varie, 9 giugno 2014
NOTE REFERENDUM ELETTORALE 2009/ DISCORSO VELTRONI PER LIBRO GAZZETTA
4. Referendum abrogativi 2009
Dal 24 aprile al 24 luglio 2007 un gruppo di promotori, tra i più attivi Mario Segni e Giovanni Guzzetta, raccolse le firme necessarie per proporre un referendum che cancellasse alcune parti della legge elettorale n. 270 del 21 dicembre 2005 e nota come Porcellum, come da definizione del suo stesso relatore Roberto Calderoli. A comporre il Comitato referendario erano intellettuali (Angelo Panebianco, Augusto Barbera, Gianfranco Pasquino ecc.) e politici di entrambi gli schieramenti (Gianni alemanno, Renato Brunetta, Riccardo Illy, Sebastiano Vassallo ecc). Il referendum era previsto per il 18 e 19 maggio 2008, poi, visto lo scioglimento delle Camere il 6 febbraio 2008, slittò di un anno.
Il 21 e 22 giugno del 2009, in concomitanza con i ballottaggi per le elezioni amministrative locali, gli italiani furono chiamati a votare su tre quesiti. Il primo e il secondo riguardavano il premio di maggioranza alla lista più votata e innalzamento della soglia di sbarramento. Il Porcellum prevede un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Il premio è attribuito su base nazionale alla Camera dei Deputati e su base regionale al Senato. È attribuito alla “singola lista” o alla “coalizione di liste” che ottiene il maggior numero di voti. Il primo e il secondo quesito – rispettivamente per Camera e Senato – si proponevao l’abrogazione del collegamento tra liste e della possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste. In caso di esito positivo del referendum, il premio di maggioranza sarebbe stato attribuito alla lista singola (e non più alla coalizione di liste) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi. Un secondo effetto del referendum sarebbe stato che, abrogando la norma sulle coalizioni, si sarebbero anche innalzate le soglie di sbarramento: per ottenere rappresentanza parlamentare le liste avrebbero dovuto raggiungere un consenso del 4% alla Camera e 8% al Senato. Dunque la lista più votata ottiene il premio che le assicura la maggioranza dei seggi in palio. Le liste minori devono superare lo sbarramento. Il terzo quesito riguardava l’abrogazione delle candidature plurime in più di una circoscrizione per uno stresso candidato. L’eletto in più circoscrizioni con l’attuale legge decide il destino di tutti gli altri candidati, la cui elezione dipende dal fatto che, scegliendo uno dei seggi che ha conquistato, lascia liberi gli altri. Per spiegare l’attuale meccanismo se il candidato X eletto in più liste sceglie per sé il seggio “A” favorisce l’elezione del primo dei non eletti nella circoscrizione “B”; se sceglie il seggio “B” favorisce il primo dei non eletti nella circoscrizione “A”. Con l’approvazione del terzo quesito la facoltà di candidature multiple sarebbe stata abrogata sia alla Camera che al Senato.
Nessuno dei tre referendum raggiunse il quorum, essendo stata l’affluenza rispettivamente del 23,4%, 23,5% e 24%. Comunque, in tutti e tre i casi la stragrande maggioranza dei votanti scelse il sì (rispettivamente 77,6%, 77,7%, 87%).
L’unico partito a schierarsi apertamente per il sì era stato il Pd. Tranne Radicali e Idv (per il no), tutte le altre forze politiche non diedero indicazioni di voto al loro elettorato.