Luca Gualtieri, MilanoFinanza 7/6/2014, 7 giugno 2014
UN MONTE DA 5 MILIARDI
È il maggiore aumento di capitale arrivato negli ultimi anni a Piazza Affari dopo quello da 7,5 miliardi lanciato da Unicredit nel 2012. Ma non sono soltanto il quantum e il rapporto con l’attuale valore di borsa dell’istituto (pari a 2,94 miliardi) gli elementi di interesse della ricapitalizzazione da 5 miliardi del Monte dei Paschi.
L’operazione sarà anche il termometro per misurare il livello di gradimento delle banche italiane, a pochi mesi dall’entrata in vigore della Vigilanza Unica. Un test importante, dunque, dopo due anni di pulizia di bilancio che hanno messo gli istituti italiani nelle condizioni di affrontare più serenamente gli appuntamenti dell’asset quality review e degli stress test. Per il Monte, in aggiunta, l’aumento servirà ad archiviare la pesante eredità della passata gestione e a centrare gli obiettivi del piano industriale.
Aumento. L’operazione è in scaletta dal giugno 2012, quando venne inserita nel piano industriale 2012-2015, anche se inizialmente l’importo era di appena un miliardo. Il controvalore è poi lievitato a 2,5 miliardi nel settembre 2013, a 3 miliardi a novembre sino all’importo definitivo di 5 miliardi fissato a metà aprile.
Complessivamente saranno emesse 4.999.698.478 azioni ordinarie al prezzo di un euro l’una nel rapporto di 214 ogni cinque possedute. Va peraltro ricordato che all’inizio di maggio c’era stato l’accorpamento delle azioni da 100 a una.
Bilancio. Il primo trimestre si è chiuso con una perdita di 174,1 milioni rispetto al rosso di 101 milioni registrato nello stesso periodo del 2013. Sui conti hanno pesato rettifiche su crediti per 477 milioni e un effetto negativo e non ricorrente per circa 143 milioni dovuto a maggiori oneri sui Monti Bond. Sul fronte patrimoniale, la banca ha registrato un common equity tier 1 al 10,8% a fine marzo, che sale pro forma al 13,3% considerando l’aumento. Sul fronte della liquidità, il rimborso dei fondi arrivati dalla Bce con la misura Ltro sarà completato entro febbraio 2015, con una road map che prevede una tranche da 4 miliardi di euro tra maggio e giugno e 6 miliardi tra luglio e dicembre di quest’anno. La parte restante dei fondi, pari a 14 miliardi, sarà rimborsata entro febbraio 2015, azzerando così l’esposizione nei confronti della Bce.
Calendario. I diritti saranno negoziabili da lunedì 9 fino a venerdì 20, mentre per il loro esercizio c’è tempo fino a venerdì 27 maggio, pena la decadenza. I risultati saranno comunicati entro cinque giorni lavorativi dal termine del periodo di opzione.
Diluizione. I soci che decidessero di non sottoscrivere l’aumento potrebbero veder diluita la propria partecipazione fino al 97,7%.
Earning per share (utile per azione). Secondo gli analisti il prezzo di emissione delle azioni deliberato giovedì 5 dal cda è più basso rispetto alle attese (che si attestavano intorno al 30% di sconto sul Terp).
Questo comporta quindi una maggiore diluizione in termini di utile per azione.
Fee. Le spese che Mps dovrà sostenere per l’aumento, incluse le commissioni riconosciute ai membri del consorzio di garanzia, sono stimate in circa 260 milioni.
Istituti del consorzio di garanzia. Ubs è global coordinator e joint bookrunner, Citigroup, Goldman Sachs International e Mediobanca sono co-global coordinator e joint bookrunner e, in aggiunta, Barclays, Bofa Merrill Lynch, Commerzbank, JP Morgan, Morgan Stanley e Société Générale sono joint bookrunner. Santander, Deutsche Bank e Hsbc svolgeranno invece il ruolo di co-bookrunner e Banca Aletti, Banca Akros, Bbva, Popolare di Vicenza, Crédit Agricole, Credit Suisse, Equita, Ing, Intermonte e Keefe, Bruyette & Woods svolgeranno il ruolo di co-lead manager.
Legali. Sono Cleary Gottlieb per le banche del consorzio e Linklaters per Mps.
Monti Bond. I nuovi strumenti finanziari emessi dalla banca sono stati sottoscritti nel febbraio 2013 dal Tesoro per un importo di 4,071 miliardi. Di questi, 1,9 miliardi sono stati emessi per l’integrale sostituzione dei Tremonti Bond e 171 milioni a titolo di pagamento anticipato degli interessi maturati sino al 31 dicembre 2012 sugli stessi titoli. La tabella di marcia prevede la restituzione di 3 miliardi entro la fine dell’anno, grazie all’aumento di capitale. Il miliardo residuo sarà invece rimborsato entro il 2017.
Nuovi aumenti. Il prospetto spiega che se l’asset quality review dovesse rendere necessarie ulteriori rettifiche dei crediti, anche significative, potrebbero essere necessari nuovi aumenti. All’ultima assemblea però l’ad Viola ha escluso questa eventualità: «Abbiamo un piano che non prevede aumenti, ma il rimborso totale, entro 2017, dei Monti bond. Quindi escludo questa prospettiva».
Patto parasociale. Il 9% di Mps è vincolato da un patto parasociale che lega la Fondazione Mps (oggi azionista al 2,5%) e gli investitori americani Fintech Advisory (4,5%) e Btg Pactual (2%). I pattisti metteranno sul piatto 450 milioni: 125 la Fondazione, 225 Fintech e 100 Btg Pactual. L’impegno pro quota era previsto dall’accordo sottoscritto nei mesi scorsi e poi validato da Banca d’Italia.
Soci storici. Il gruppo Axa e Mutuelles Axa detentori di circa 4,3 milioni di azioni Mps si sono impegnati irrevocabilmente a sottoscrivere l’aumento. Le mosse della famiglia Aleotti (1%) e di JP Morgan (2,53%) sono invece ancora tutte da decifrare.
Terp. Rispetto al prezzo teorico dopo lo stacco del diritto, il valore dei nuovi titoli presenta uno sconto del 35,5%, che si confronta con quello del 30,7% applicato dal Banco Popolare e con quello del 31,76% usato dalla Bpm nei recenti aumenti.
Unione Europea. Nel caso in cui il piano di salvataggio di Mps non dovesse raggiungere gli obiettivi, la Commissione Ue potrebbe imporre ulteriori condizioni come un cambio del management, nuove politiche di remunerazione e di distribuzione di dividendi, ulteriori emissioni di strumenti di capitale con effetti diluitivi, anche significativi, per gli azionisti esistenti.
Vendite allo scoperto. Consob monitorerà l’andamento del titolo visto che l’aumento presenta caratteristiche di forte diluizione. Questa circostanza determina un elevato rischio che durante il periodo di offerta delle nuove azioni si verifichino anomalie di prezzo, consistenti in una forte sopravvalutazione del prezzo di mercato delle azioni rispetto al loro valore teorico. La Commissione ha pertanto raccomandato il rispetto delle misure in tema di vendite allo scoperto e dell’obbligo di consegna dei titoli in sede di liquidazione e ha ricordato che in occasione di precedenti aumenti di capitale, «violazioni alle norme sopra richiamate hanno portato all’irrogazione di sanzioni amministrative pecuniarie».
Luca Gualtieri, MilanoFinanza 7/6/2014