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 2014  giugno 06 Venerdì calendario

COLPEVOLI EVASIONI: IN SETTE ANNI SONO RADDOPPIATE


ROMA. Negli ultimi sette anni il numero delle evasioni è quasi raddoppiato (si va dai 50 evasi del 2007 ai 93 del 2013, fino ai 38 dei primi cinque mesi del 2014), con un picco nel 2012 - 113 casi - che da solo fa il venticinque per cento. «Questo a fronte di un aumento della popolazione carceraria di più del ventotto per cento» spiegano dal Nic, Nucleo investigativo centrale al cui interno, dal 2009, agisce la Sezione catturandi con il compito di riprendere gli evasi più pericolosi. Numeri comunque bassissimi, se si pensa che i detenuti sono oltre 64 mila, migliaia dei quali ammessi a forme di detenzione alternative come la semilibertà. «L’evasione più frequente è quella dal permesso premio, seguita dall’evasione dalla semilibertà. Più rara è la fuga durante il trasporto (il 3 febbraio ne ha dato un saggio esemplare l’ergastolano Domenico Cutrì). Quella dal carcere, che chiamiamo “rocambolesca”, è la più difficile e la più rischiosa. Chi evade in questo modo in genere è furbo, coraggioso, atletico ed è l’evaso più difficile da riprendere». Dei circa cinquanti ricercati dalla Catturandi, 25 sono stati riassicurati alla giustizia. «La famiglia e gli affetti sono il loro punto debole. Quasi sempre li riprendiamo grazie alle intercettazioni... E e quella rocambolesca è il capolavoro delle evasioni, la cattura di questo “tipo” di evaso è il capolavoro degli arresti».
La fuga «rocambolesca» è la peggiore ferita che si possa infliggere alla Polizia penitenziaria. È l’evasione per eccellenza, quella di Rocambole e del Conte di Montecristo. E, come i suoi illustri antesignani, è ottocentesca: le tecnologie non l’hanno trasformata. I suoi strumenti sono ancora manici di scopa, ganci di fortuna, lime. Tra i moderni epigoni di quest’arte c’è Valentin Frokkaj, fuggito lo scorso 6 maggio dal Paglierelli di Palermo con i classici lenzuoli intrecciati. Già nel 2013 Frokkaj era riuscito a scappare dal carcere di Parma (quello di Provenzano), fino ad allora inviolato, insieme a un altro maestro delle evasioni rocambolesche, Taulant Toma, classe 1984, tre evasioni riuscite di cui l’ultima dal carcere Belga di Lantin. Un documento della Penitenziaria ne esalta «la particolare capacità nel trasformare ogni piccolo oggetto, apparentemente insignificante, in un attrezzo funzionale ai propri scopi», l’intelligenza e il rigore nella pianificazione, il carisma esercitato sugli altri detenuti e «una rilevante rete di appoggi esterni». È l’identikit di quasi tutti i Rocambole.

Giulia Villoresi, il Venerdì 6/6/2014