modena, che resiste all’assalto dei 5 Stelle. Al primo turno il partito guidato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio era riuscito a sbaragliare gli avversari solo in un piccolo Comune, Montelabbate, nelle Marche.
Le Europee sembravano aver segnato una battuta d’arresto preoccupante per il Movimento, bloccando un’avanzata che sembrava inarrestabile. Nessun sorpasso, ma anzi un arretramento che aveva sconcertato lo stesso Grillo. Questa tornata delle Amministrative dà una boccata d’ossigeno al Movimento, confermando non solo la capacità di strutturarsi nel territorio, ma avvalorando anche le ultime mosse controverse del Capo.
Grillo, dopo il voto europeo, era sembrato sbandare, frastornato dallo stop delle urne. Dopo l’esaltazione di Enrico Berlinguer, era arrivato l’inaspettato avvicinamento a Nigel Farage, il discusso protagonista delle elezioni britanniche. Una mossa che sembrava minare il fragile equilibrio politico dei Cinque Stelle.
GRILLO MAALOX GRILLO MAALOX
E se è vero che il Movimento, in queste elezioni, è rimasto fedele al suo credo isolazionista, evitando qualunque apparentamento formale, è anche vero che ha ottenuto appoggi trasversali, da sinistra a destra. Spesso ricambiandoli. E non è sfuggito agli osservatori il rinsaldarsi di un asse populista con la Lega Nord. Giocato in chiave antieuropea, ma anche in una prospettiva antisistema.
Gli arresti di questi giorni, le inchieste sul Mose, il coinvolgimento di importanti dirigenti di Pd e Forza Italia, sono sembrati un buon viatico a Grillo per rafforzare la sua tesi: i partiti sono tutti uguali. E il caso Orsoni è servito per affondare il colpo contro i democratici, visto che proprio sulla fine della storica «diversità» della sinistra Grillo scommette da sempre.
Forse neanche l’esito del voto in questa tornata potrà dare una risposta politica vera ai dubbi sulla tenuta del Movimento.
Quello che è certo è che la vittoria dell’ingegnere aerospaziale Filippo Nogarin a Livorno segna il riscatto perlomeno simbolico di Beppe Grillo e un’arma potente contro il Partito democratico. Senza dimenticare che nelle strane convergenze parallele di questo voto c’è anche il sostegno ai 5 Stelle di una lista di sinistra, «Buongiorno Livorno».