Silvio Piersanti, il Venerdì 6/6/2014, 6 giugno 2014
L’ANTIMILITARISMO VERSIONE ARISTOFANE DELLE GIAPPONESI
«Fate la vostra scelta, uomini giapponesi: o l’amore, o la guerra» gridano alcune dozzine di donne davanti alla sede del governo, nel centro di Tokyo. Incrociano le gambe per protesta contro il progetto del primo ministro Shinzo Abe di modificare, se non addirittura abolire, l’articolo 9 della Costituzione che vieta al Giappone il ricorso alle armi per risolvere dispute internazionali.
Il capo del governo persegue con forza un progetto di riforma costituzionale che includa il diritto ad avere un vero esercito (al momento ha «solo» forze armate di autodifesa, che comunque ne fanno la quinta potenza militare del mondo), dotato di ordigni nucleari e libero di intervenire contro Paesi nemici e/o i Paesi suoi alleati. Inoltre auspica il ritorno a una nazione guidata direttamente da un imperatore a cui siano restituite le millenarie prerogative divine strappategli dal generale McArthur nel 1945 come condizione per evitare il processo come criminale di guerra e la condanna a morte per impiccagione.
Il movimento femminile pacifista è nato ufficialmente il 3 maggio con un lungo nome che ha il pregio di riassumere il suo programma: «Donne che non faranno sesso con uomini guerrafondai ». In un Paese che nella classifica mondiale di equità di genere è al 105° posto su 136, le sfilate delle donne pacifiste hanno avuto un grande impatto sull’opinione pubblica, svegliandola dalla sua beneducata sonnolenza civile.
L’eco è giunta fino in Norvegia, dove il comitato per l’assegnazione del premio Nobel per la pace ha incluso il neonato movimento tra i candidati finalisti, affibbiando un manrovescio virtuale al primo ministro giapponese e alla sua aggressiva politica estera che il deputato democratico Hiroyuki Konishi ritiene diretta verso «un sostanziale colpo di Stato».
Ma la voce più piccante che circola a Tokyo è che l’iniziativa delle donne giapponesi sia guidata in incognito da un’aristofanesca Lisistrata nipponica: la moglie di Abe, la combattiva Akie («Akkie», per i suoi fan quando era un’acclamata dj radiofonica). Nessuno ne sarebbe veramente sorpreso. La «first lady» ha più volte espresso il suo dissenso su importanti decisioni politiche del marito ed è stato il suo stesso consorte a definirla «il potente partito domestico di opposizione».
Silvio Piersanti, il Venerdì 6/6/2014