varie, 9 giugno 2014
NOTE LAVAVETRI PER LIBRO GAZZETTA
1. Ordinanza lavavetri. Le ordinanze del sindaco di Firenze Lorenzo Domenici contro i lavavetri furono due, la prima del 25 agosto 2007 e la seconda dell’11 settembre 2007. Vietavano di «avvicinarsi agli automobilisti, durante talune fasi della circolazione, per offrire attività di pulizia vetri o fari dell’automezzo e aspettarsi, in conseguenza, l’elargizione di denaro», e prevedeva una multa da 206 euro, il sequestro degli attrezzi e fino a tre mesi di carcere secondo quanto previsto dall’articolo 650 del Codice Penale.
In seguito a decine di ricorsi presentati al Tar (15 solo nelle prime due settimane), il 15 ottobre 2007 fu emanata una nuova ordinanza sul tema in cui sparivano le sanzioni penali. Solo nel maggio 2009 il Tar della Toscana ha giudicato inammissibili i ricorsi dando ragione all’amministrazione comunale.
Con il cambio di sindaco, nel novmbre 2009 Matteo Renzi emanò un’ordinanza che ricalcava la precedente e vietava la presenza nel centro storico di lavavetri, musicanti, questuanti.
A Roma, invece, il sindaco Gianni Alemanno ha emanato a più riprese ordinanze per i decoro urbano che prevedevano multe per i lavavetri: la prima nell’ottobre 2009, l’ultima nel gennaio 2013 (il Campidoglio fece sapere di aver multato 590 lavavetri nel corso del 2010). Ma, rispetto a Firenze, la pena prevista nella Capitale era più mite: solo una multa da 100 euro. Per i soggetti deboli, non era disposta alcuna sanzione ma un percorso di assistenza sociale. Il sindaco Ignazio Marino non ha rinnovato né emanato nessuna ordinanza sul tema.
2. Cos’è un’ordinanza. Le ordinanze amministrative sono emanate da un organo della pubblica amministrazione (ad esempio il prefetto o il sindaco) per imporre un determinato comportamento ad un soggetto o ad una classe di soggetti. Si tratta quindi di provvedimenti amministrativi che creano doveri positivi (di fare o dare) o negativi (di non fare). Trattandosi di provvedimenti adeguati per reprimere e prevenire pericoli che minacciano la pubblica incolumità, decadono quando ne vengono meno i presupposti. Le ordinanze del sindaco, ad esempio, si caratterizzano per la loro temporaneità, quindi è necessario che venga indicato un preciso termine finale.
3. La protesta di Asor Rosa. Il 1 settembre 2007 il critico letterario Alberto Asor Rosa (Roma 23 settembre 1933) scrisse una lettera al Corriere delle Sera per criticare duramente l’ordinanza del sindaco di centrosinistra di Firenze Leonardo Domenici contro i lavavetri. Titolo della lettera: “Mi dimetto da intellettuale di sinistra”. «Trovo indecente l’ordinanza sui lavavetri di strada, non perché rappresenta un’offesa alla morale rivoluzionaria, ma perché è una cialtronata. Sarebbe come se, in presenza di una gravissima emergenza igienica, le autorità preposte andassero in giro ad ammazzare le mosche con i giornali arrotolati (…) Questa ordinanza costituisce un piccolo ma significativo passo avanti nella realizzazione di quella ormai onnipresente costituzione materiale, che sta alla base del PUCD = Partito Unico del Conformismo Dominante. Per forza che la maggioranza, la grande maggioranza, sta con l’ordinanza del Comune di Firenze: mettete insieme la quasi totalità dell’elettorato di centrodestra con la maggioranza di quello di centrosinistra, e avrete questa spaventosa miscela di conformismi, questo incontro di volontà armate, che, invece di confrontarsi e scontrarsi, come sarebbe giusto, beatamente si incontrano e si sommano sui principi fondamentali, il più importante dei quali dice: per favore, preferirei non essere disturbato». La replica del sindaco di Firenze arrivò il giorno seguente: «Asor Rosa si contraddice: ha ragione quando sostiene che i centri storici sono ridotti male; ma la sicurezza non è argomento di discussione ideologica, è vita vissuta, cosa concreta».